Il ministro Orlando minaccia le amministrazioni locali della Campania ed attenta alla salute delle popolazioni.
Le piccate e minacciose dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, con cui il governo impone, alle amministrazioni locali della Campania, di far ripartire le procedure per la costruzione degli inceneritori a Napoli e Salerno, configurano, chiaramente, un nuovo tassello della governance autoritaria con cui si sta accreditando l’esecutivo Letta/Alfano nei confronti dei poteri forti capitalistici.
Ieri il titolare del dicastero all’ambiente, sollecitato dall’incombenza di una salatissima multa emanata dall’Unione Europea circa i ritardi storici dei programmi di raccolta differenziata e di smaltimento dei rifiuti in Campania, ha minacciato di commissariare le amministrazioni se, nell’arco di un breve lasso di tempo, non ripartiranno i progetti di costruzione di nuovi inceneritori a Napoli e Salerno.
Certo la lobby economica e politica inceneritorista non ha mai spesso di spingere per il riavvio della costruzione di questi mega impianti ma le amministrazioni locali (quella di Giggino De Magistris in primis) hanno accumulato ritardi paurosi in materia di raggiungimento di quote serie di raccolta differenziata, di costruzione di impianti di compostaggio e di riutilizzo/riciclo dei materiali.
Infatti pur in assenza dei panorami urbani pieni di cumoli di monnezza, che avevano caratterizzato l’area metropolitana partenopea negli anni passati, le amministrazioni locali, compresa quella regionale, sono ben lungi dall’aver assicurato la risoluzione dell’emergenza/rifiuti e, soprattutto, non è mai terminato l’uso antisociale di questa situazione nei confronti dei ceti popolari della regione.
Continuano, infatti, i trasferimenti, via mare, di diverse tonnellate di monnezza non trattata all’estero, continuano i viaggi in altre regioni delle frazioni umide per l’assenza di impianti di compostaggio e le percentuali di raccolta differenziata, specie nei centri urbani, sono ferme al palo o addirittura sono regredite rispetto alle medie statistiche precedenti.
Questa situazione di stallo – in barba a tutte le promesse avanzate in campagna elettorale – favorisce le incursioni destrutturanti del governo e da, oggettivamente, argomenti alla lobby degli inceneritori ed a quanti sono interessati al ciclo infernale della produzione di monnezza e del suo incenerimento.
Nelle prossime settimane il Ministro Orlando sarà a Napoli per incontrare gli amministratori ed è probabile che in quella occasione questo vero e proprio diktat sarà riproposto sotto l’incalzare delle minacce provenienti della Unione Europea.
Quale migliore occasione, quindi, per una convocazione pubblica dell’insieme degli attivisti e dei comitati che in questi anni si sono mobilitati e battuti, con grande determinazione contro la devastazione ambientale dei territori per imporre al governo un deciso stop di ogni, eventuale, costruzione di nuovi impianti nocivi e per sbugiardare quelle amministrazioni che, pur brandendo la bandiera dell’ambientalismo, non hanno messo in atto le misure e i provvedimenti necessari per invertire la tendenza all’inquinamento ed alla distruzione delle forme di vita.
Le piccate e minacciose dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, con cui il governo impone, alle amministrazioni locali della Campania, di far ripartire le procedure per la costruzione degli inceneritori a Napoli e Salerno, configurano, chiaramente, un nuovo tassello della governance autoritaria con cui si sta accreditando l’esecutivo Letta/Alfano nei confronti dei poteri forti capitalistici.
Ieri il titolare del dicastero all’ambiente, sollecitato dall’incombenza di una salatissima multa emanata dall’Unione Europea circa i ritardi storici dei programmi di raccolta differenziata e di smaltimento dei rifiuti in Campania, ha minacciato di commissariare le amministrazioni se, nell’arco di un breve lasso di tempo, non ripartiranno i progetti di costruzione di nuovi inceneritori a Napoli e Salerno.
Certo la lobby economica e politica inceneritorista non ha mai spesso di spingere per il riavvio della costruzione di questi mega impianti ma le amministrazioni locali (quella di Giggino De Magistris in primis) hanno accumulato ritardi paurosi in materia di raggiungimento di quote serie di raccolta differenziata, di costruzione di impianti di compostaggio e di riutilizzo/riciclo dei materiali.
Infatti pur in assenza dei panorami urbani pieni di cumoli di monnezza, che avevano caratterizzato l’area metropolitana partenopea negli anni passati, le amministrazioni locali, compresa quella regionale, sono ben lungi dall’aver assicurato la risoluzione dell’emergenza/rifiuti e, soprattutto, non è mai terminato l’uso antisociale di questa situazione nei confronti dei ceti popolari della regione.
Continuano, infatti, i trasferimenti, via mare, di diverse tonnellate di monnezza non trattata all’estero, continuano i viaggi in altre regioni delle frazioni umide per l’assenza di impianti di compostaggio e le percentuali di raccolta differenziata, specie nei centri urbani, sono ferme al palo o addirittura sono regredite rispetto alle medie statistiche precedenti.
Questa situazione di stallo – in barba a tutte le promesse avanzate in campagna elettorale – favorisce le incursioni destrutturanti del governo e da, oggettivamente, argomenti alla lobby degli inceneritori ed a quanti sono interessati al ciclo infernale della produzione di monnezza e del suo incenerimento.
Nelle prossime settimane il Ministro Orlando sarà a Napoli per incontrare gli amministratori ed è probabile che in quella occasione questo vero e proprio diktat sarà riproposto sotto l’incalzare delle minacce provenienti della Unione Europea.
Quale migliore occasione, quindi, per una convocazione pubblica dell’insieme degli attivisti e dei comitati che in questi anni si sono mobilitati e battuti, con grande determinazione contro la devastazione ambientale dei territori per imporre al governo un deciso stop di ogni, eventuale, costruzione di nuovi impianti nocivi e per sbugiardare quelle amministrazioni che, pur brandendo la bandiera dell’ambientalismo, non hanno messo in atto le misure e i provvedimenti necessari per invertire la tendenza all’inquinamento ed alla distruzione delle forme di vita.
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