Ci deve pure essere un motivo concreto, niente affatto
ideologico, se il deplorato "euroscetticismo" prende tanto piede da far
vincere le elezioni a una forza popolare che pone come obiettivo
eliminare l'influenza della Troika dalle politiche economiche per il
proprio paese (la Grecia) o se in altri paesi guadagnano posizioni
movimenti apertamente xenofobi, razzisti, fascisti.
Il motivo è secondo noi chiarissimo: così non si riesce più a vivere.
Il perché e le possibili soluzioni ovviamente divergono fino alla
contrapposizione fisica (con i fascisti non si parla, ribadiamo), ma
negare il dato di fatto e lambiccarsi in complicate pippe mentali su
come conciliare opposizione all'austerità e difesa dell'Unione Europea è
un esercizio pericoloso. Oltre che una manifestazione di stupidità.
Vediamo cosa scrive oggi l'Eurispes nel suo rapporto:
Quattro italiani su 10 (40,1%) pensano che sarebbe meglio uscire dall'Euro; a inizio 2014 la quota di delusi dalla moneta unica si attestava al 25,7%. Il 55,5% degli euroscettici è convinto che l'Italia debba uscire dall'euro perché sarebbe la moneta unica il motivo principale dell'indebolimento della nostra economia.
Si può natturalmente discutere se questa diagnosi sia esatta (non lo
è), se sia troppo semplificatrice dei problemi che abbiamo davanti come
paese (lo è), se fornisca o meno una via d'uscita illusoria (è ilusione
allo stato puro)... Ma è il dato reale - quindi un punto fermo di
qualsiasi analisi e prognosi politica - di cui dobbiamo prendere atto.
Com'è noto noi preferiamo parlare di "rottura dell'Unione Europea", di
denuncia e invalidazione dei trattati sottoscritti da Maastricht in poi
(salvaguardando Schengen e la libera circolazione delle persone),
compreso ovviamente quello sulla moneta unica (che andrebbe altrettanto
ovviamente sostituita con una o altre monete internazionali tra paesi
economicamente "compatibili" oppure da "unità di conto" per gli scambi
commerciali; niente "ritorno alla lira", insomma). Ma tra quello che a
noi sembrerebbe sensato e quel che si può fare ci sta la realtà. Che
comprende anche la (mutevole) opinione popolare. E ricordiamo sempre che
"non si governa contro il popolo". Massima che a Bruxelles o a
Francoforte devono aver decisamente dimenticato inaugurando le politiche
di austeità.
Capiamo perfettamente - da atei assoluti - che cresca la popolarità
di un papa che critica di continuo le diseguaglianze create dalla
ricerca spasmodica del profitto, l'ingordigia dei ricchi e le sofferenze
dei poveri. Se i consensi sul suo operato arrivano addirittura
all'89,6% vuol dire che nessun altro - sulla scena pubblica - copre
questo spazio in modo convincente.
Capiamo anche perché quasi la metà degli italiani (il 45,4%) si
trasferirebbe all'estero, se potesse. E infatti consideriamo importante,
come controtendenza che può e deve svilupparsi, l'esperienza del
nascente movimento giovanile "Noi restiamo"; perché non si può regalare
un paese così agli speculatori che ne farebbero una gigantesca
disneyland in salsa di centurione.
Sapevamo già, prima che ce lo quantificasse l'Eurispes, che la nostra
gente - "il mondo di sotto" - fa sempre più fatica a curarsi. Il 46,7%
italiani paga a rate spese mediche; il 24,3% in più rispetto all'anno
prima!
Conosciamo la paura dei lavoratori di perdere il posto e di non poter
dunque più mantenere la famiglia, far studiare i figli, dare loro una
prospettiva di vita migliore di quel che hanno avuto loro. Sono ormai il
65% del totale di coloro che hanno almeno "la fortuna" di averlo, un
lavoro. Il 28% di chi lavora è costretto a ricorrere all'aiuto di
genitori e parenti.
Alla radice di tutti questi comportamenti c'è il brutale dato
economico: il 71,5% italiani ha visto diminuire il proprio potere
d'acquisto. L'orizzonte diventa nero, le speranze svaniscono.
Uscire dall'euro da soli è folle, certo. Rompere tutti insieme la
gabbia dell'Unione Europea, costruendo una comunità solidale e paritaria
di Stati è l'unica possibilità reale. Difficile, certo. Come togliersi
di dosso il capitalismo...
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