sabato 15 giugno 2013

Forum con Ferrero: «Tre punti per rilanciare la proposta politica di Rifondazione» da Liberazione.it



Velchi: Le amministrative hanno premiato il Pd, ma anche le liste di sinistra alternative sono andate bene. Che conclusione ne trai?

Ferrero: Innanzitutto il risultato più significativo delle amminsitrative è stata l'astensione che ci parla del fatto che metà della popolazione non pensa che la politica possa essere utile per risolvere i problemi che vive. In questo contesto di profonda sfiducia e drammatica lacerazione democratica, il risultato delle aggregazioni di sinistra esterne al centro sinistra ci parla di una possibilità. Dove queste aggregazioni hanno avuto la capacità di mettere insieme esperienze diverse, hanno avuto buoni risultati. In alcuni casi si trattava di aggregazioni tra forze politiche (Rifondazione e SEL, penso ad Ancona, Imperia e Avellino). In altri casi (Siena, Pisa, Isernia, Roma, Messina) si trattava di aggregazioni tra Rifondazione Comunista e forze di movimento o associative. Ecco, il punto fondamentale mi pare questo: in Italia l'esperienza delle amministrative ci parla della possibilità di dar vita ad una soggettività di sinistra, che nella misura in cui coinvolge in forme democratiche e paritarie il complesso delle forze che si pongono il problema dell'alterntiva, hanno una massa critica sufficiente a fare politica e a diventare un vero punto di riferimento, anche per elettori che alle politiche hanno votato M5S. Questo mi pare il punto politico da valorizzare.

Anna Maria Carlucci: Vorrei sapere se almeno alle elezioni europee si può fare una lista unitaria di tutti i micropartitini comunisti (Sinistra Popolare, Sinistra Ciritica, PCL, FdS) o se Rifondazione vorrà magari appoggiare da sola una eventuale candidatura di Ingroia al Parlamento europeo.

Ferrero: Rifondazione ha proposto e lavora per costruire anche in vista delle elezioni europee una aggregazione politica della sinistra antiliberista e anticapitalista. Riteniamo cioè necessario dar vita ad una aggregazione e ad una lista che si ponga in netta opposizione rispetto alle politiche di austerità praticate a livello europeo. In questo quadro abbiamo proposto che l'aggregazione di questo soggetto di sinsitra non avvenga attraverso accordi o patti di vertice (tutti quelli fatti sin qui, dalla Federazione della Sinsitra a Rivoluzione Civile non hanno funzionato) ma attraverso un processo democratico e partecipato sul principio di una testa un voto. Nella misura in cui questa proposta sarà condivisa si riuscirà a costruire una lista unitaria della sinistra che trovi nel gruppo parlamentare europeo del GUE e nella Sinistra Europea il proprio punto di riferimento. Rifondazione Comunista infatti ha storicamente fatto parte in Europa del GUE ed è tra i fondatori in Europa del Partito della Sinistra Europea, di cui fanno parte anche SYRIZA, la LINKE, il Front de Gauche, Izquierda Unida, etc. Il nostro obiettivo per le elezioni europee è quindi di dar vita ad una aggregazione unitaria della sinistra italiana che faccia riferimento alla sinistra antiliberista e anticapitalista europea, autonoma e alternativa alle destre ma anche al partito socialista europeo che delle politiche di austerità è purtroppo protagonista.

Velchi: Ma perché in Italia è così difficile fare come in Grecia o in Spagna una Syriza o una Izquierda Unida?

Ferrero: Potrà sembrare strano ma io penso che il primo problema risiede nel sistema elettorale: il bipolarismo spinto ha determinato regolarmente la spaccatura della sinistra di alternativa tra chi riteneva necessario accordarsi con il Centrosinistra e chi riteneva necessario non fare accordi. Se guardi alle scissioni di Rifondazione Comunista nel corso della sua storia sono avvenute tutte su questo terreno, del rapporto col governo o con il PD. Non abbiamo mai litigato seriamente sui contenuti ma sulla collocazione politica. Anche l'ultima scissione di SEL è avvenuta su questo: la sinistra va costruita fuori o dentro il centrosinistra? Questo fatto è stato assai pesante e io penso che se avessimo un sistema elettorale proporzionale oggi la sinistra in questo paese avrebbe percentuali a due cifre, perché probabilmente in questi vent'anni sarebbe stata sempre all'opposizione e avrebbe potuto crescere come ha fatto il PCI nella prima repubblica. Detto questo è evidente che hanno pesato i nostri errori. La scelta attuata da Rifondazione Comunista di entrare nel governo Prodi nel 2006 ha a mio parere consumato in modo molto pesante i rapporti a sinistra e la successiva scissione di SEL ha ulteriormente aggravato il quadro. Inoltre, l'incapacità che abbiamo avuto sin'ora di costruire forme convincenti sul piano democratico e partecipato di unità a sinistra ha fatto il resto. Per questo credo che la strada per costruire anche in Italia un polo della sinistra di alternativa deve prevedere un processo democratico, partecipato, basato su una testa un voto e non sistemi di accordi di vertice che alla fine lasciano l'amaro in bocca a tutti. Basti pensare a come ha funzionato concretamente l'ultima disastrosa esperienza di Rivoluzione Civile.

