Il Fascismo minaccia la nostra libertà. Non mi riferisco al
prodotto storicamente determinato, così facilmente categorizzabile e
banalizzato a prodotto storico non più replicabile nella nostra ormai
matura e depressa democrazia liberale.
Mi riferisco piuttosto alla reazione, nelle sue variegate
articolazioni, quando assume una modalità terroristica per fecondare la
società con il virus della paura, che rende tollerabile agli occhi del
cittadino ogni irrigidimento culturale e politico del tessuto sociale
attivando le altre cellule dormienti della reazione, che si espandono
nella dialettica civile come tante metastasi.
L’attentato di oggi alla redazione della rivista Charlie Hebdo a
Parigi, costata la vita a 12 persone, è un attacco ad una rivista
libertaria che utilizza lo strumento satirico per dissacrare ogni potere
costituito, sia questo di matrice laica o religiosa.
La chiamata alle armi può avere inizio, c’è un esercito per tutti: il
borghese europeo ed il sottoproletario bianco sono chiamati ad
ingrossare le fila della santa alleanza contro l’invasione dei mori.
L’immigrato di seconda o terza generazione dei sobborghi parigini, o di
qualsiasi altra metropoli europea è chiamato alla guerra santa contro
l’infedele. Il terreno fertile per l’arruolamento di massa è sempre lo
stesso: quello dell’esercito di riserva tenuto ai margini del processo
produttivo e quindi della stessa società (visto che tornano di moda gli
scudi crociati mi sia concessa un’antistorica riabilitazione di un
concetto marxiano).
La sinistra è nel mezzo dei due fuochi, immobilizzata e quasi senza
fiato, impotente dinanzi al richiamo proveniente da più parti per
l’arruolamento in massa nell’esercito della libertà occidentale. Eppure
quel richiamo, amplificato da più megafoni, proviene sempre da quei
settori e da quelle forze che nel nostro stesso occidente si spendono
oggi più che mai per comprimerle le nostre libertà, quelle sociali
ovviamente, come il diritto ad un lavoro, ad una casa, alla salute e più
in generale alla dignità umana; libertà senza le quali le stesse
libertà civili, come quella di opinione, politica o di
autodeterminazione sessuale, rimangono ad appannaggio di una elite che
ha lei sola gli strumenti materiali per poterne godere su un piano
sostanziale.
E allora tra le tante chiamate alle armi che in queste ore si
leveranno, è ora che torni ad alzarsi quella del progresso, quella del
laicismo e della solidarietà tra i popoli. La stessa voce che ha
conquistato con le lotte il compromesso sociale che ha dato vita, almeno
sulla carta, a questa democrazia plurale che le destre europee oggi
vorrebbero ergere a vessillo per la loro nuova crociata, che sembra
rivolta verso l’esterno ma che è in realtà diretta in primis a
fascistizzare la nostra società.
Mai come in queste ore viene alla mente uno sketch di Corrado
Guzzanti, nel quale un Bertinotti irresponsabile recitava, “e poi magari
un giorno, fra trecento anni, dopo una guerra nucleare e un mondo
ridotto in macerie, la sinistra improvvisamente ritornerà e dirà: mi ha
cercato qualcuno?”.
Adriano Manna
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