Velchi:
Le amministrative hanno premiato il Pd, ma anche le liste di sinistra
alternative sono andate bene. Che conclusione ne trai?
Ferrero: Innanzitutto il risultato più significativo delle
amminsitrative è stata l'astensione che ci parla del fatto che metà
della popolazione non pensa che la politica possa essere utile per
risolvere i problemi che vive. In questo contesto di profonda sfiducia e
drammatica lacerazione democratica, il risultato delle aggregazioni di
sinistra esterne al centro sinistra ci parla di una possibilità. Dove
queste aggregazioni hanno avuto la capacità di mettere insieme
esperienze diverse, hanno avuto buoni risultati. In alcuni casi si
trattava di aggregazioni tra forze politiche (Rifondazione e SEL, penso
ad Ancona, Imperia e Avellino). In altri casi (Siena, Pisa, Isernia,
Roma, Messina) si trattava di aggregazioni tra Rifondazione Comunista e
forze di movimento o associative. Ecco, il punto fondamentale mi pare
questo: in Italia l'esperienza delle amministrative ci parla della
possibilità di dar vita ad una soggettività di sinistra, che nella
misura in cui coinvolge in forme democratiche e paritarie il complesso
delle forze che si pongono il problema dell'alterntiva, hanno una massa
critica sufficiente a fare politica e a diventare un vero punto di
riferimento, anche per elettori che alle politiche hanno votato M5S.
Questo mi pare il punto politico da valorizzare.
Anna Maria Carlucci: Vorrei sapere se almeno alle elezioni europee si
può fare una lista unitaria di tutti i micropartitini comunisti
(Sinistra Popolare, Sinistra Ciritica, PCL, FdS) o se Rifondazione vorrà
magari appoggiare da sola una eventuale candidatura di Ingroia al
Parlamento europeo.
Ferrero: Rifondazione ha proposto e lavora per costruire anche in
vista delle elezioni europee una aggregazione politica della sinistra
antiliberista e anticapitalista. Riteniamo cioè necessario dar vita ad
una aggregazione e ad una lista che si ponga in netta opposizione
rispetto alle politiche di austerità praticate a livello europeo. In
questo quadro abbiamo proposto che l'aggregazione di questo soggetto di
sinsitra non avvenga attraverso accordi o patti di vertice (tutti quelli
fatti sin qui, dalla Federazione della Sinsitra a Rivoluzione Civile
non hanno funzionato) ma attraverso un processo democratico e
partecipato sul principio di una testa un voto. Nella misura in cui
questa proposta sarà condivisa si riuscirà a costruire una lista
unitaria della sinistra che trovi nel gruppo parlamentare europeo del
GUE e nella Sinistra Europea il proprio punto di riferimento.
Rifondazione Comunista infatti ha storicamente fatto parte in Europa del
GUE ed è tra i fondatori in Europa del Partito della Sinistra Europea,
di cui fanno parte anche SYRIZA, la LINKE, il Front de Gauche, Izquierda
Unida, etc. Il nostro obiettivo per le elezioni europee è quindi di dar
vita ad una aggregazione unitaria della sinistra italiana che faccia
riferimento alla sinistra antiliberista e anticapitalista europea,
autonoma e alternativa alle destre ma anche al partito socialista
europeo che delle politiche di austerità è purtroppo protagonista.
Velchi: Ma perché in Italia è così difficile fare come in Grecia o in Spagna una Syriza o una Izquierda Unida?
Ferrero: Potrà sembrare strano ma io penso che il primo problema
risiede nel sistema elettorale: il bipolarismo spinto ha determinato
regolarmente la spaccatura della sinistra di alternativa tra chi
riteneva necessario accordarsi con il Centrosinistra e chi riteneva
necessario non fare accordi. Se guardi alle scissioni di Rifondazione
Comunista nel corso della sua storia sono avvenute tutte su questo
terreno, del rapporto col governo o con il PD. Non abbiamo mai litigato
seriamente sui contenuti ma sulla collocazione politica. Anche l'ultima
scissione di SEL è avvenuta su questo: la sinistra va costruita fuori o
dentro il centrosinistra? Questo fatto è stato assai pesante e io penso
che se avessimo un sistema elettorale proporzionale oggi la sinistra in
questo paese avrebbe percentuali a due cifre, perché probabilmente in
questi vent'anni sarebbe stata sempre all'opposizione e avrebbe potuto
crescere come ha fatto il PCI nella prima repubblica. Detto questo è
evidente che hanno pesato i nostri errori. La scelta attuata da
Rifondazione Comunista di entrare nel governo Prodi nel 2006 ha a mio
parere consumato in modo molto pesante i rapporti a sinistra e la
successiva scissione di SEL ha ulteriormente aggravato il quadro.
