Non c'è futuro per una classe politica scombinata e preda delle furbizie di piccolo gruppo. Il Pd si spacca sul sì all'acquisto dei caccia Usa, e le onde telluriche si mischiano con quelle provenienti dai berlusconiani post-sentenza di Milano.
Tenere il conto delle divergenze sta diventando un problema per noi poveri cronisti, figuriamoci per l'esecutivo. Nessuna concessione a questi personaggi rotti a ogni giochino, ma la questione degli F35 - i caccia statunitensi adatti a portare testate anche nucleari, ma che pare abbiano problemi serissimi anche solo per restare in volo - sta montando come motivo d'occasione per marcare il territorio.
Nel Pd un buon gruppo di "civatiani" e "bindiani" ha scelto di appoggiare, insieme ai vendoliani bisognosi di visibilità e credibilità "alternativa", la mozione contraria del Movimento cinque stelle. In ballo i 14 miliardi di euro che servono a comprarli. Il ministro degli affari regionali Delrio (Pd) decide di sponsorizzare la richiesta di soprassedere, per dedicare le risorse a occupazione giovanile ecc. Il ministro della Difesa Mauro - ex finiano, poi deputato europeo Pdl, infine nella lista Monti - sente odore di crisi di governo, così, tanto per mettere paura agli avversari democratici. Epifani, da buon sindacalista, cerca un compromesso che eviti il peggio senza rinunciare all'acquisto dei caccia.
Intanto i berlusconiani - in primis il proprietario della baracca - alza le asticelle sulla "riforma della giustizia" e delle misure economiche, chiedendo l'annullamento dell'aumento dell'Iva (che scatta lunedì, passando al 22%) e dell'Imu. Su entrambe le cose Letta e Saccomanni sono alla ricerca della copertura sufficiente almeno per un rinvio di tre mesi, il tempo sufficiente a capire se questo governo regge oppure passa la mano. E soprattutto se il governo tedesco che uscirà dalle urne del 22 settembre, avrà lo stesso atteggiamento rispetto al "rigore". Fin lì c'è poco da inventarsi, secondo i dettami della Troika.
Naturalmente tutti capiscono, soprattutto i diretti interessati, che è solo una mossa dilatoria, quasi una "presa in giro".
Ma di questa pasta è fatta la classetta politica italiana: marcia libera individuale, preferibilmente sul posto, aspettando che la realtà risolva - imponendosi come un comando esterno - tutti i problemi che non riesce ad affrontare.
Ogi giorno sarà così, da qui all'inizio d'ottobre. Ma ogni giorno lo stallo può tramutarsi in precipizio.
Tenere il conto delle divergenze sta diventando un problema per noi poveri cronisti, figuriamoci per l'esecutivo. Nessuna concessione a questi personaggi rotti a ogni giochino, ma la questione degli F35 - i caccia statunitensi adatti a portare testate anche nucleari, ma che pare abbiano problemi serissimi anche solo per restare in volo - sta montando come motivo d'occasione per marcare il territorio.
Nel Pd un buon gruppo di "civatiani" e "bindiani" ha scelto di appoggiare, insieme ai vendoliani bisognosi di visibilità e credibilità "alternativa", la mozione contraria del Movimento cinque stelle. In ballo i 14 miliardi di euro che servono a comprarli. Il ministro degli affari regionali Delrio (Pd) decide di sponsorizzare la richiesta di soprassedere, per dedicare le risorse a occupazione giovanile ecc. Il ministro della Difesa Mauro - ex finiano, poi deputato europeo Pdl, infine nella lista Monti - sente odore di crisi di governo, così, tanto per mettere paura agli avversari democratici. Epifani, da buon sindacalista, cerca un compromesso che eviti il peggio senza rinunciare all'acquisto dei caccia.
Intanto i berlusconiani - in primis il proprietario della baracca - alza le asticelle sulla "riforma della giustizia" e delle misure economiche, chiedendo l'annullamento dell'aumento dell'Iva (che scatta lunedì, passando al 22%) e dell'Imu. Su entrambe le cose Letta e Saccomanni sono alla ricerca della copertura sufficiente almeno per un rinvio di tre mesi, il tempo sufficiente a capire se questo governo regge oppure passa la mano. E soprattutto se il governo tedesco che uscirà dalle urne del 22 settembre, avrà lo stesso atteggiamento rispetto al "rigore". Fin lì c'è poco da inventarsi, secondo i dettami della Troika.
Naturalmente tutti capiscono, soprattutto i diretti interessati, che è solo una mossa dilatoria, quasi una "presa in giro".
Ma di questa pasta è fatta la classetta politica italiana: marcia libera individuale, preferibilmente sul posto, aspettando che la realtà risolva - imponendosi come un comando esterno - tutti i problemi che non riesce ad affrontare.
Ogi giorno sarà così, da qui all'inizio d'ottobre. Ma ogni giorno lo stallo può tramutarsi in precipizio.
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