Tonino Bucci: Nell'opinione pubblica è come se Rifondazione comunista fosse sparita. Dopo il risultato deludente della lista Rivoluzione civile, il partito non ha dato nessun segnale forte all'esterno all'indomani delle elezioni. Ci sarà un congresso, ormai dopo l'estate, è stato fatto qualche seminario, ma tutto si svolge all'interno del corpo militante, per altro sempre più esiguo. I tempi con i quali i partiti nascono e scompaiono sulla scena pubblica sono sempre più rapidi. Il destino delle forze politiche si misura anche sulla capacità di stare negli eventi, di muoversi nella comunicazione, di cogliere il disagio di un elettorato stanco. Non sarebbe ora di dare un segnale di discontinuità?

Ferrero: Caro Tonino, in primo luogo quando si subisce una sconfitta a me pare necessario capire bene quali sono le sue cause. Soprattutto in una situazione in cui il gruppo dirigente aveva nella sua larga maggioranza condiviso ogni passaggio della preparazione delle elezioni. Ragionare, scavare e discutere non è quindi un esercizio inutile ma la condizione per evitare di ripetere immediatamente gli stessi errori o di porre semplicemente il tema del cambiamente senza sapere dove andare e per fare cosa. Per questo la Direzione Naizonale, nello sbandamento seguito alla sconfitta, ha detto due cose molto chiare: in primo luogo che Rifondazione Comunista non andava gettata nel cestino ma rilanciata. In secondo luogo che il progetto di costruzione della sinsitra di alterntiva - esterna al centro sinsitra - doveva porsi su un terreno di partecipazione democratica evitando di ripetere le strade verticiste della Federazione della Sinistra o di Rivoluzione Civile. In questi giorni faremo un secondo passo attraverso la proposta di una campagna di massa sull'uscita dalla crisi che vede nella proposta di un piano del lavoro per due milioni di posti e nel tema centrale della redistribuzione del reddito i punti fondamentali. Ci stiamo quindi predisponendo a riprendere in modo allargato l'iniziativa politica del partito dopo la tornata delle elezioni amministative che ha visto impegnate numerose federazioni. Ovviamente considero un handicap grave il fatto che gli organismi dirigenti di Rifondazione Comunista si siano divisi dopo il voto. Se questo non fosse avvenuto, sarebbe ovviamente stato possibile essere molto più rapidi ed efficaci nel rilancio e nella ridefinizione del progetto di Rifondazione. Purtroppo così non è stato.

Giorgio Salerno: Caro Ferrero, non ho mai sentito da lei una sola parola sull'unificazione con il PdCI. Mi pare che la sua linea sia quella di costruire uan aggregazione della sinistra di alternativa. Ed i comunisti in Italia che devono fare? sciogliersi nella sinsitra di alternativa? Non sarebbe opportuno cominciare ad unire i più vcini e poi vedere di allargarsi all'esterno?

Ferrero: Io sono d'accordo che occorre cominciare ad unire i più vicini. Infatti con la Federazione della Sinistra abbiamo messo insieme Rifondazione, PdCI, Socialismo 2000, e lavoro e Solidarietà. Il problema è che questa aggregazione si è sfasciata nel luglio dello scorso anno, in vista delle elezioni perché il PdCI ha scelto di andare a trattare con il PD sulla possibilità di stare dentro il centro sinsitra. Dopo una fase di unità ci siamo quindi divisi sullo stesso motivo che aveva determinato la scissione del PdCI da Rifondazione Comunista. Dopo questa generosa esperienza risulta evidente che non basta chiamarsi comunisti per essere vicini: un partito o un soggetto politico si fa sulla base di una comune analisi di fase e di un comune progetto politico. Io sono per fare l'unità con chi ritenga necesasrio aggregare la sinistra fuori dal centro sinistra, su un proprio progetto politico autonomo e non di fare la sinistra del centro sinistra. Per questo io continuo a dire che il punto fondamentale è l'autonomia della sinistra, cioè la concreta collocazione politica, non se ci si chiama comunisti o meno. Del resto questo è quanto è avvenuto in tutto il mondo: in Europa come in America Latina, le aggregazioni non sono avvenute su base ideologica ma sulla base dei progetti e della collocazione politica. La sinistra antiliberista e anticapitalista si è aggregata in America Latina come in Europa sulla base della propria autonomia politica, comprendendo comunisti e non comunisti. Spero di essere stato chiaro: il punto fondamentale, quello che definisce chi è vicino e chi è distante, è la collocazione politica concreta nel sistema politico e nelle relazioni sociali.