Inoltre, l'incapacità che abbiamo avuto sin'ora di costruire forme
convincenti sul piano democratico e partecipato di unità a sinistra ha
fatto il resto. Per questo credo che la strada per costruire anche in
Italia un polo della sinistra di alternativa deve prevedere un processo
democratico, partecipato, basato su una testa un voto e non sistemi di
accordi di vertice che alla fine lasciano l'amaro in bocca a tutti.
Basti pensare a come ha funzionato concretamente l'ultima disastrosa
esperienza di Rivoluzione Civile.
Tonino Bucci: Nell'opinione pubblica è come se Rifondazione comunista
fosse sparita. Dopo il risultato deludente della lista Rivoluzione
civile, il partito non ha dato nessun segnale forte all'esterno
all'indomani delle elezioni. Ci sarà un congresso, ormai dopo l'estate, è
stato fatto qualche seminario, ma tutto si svolge all'interno del corpo
militante, per altro sempre più esiguo. I tempi con i quali i partiti
nascono e scompaiono sulla scena pubblica sono sempre più rapidi. Il
destino delle forze politiche si misura anche sulla capacità di stare
negli eventi, di muoversi nella comunicazione, di cogliere il disagio di
un elettorato stanco. Non sarebbe ora di dare un segnale di
discontinuità?
Ferrero: Caro Tonino, in primo luogo quando si subisce una sconfitta a
me pare necessario capire bene quali sono le sue cause. Soprattutto in
una situazione in cui il gruppo dirigente aveva nella sua larga
maggioranza condiviso ogni passaggio della preparazione delle elezioni.
Ragionare, scavare e discutere non è quindi un esercizio inutile ma la
condizione per evitare di ripetere immediatamente gli stessi errori o di
porre semplicemente il tema del cambiamente senza sapere dove andare e
per fare cosa. Per questo la Direzione Naizonale, nello sbandamento
seguito alla sconfitta, ha detto due cose molto chiare: in primo luogo
che Rifondazione Comunista non andava gettata nel cestino ma rilanciata.
In secondo luogo che il progetto di costruzione della sinsitra di
alterntiva - esterna al centro sinsitra - doveva porsi su un terreno di
partecipazione democratica evitando di ripetere le strade verticiste
della Federazione della Sinistra o di Rivoluzione Civile. In questi
giorni faremo un secondo passo attraverso la proposta di una campagna di
massa sull'uscita dalla crisi che vede nella proposta di un piano del
lavoro per due milioni di posti e nel tema centrale della
redistribuzione del reddito i punti fondamentali. Ci stiamo quindi
predisponendo a riprendere in modo allargato l'iniziativa politica del
partito dopo la tornata delle elezioni amministative che ha visto
impegnate numerose federazioni. Ovviamente considero un handicap grave
il fatto che gli organismi dirigenti di Rifondazione Comunista si siano
divisi dopo il voto. Se questo non fosse avvenuto, sarebbe ovviamente
stato possibile essere molto più rapidi ed efficaci nel rilancio e nella
ridefinizione del progetto di Rifondazione. Purtroppo così non è stato.
Giorgio Salerno: Caro Ferrero, non ho mai sentito da lei una sola
parola sull'unificazione con il PdCI. Mi pare che la sua linea sia
quella di costruire uan aggregazione della sinistra di alternativa. Ed i
comunisti in Italia che devono fare? sciogliersi nella sinsitra di
alternativa? Non sarebbe opportuno cominciare ad unire i più vcini e poi
vedere di allargarsi all'esterno?
Ferrero: Io sono d'accordo che occorre cominciare ad unire i più
vicini. Infatti con la Federazione della Sinistra abbiamo messo insieme
Rifondazione, PdCI, Socialismo 2000, e lavoro e Solidarietà. Il problema
è che questa aggregazione si è sfasciata nel luglio dello scorso anno,
in vista delle elezioni perché il PdCI ha scelto di andare a trattare
con il PD sulla possibilità di stare dentro il centro sinsitra. Dopo una
fase di unità ci siamo quindi divisi sullo stesso motivo che aveva
determinato la scissione del PdCI da Rifondazione Comunista. Dopo questa
generosa esperienza risulta evidente che non basta chiamarsi comunisti
per essere vicini: un partito o un soggetto politico si fa sulla base di
una comune analisi di fase e di un comune progetto politico. Io sono
per fare l'unità con chi ritenga necesasrio aggregare la sinistra fuori
dal centro sinistra, su un proprio progetto politico autonomo e non di
fare la sinistra del centro sinistra. Per questo io continuo a dire che
il punto fondamentale è l'autonomia della sinistra, cioè la concreta
collocazione politica, non se ci si chiama comunisti o meno. Del resto
questo è quanto è avvenuto in tutto il mondo: in Europa come in America
Latina, le aggregazioni non sono avvenute su base ideologica ma sulla
base dei progetti e della collocazione politica. La sinistra
antiliberista e anticapitalista si è aggregata in America Latina come in
Europa sulla base della propria autonomia politica, comprendendo
comunisti e non comunisti. Spero di essere stato chiaro: il punto
fondamentale, quello che definisce chi è vicino e chi è distante, è la
collocazione politica concreta nel sistema politico e nelle relazioni
sociali.
