Un cazzotto in faccia a Matteo Renzi e Giuliano Poletti. I dati Istat sulla disoccupazione smentiscono in modo chiaro, diretto, univoco, tutta la “strategia” del governo in materia di mercato del lavoro e lotta alla disoccupazione: per ulteriore sfregio, è soprattutto quella giovanile a calare ancora in misura drastica: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni a novembre balza al 43,9%, in rialzo di 0,6 punti percentuali su ottobre. E questo tenedo conto soltanto di quanti sono attivamente alla ricerca di un'occupazione, senza quindi calcolare i quasi due milioni di “neet” (che non vanno più a scuola, ma nemmeno cercano un lavoro).
Siamo da anni assaltati da governi che tolgono diritti e abbassano i salari reali (spesso anche quelli monetari, come nel caso del “salario accessorio” nel pubblico impiego) perché così si creerebbe “più occupazione specie per i giovani”. Il risultato è nei numeri. Qualsiasi insulto rivolto al governo risulterebbe inferiore a quel che il governo rivolge a tutti noi continuando a mentire spudoratamente sulle vere ragioni delle sue scelte.
Il tasso di disoccupazione, a novembre, sale al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad ottobre. SI tratta ancora di stime, ma quelle dell'Istat in genere sono molto accurate (niente a che vedere con la “volatilità” delle stime statunitensi). Il dato più alto di sempre – a parte il primo dopoguerra – e che trova un paragone soltanto con il trimestre peggiore del 1977. Stupisce soltanto che la risposta popolare, e soprattutto giovanile, non sia di quel livello.
I disoccupati ufficiali sono saliti a 3 milioni e 457 mila; su base annua (più o meno da quando esiste il governo Renzi) c'è stato un aumento di 264mila unità (+8,3%).
E cosa ha fatto appena adesso il governo? Un jobs act in cui predomina la possibilità per le imprese di licenziare in piena libertà... “È così che si incentiva l'occupazione”, lo sanno anche i sassi, no?
Per una volta c'è coerenza tra aumento della disoccupazione e calo del numero degli occupati (a volte accade che aumentino contemporaneamente entrambi, per effetto delle dinamiche generazionali o per effetto di nuove leggi sull'età pensionabile). Gli occupati scendono dello 0,2% rispetto al mese di ottobre, ovvero in un solo mese sono andati persi 48 mila posti di lavoro.
Per gli scherzi della statistica sotto effetto della “Fornero”, il tasso di “inattivi” resta al minimo storico (35,7%). Chissà se renzi se ne dirà contento...
Siamo da anni assaltati da governi che tolgono diritti e abbassano i salari reali (spesso anche quelli monetari, come nel caso del “salario accessorio” nel pubblico impiego) perché così si creerebbe “più occupazione specie per i giovani”. Il risultato è nei numeri. Qualsiasi insulto rivolto al governo risulterebbe inferiore a quel che il governo rivolge a tutti noi continuando a mentire spudoratamente sulle vere ragioni delle sue scelte.
Il tasso di disoccupazione, a novembre, sale al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad ottobre. SI tratta ancora di stime, ma quelle dell'Istat in genere sono molto accurate (niente a che vedere con la “volatilità” delle stime statunitensi). Il dato più alto di sempre – a parte il primo dopoguerra – e che trova un paragone soltanto con il trimestre peggiore del 1977. Stupisce soltanto che la risposta popolare, e soprattutto giovanile, non sia di quel livello.
I disoccupati ufficiali sono saliti a 3 milioni e 457 mila; su base annua (più o meno da quando esiste il governo Renzi) c'è stato un aumento di 264mila unità (+8,3%).
E cosa ha fatto appena adesso il governo? Un jobs act in cui predomina la possibilità per le imprese di licenziare in piena libertà... “È così che si incentiva l'occupazione”, lo sanno anche i sassi, no?
Per una volta c'è coerenza tra aumento della disoccupazione e calo del numero degli occupati (a volte accade che aumentino contemporaneamente entrambi, per effetto delle dinamiche generazionali o per effetto di nuove leggi sull'età pensionabile). Gli occupati scendono dello 0,2% rispetto al mese di ottobre, ovvero in un solo mese sono andati persi 48 mila posti di lavoro.
Per gli scherzi della statistica sotto effetto della “Fornero”, il tasso di “inattivi” resta al minimo storico (35,7%). Chissà se renzi se ne dirà contento...
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