domenica 23 giugno 2013

ITALIAN STYLE




"I POVERI E GLI ONESTI CONDANNATI A MANTENERE I RICCHI"

di Marco Travaglio

Marco Travaglio getta la maschera dietro cui si nascondono i nostri politici e dalle pagine de L’Espresso ci parla di evasione fiscale. E ci ricorda come sia questo il vero problema che mina il nostro Paese. Problema che non sembra interessare la classe dirigente.

Mentre il governo cerca una manciata di miliardi per abolire l’Imu sulla prima casa, rifinanziare la cassintegrazione e magari non aumentare l’Iva, l’Agenzia delle Entrate farebbe cosa buona e giusta pubblicando la somma delle imposte evase dai grandi gruppi imprenditoriali e bancari negli ultimi anni. L’anno scorso l’Espresso calcolò che le principali banche (Intesa, Unicredit, Montepaschi giùgiù fino all’ex Bpl-Italease) si erano scordate di versare tributi per un totale di 5 miliardi. Sommando poi le evasioni ed elusioni contestate agli Agnelli, a Berlusconi, a Passera, a Profumo, a Del Vecchio, a Briatore, a Mediolanum, a Bell, a Telecom Sparkle, aBulgari, a Marzotto, a Brachetti Peretti, ai Riva, a Dolce&Gabbana e così viai miliardi superano i 10
Basta tirare un po’ di somme per illuminare il problema dei problemi che ci condanna alla recessione perpetua: non la Costituzione da cambiare, ma un sistema che condanna i poveri e gli onesti (che non sempre, ma spesso coincidono) a mantenere i ricchi e i ladri (che non sempre, ma spesso coincidono).
Un sistema che non potrà essere nemmeno sfiorato dal governo di larghe intese con Berlusconi, appena condannato in appello a 4 anni nel processo Mediaset per una frode fiscale di 7 milioni di euro che in origine – prima di venire decimati dalla prescrizione abbreviata da varie leggi ad personam – erano 368milioni di dollari.
Nella sentenza i giudici ricordano le decine di società offshore create dall’avvocato Mills per il Cavaliere, servite a occultare fondi neri per 1500 miliardi di lire, tutti prescritti dalla controriforma del falso in bilancio fatta dall’imputato medesimo. Le motivazioni del verdetto Mediaset(l’ultimo di merito: la Cassazione ne valuterà solo la correttezza formale) avrebbero dovuto scatenare un apro dibattito nella politica e sui media: può un colossale evasore sedere a capotavola nella maggioranza di governo?
In Francia s’è appena dimesso il ministro del Bilancio perché aveva un conto in Svizzera (uno, non decine). Invece in Italia – primatista europea dell’evasione (180miliardi su mille) – tutti zitti. Come se questa fosse un’afflizioncella passeggera e non la prima causa della crescita sottozero. I pm e l’Agenzia delle Entrate, nonostante un diritto penale tributario scritto su misura per gli evasori, continuano a scoprire e a processare i ladri di tasse. Ma in un isolamento politico, mediatico e culturale spaventoso.

Nessuna reazione neppure alla scoperta che i Riva, oltre a devastare con l’Ilva l’ambiente a Taranto, avrebbero evaso 1,2 miliardi sbiancandoli poi con lo scudo fiscale Berlusconi-Tremonti ma lasciandoli all’estero (si può fare anche questo).Qualche sussulto ha suscitato il processo d’appello a Dolce & Gabbana, che la Procura di Milano ha chiesto di condannare a 2 anni e mezzo per un’evasione di 1 miliardo. Ma non per isolarli dal consesso civile in caso di condanna,come fanno i paesi che l’evasione la combattono e quindi quasi non la conoscono: per elogiarli.
Ha provveduto quel gran genio di Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e conduttore di La7 in procinto di passare a Rai2 con un programma tutto suo. A suo avviso, i due stilisti sarebbero perseguitatidai pm perchè “ricchi e bravi”, perchè “ce l’hanno fatta”. E i pm, si sa, sono invidiosi. Mica come in America: lì si che gli evasori “sanno difenderli”.Infatti li buttano in galera e gettano la chiave. Ma Porro non lo sa, e fa anche degli esempi: “Negli ultimi 4 anni la Apple ha fatto 74 miliardi di utili e ha pagato tasse per 44 milioni, meno del 3 per cento, grazie allesue strutture irlandesi”. Ne avesse azzeccata una: i 74 miliardi non sono l’utile, ma l’evasione contestata alla Apple dal Congresso Usa sugli ultimi quattro anni. Sfortuna poi ha voluto che lo stesso Giornale dello stesso giorno, due pagine prima dell’inno di Porro a Dolce&Gabbana, plaudisse all’arresto di Massimo Ciancimino per una sospetta evasione di 30 milioni (undecimo di Berlusconi, un trentesimo di Dolce & Gabbana). E’ l’unico presunto evasore italiano finito in manette a memoria d’uomo. Ma da qualcuno bisognava pur cominciare. E finire. 