Mirella Lannutti: Caro Ferrero, ti faccio una domanda che sarebbe piaciuta anche a mio marito Giancarlo: siccome sono stufa di vedere le nostre percentuali di voto tra l'1 e il 2, ti chiedo: per caso, hai in mente una strategia per risalire magari tra il 4 e il 5? Grazie

Ferrero: Sì e si basa su tre punti. In primo luogo avanzare un progetto chiaro di proposte per l'uscita dalla crisi economica e sociale in cui viviamo. Nelle prossime settimane dovremo essere in grado di avanzare una proposta concreta che ci permetta di fare battaglia politica in tutto il paese che evidenzi in modo chiaro che la strada per uscire dalla crisi c'è e che se non viene praticata è perché i poteri forti non vogliono mettere in discussione i propri privilegi. Una proposta concreta quindi basata sulla redistribuzione del reddito, del lavoro, del potere e sulla riconversione ambientale dell'economia. Non posso qui dilungarmi ma il primo punto è questo: definire chiaramente Rifondazione Comunista come il partito che pone con chiarezza una strada concreta e praticabile per uscire dalla crisi, anche superando il feticcio europeista per cui tutto quello che arriva da Bruxelles è legge. Per uscire dalla crisi è necessario disobbedire a Bruxelles e rimettere al centro la sovranità popolare, a partire da quella del popolo italiano. In secondo luogo occorre costruire un fronte sociale che sia in grado di costruire conflitto sociale efficace contro le politiche di austerità. Uno dei disastri italiani è la sostanziale assenza di conflitto a fronte di un attacco durissimo alle condizioni di vita della gente. Operare quindi in tutti i modi possibili per costruire il conflitto, la solidarietà, le pratiche di mutualismo per evitare che la gente viva nella solitudine e nell'impotenza il peggioramento delle proprie condizioni di vita. In terzo luogo lavoriamo per costruire una sinistra di alternativa che aggreghi quelle centinaia di migliaia di persone che in Italia si impegnano in mille forme diverse contro il liberismo e l'austerità. Progetto di uscita dalla crisi, costruzione del conflitto e aggregazione della sinistra sono i tre punti con cui io penso sia possibile togliere dalla minorità la nostra proposta politica.

Maria R. Calderoni: caro segretario, sento dire da più parti, inclusi i nostri organismi dirigenti, che è necessario costruire un nuovo soggetto a sinistra, un soggetto ovviamente più bello e più forte che pria. Chiedo: con o senza Prc? E, nel caso, chi che cosa come dove quando? Grazie ciao

Ferrero: Cara Maria Rosa, io penso che un soggetto della sinistra antiliberista e anticapitalista debba essere costruito da tutti e tutte coloro che si riconoscono in un progetto di alternativa, compresi quindi i compagni e le compagne di Rifondazione. L'auspicabile nascita di questo soggetto attraverso un percorso democratico non mette in discussione l'esistenza di Rifondazione Comunista. In molti paesi è avvenuto questo processo: Izquierda Unida non ha sciolto il Partito Comunsita Spagnolo, il Front de Gauche non ha sciolto il Partito Comunista Francese, per non parlare delle esperienze latinoamericane. Rilanciare Rifondazione Comunista nel contesto della costruzione di una soggettività della sinistra di alternativa mi pare la cosa da fare: né isolamenti né sciogliementi o abiure.

Mario Fiorentino: Per difendersi dall'euro gli strumenti sono nazionali, che si fa?

Ferrero: si tratta di attuare una strategia di disobbedienza attiva. In primo luogo disobbedire ai trattati e forzare l'interpretazione degli stessi. Ad esempio non applicare il fiscal compact e le direttive privatizzatrici. In secondo luogo si tratta di mettere al riparo il finanziamento del debito pubblico dalla speculazione finanziaria internazionale. A questo riguardo stiamo lavorando su un progetto articolato che riguarda il ruolo attivo della Banca d'Italia, della Cassa depositi e prestiti, etc. Si tratta quindi di disobbedire attivamente mettendo per questa via in discussione il funzionamento dell'Unione europea e ponendo quindi le condizioni per una sua radicale ridefinizione o per la sua rottura nel caso in cui i potentati neoliberisti fossero indisponibili a qualsiasi modifica.

Il forum online di Liberazione con Paolo Ferrero è concluso. Il segretario del Prc sarà presto nuovamente con noi per rispondere ancora alle vostre domande. Grazie a tutti per la partecipazione.

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