Mirella Lannutti: Caro Ferrero, ti faccio una domanda che sarebbe
piaciuta anche a mio marito Giancarlo: siccome sono stufa di vedere le
nostre percentuali di voto tra l'1 e il 2, ti chiedo: per caso, hai in
mente una strategia per risalire magari tra il 4 e il 5? Grazie
Ferrero: Sì e si basa su tre punti. In primo luogo avanzare un
progetto chiaro di proposte per l'uscita dalla crisi economica e sociale
in cui viviamo. Nelle prossime settimane dovremo essere in grado di
avanzare una proposta concreta che ci permetta di fare battaglia
politica in tutto il paese che evidenzi in modo chiaro che la strada per
uscire dalla crisi c'è e che se non viene praticata è perché i poteri
forti non vogliono mettere in discussione i propri privilegi. Una
proposta concreta quindi basata sulla redistribuzione del reddito, del
lavoro, del potere e sulla riconversione ambientale dell'economia. Non
posso qui dilungarmi ma il primo punto è questo: definire chiaramente
Rifondazione Comunista come il partito che pone con chiarezza una strada
concreta e praticabile per uscire dalla crisi, anche superando il
feticcio europeista per cui tutto quello che arriva da Bruxelles è
legge. Per uscire dalla crisi è necessario disobbedire a Bruxelles e
rimettere al centro la sovranità popolare, a partire da quella del
popolo italiano. In secondo luogo occorre costruire un fronte sociale
che sia in grado di costruire conflitto sociale efficace contro le
politiche di austerità. Uno dei disastri italiani è la sostanziale
assenza di conflitto a fronte di un attacco durissimo alle condizioni di
vita della gente. Operare quindi in tutti i modi possibili per
costruire il conflitto, la solidarietà, le pratiche di mutualismo per
evitare che la gente viva nella solitudine e nell'impotenza il
peggioramento delle proprie condizioni di vita. In terzo luogo lavoriamo
per costruire una sinistra di alternativa che aggreghi quelle centinaia
di migliaia di persone che in Italia si impegnano in mille forme
diverse contro il liberismo e l'austerità. Progetto di uscita dalla
crisi, costruzione del conflitto e aggregazione della sinistra sono i
tre punti con cui io penso sia possibile togliere dalla minorità la
nostra proposta politica.
Maria R. Calderoni: caro segretario, sento dire da più parti, inclusi
i nostri organismi dirigenti, che è necessario costruire un nuovo
soggetto a sinistra, un soggetto ovviamente più bello e più forte che
pria. Chiedo: con o senza Prc? E, nel caso, chi che cosa come dove
quando? Grazie ciao
Ferrero: Cara Maria Rosa, io penso che un soggetto della sinistra
antiliberista e anticapitalista debba essere costruito da tutti e tutte
coloro che si riconoscono in un progetto di alternativa, compresi quindi
i compagni e le compagne di Rifondazione. L'auspicabile nascita di
questo soggetto attraverso un percorso democratico non mette in
discussione l'esistenza di Rifondazione Comunista. In molti paesi è
avvenuto questo processo: Izquierda Unida non ha sciolto il Partito
Comunsita Spagnolo, il Front de Gauche non ha sciolto il Partito
Comunista Francese, per non parlare delle esperienze latinoamericane.
Rilanciare Rifondazione Comunista nel contesto della costruzione di una
soggettività della sinistra di alternativa mi pare la cosa da fare: né
isolamenti né sciogliementi o abiure.
Mario Fiorentino: Per difendersi dall'euro gli strumenti sono nazionali, che si fa?
Ferrero: si tratta di attuare una strategia di disobbedienza attiva.
In primo luogo disobbedire ai trattati e forzare l'interpretazione degli
stessi. Ad esempio non applicare il fiscal compact e le direttive
privatizzatrici. In secondo luogo si tratta di mettere al riparo il
finanziamento del debito pubblico dalla speculazione finanziaria
internazionale. A questo riguardo stiamo lavorando su un progetto
articolato che riguarda il ruolo attivo della Banca d'Italia, della
Cassa depositi e prestiti, etc. Si tratta quindi di disobbedire
attivamente mettendo per questa via in discussione il funzionamento
dell'Unione europea e ponendo quindi le condizioni per una sua radicale
ridefinizione o per la sua rottura nel caso in cui i potentati
neoliberisti fossero indisponibili a qualsiasi modifica.
Il forum online di Liberazione con Paolo Ferrero è concluso. Il
segretario del Prc sarà presto nuovamente con noi per rispondere ancora
alle vostre domande. Grazie a tutti per la partecipazione.
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