La notizia dell’incostituzionalità del modesto prelievo sulle pensioni d’oro (oltre i 90.000 euro l’anno) per un giorno ha bucato lo schermo e trovato spazio sulla stampa quotidiana. È invece “costituzionale” il prelievo operato sulle pensioni superiori ad euro 1.217 netti al mese effettuato con il blocco per due anni della rivalutazione al costo della vita. Nel primo caso il “prelievo di solidarietà” ammonterebbe a 25 milioni annui, nel secondo a 6 miliardi annui.
I parlamentari del Pd e del Pdl sapevano che il prelievo (di solidarietà) sulle pensioni d’oro del pubblico impiego sarebbe stato giudicato illegittimo dalla Consulta in quanto in precedenza la stessa aveva già bocciato il prelievo (di solidarietà) sui megastipendi dei dipendenti pubblici. La motivazione è che il prelievo non poteva essere limitato ai megastipendi e alle pensioni pubbliche ma esteso al settore privato.
Non risulta che il Governo Letta abbia intenzione di varare un provvedimento che estenda, nel nome dell’equità, il prelievo di solidarietà al settore dell’impiego pubblico e privato. Non risulta, al momento, che un gruppo parlamentare abbia formalizzato una proposta con tale finalità.
Quel modesto prelievo sui megastipendi e le pensioni d’oro era stato “venduto” come un atto di equità quasi a giustificare il salasso operato dal decreto Salva-Italia e dalla legge Fornero sulle pensioni e sui salari che hanno impoverito i ceti medio-bassi, il lavoro dipendente, i pensionati e fatto precipitare centinaia di famiglie nell’indigenza. Nell’anno 2012 si sono determinati consistenti arricchimenti in quasi tutti i Paesi del mondo ed anche in Italia è cresciuto il numero dei ricchi.
Ultimamente ai nomi noti di quanti percepiscono pensioni d’oro, oltre i soliti Dini e Amato, se ne sono aggiunti altri provenienti dal mondo delle banche e di importanti aziende private e pubbliche.
Mario Draghi, Presidente della Bce, già governatore della Banca d’Italia, è un attivo super-manager (o banchiere) che, oltre al suo lauto stipendio incassa 192.959 €uro l’anno di pensione. È quel Mario che ha sempre predicato il ridimensionamento dello stato sociale ed in particolare del sistema pensionistico. Mario ha 65 anni ma si è pensionato a 57. In questi giorni a Draghi (ed a tutti i pensionati d’oro) verrà restituito il prelievo che per lui è pari a 7.990 euro, a cui verranno aggiunti gli interessi.

Due anni e 20 giorni è la pena inflitta ad una ottantenne sorpresa a rubare del cibo in un supermercato, quindi in fragranza di reato. La signora, incensurata, ha dichiarato al giudice che “con la sua pensione riesce a comprare solo il latte”. Condannata anche se non è finita in prigione.
Nei supermercati aumentano i furti di cibo e di persone che “consumano” in loco scartando merendine o cose varie, ed altri che frugano nei cassonetti vicino ai mercati per cucinarsi una zuppa o arrangiare una macedonia.
Questi fatti, che possono sembrare marginali, sono la conferma di una società sempre più inumana, nonostante si continui ad esaltare, dal Presidente della Repubblica, da chi ci governa e da larga parte dei media, la nostra civilità e la nostra democrazia.

Sante Moretti, Liberazione.it

 

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