S&P: "la recessione italiana va peggio del previsto"
di Claudio Conti, Contropiano.org
Cominciamo a essere stanchi di aver ragione...
Abbiamo sempre detto, infatti, che la situazione conomica del paese era
molto peggiore di quanto dicevano le cifre propagandate da goveno, Bce,
Fmi, Banca d'Italia, ecc.
Niente. Al massimo ci arrivava l'accusa di essere
"catastrofisti" o addirittura di portare sfiga. Non sarebbe niente di
grave, a prenderla con filosofia; in fondo Cassandra è destinata a
restare inascoltata.
Ma qui stiamo parlando delle condizioni di vita di alcune decine di milioni di persone e quindi il cerchio ben poco magico tra visione esatta del degrado e "rassicurazioni" governative va spezzato. Spezzando questo governo e l'infame compromesso politico che lo sostiene...
Al dunque. Dice Standard & Poor's che l'economia italiana è nei guai e ci resterà a lungo. Anzi, andrà sempre peggio. Il Pil 2013 calerà dell'1,9% e non più dell'1,4% precedentemente previsto (il governo aveva detto -0,5%, poi "corretto" a -0,9). La recessione, aggiunge S&P, «persisterà probabilmente nei prossimi trimestri». Ma non preoccupatevi, prova a rassicurare, per il 2014 la stima di Pil è stata addirittura innalzata: dal +0,4% al +0,5%. Non è ben chiaro come sia possibile, né come si faccia a essere contenti di "crescere" dello 0.4 dopo avere accumulato tre anni di segni "meno" (ricordiamo che, rispetto al 2007, il Pil italiano è sotto ormai dell'8%). Ma questo alle agenzie di ranting non interessa: basta che possano collocare un segno "più" in certo arco temporale, in modo da indicare al capitale speculativo come orizzontarsi.
S&P si attende anche un continuo calo della domanda interna per consumi; non compensata più dall'export ("deludente"), anche perché i prodotti "tipici" dell'industria italiana - "lusso" a parte - si trovano davanti a una concorrenza globale molto più agguerrita).
Anche nel caso della Germania le cose non vanno benissimo (indebolendo il resto d'Europa a colpi di "rigore" i crucchi han finito per tagliare il ramo su cui erano comodamente seduti): le stime per il Pil 2013 di Berlino sono state abbassate da +0,8% a +0,4%.
I dati macroeconomici recenti «suggeriscono che la recessione probabilmente persisterà nei prossimi trimestri. Ci aspettiamo che la domanda per consumi continui a contrarsi con un calo del 3% quest'anno (dopo il -4% del 2012), mentre ci attendiamo che la performance italiana nell'export continuerà ad essere deludente, con un aumento dello 0,5% nel 2013».
S&P sottolinea che l'economia dell'Eurozona «è ancora intrappolata nella sua seconda recessione in cinque anni, ma i dati recenti mostrano che il fondo potrebbe esser stato toccato nel secondo trimestre del 2013». Una speranza, più che un "consuntivo".
Ma qui stiamo parlando delle condizioni di vita di alcune decine di milioni di persone e quindi il cerchio ben poco magico tra visione esatta del degrado e "rassicurazioni" governative va spezzato. Spezzando questo governo e l'infame compromesso politico che lo sostiene...
Al dunque. Dice Standard & Poor's che l'economia italiana è nei guai e ci resterà a lungo. Anzi, andrà sempre peggio. Il Pil 2013 calerà dell'1,9% e non più dell'1,4% precedentemente previsto (il governo aveva detto -0,5%, poi "corretto" a -0,9). La recessione, aggiunge S&P, «persisterà probabilmente nei prossimi trimestri». Ma non preoccupatevi, prova a rassicurare, per il 2014 la stima di Pil è stata addirittura innalzata: dal +0,4% al +0,5%. Non è ben chiaro come sia possibile, né come si faccia a essere contenti di "crescere" dello 0.4 dopo avere accumulato tre anni di segni "meno" (ricordiamo che, rispetto al 2007, il Pil italiano è sotto ormai dell'8%). Ma questo alle agenzie di ranting non interessa: basta che possano collocare un segno "più" in certo arco temporale, in modo da indicare al capitale speculativo come orizzontarsi.
S&P si attende anche un continuo calo della domanda interna per consumi; non compensata più dall'export ("deludente"), anche perché i prodotti "tipici" dell'industria italiana - "lusso" a parte - si trovano davanti a una concorrenza globale molto più agguerrita).
Anche nel caso della Germania le cose non vanno benissimo (indebolendo il resto d'Europa a colpi di "rigore" i crucchi han finito per tagliare il ramo su cui erano comodamente seduti): le stime per il Pil 2013 di Berlino sono state abbassate da +0,8% a +0,4%.
I dati macroeconomici recenti «suggeriscono che la recessione probabilmente persisterà nei prossimi trimestri. Ci aspettiamo che la domanda per consumi continui a contrarsi con un calo del 3% quest'anno (dopo il -4% del 2012), mentre ci attendiamo che la performance italiana nell'export continuerà ad essere deludente, con un aumento dello 0,5% nel 2013».
S&P sottolinea che l'economia dell'Eurozona «è ancora intrappolata nella sua seconda recessione in cinque anni, ma i dati recenti mostrano che il fondo potrebbe esser stato toccato nel secondo trimestre del 2013». Una speranza, più che un "consuntivo".
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