Per capire i reali motivi per cui Sergio
Cofferati ha lasciato il PD basta scorrere i commenti dell’Apparato
(argomento curiosamente scomparso dal dibattito politico, ora che
l’apparato sono i rottamatori) tutti calibrati sul registro
stizza/sufficienza/derisione: la porta è quella, ma prima posa il
pallone (ossia il seggio europeo). Esattamente quelli che mi aspettavo,
ma com’è prevedibile il nuovo apparato, mai che stupisca con una
reazione appena più profonda dello standard dei bulletti di terza media.
Tetragono nella sua ottusità anche di fronte al trauma della
fuoriuscita di uno dei 45 fondatori del PD e della rottura del suo mito
fondativo incardinato nelle primarie. Se ha sussultato di più allo
strappo di Fini il partito di plastica di Berlusconi, il PD che sarà, il
partito di chewing gum?
Perché a nulla vale l’esorcismo
dell’addio di Cofferati con battutacce sul saper perdere. Cofferati
lascia perché ha preso atto che è venuto meno il senso delle primarie:
la scalabilità del partito e delle istituzioni.
Se le primarie sono aperte non solo al
potenziale elettore, ma addirittura a plotoni indirizzati dal
centrodestra, una carica di partito o nell’amministrazione non è
scalabile, vince chi si mette d’accordo con la parte avversa.
Ma guarda, ci avevano detto che le primarie erano cosa buona e giusta perché permettevano la scalabilità!
Attenzione, scalabilità di uomini e di
idee. Perché questo metodo di ricercare l’accordo con l’altra parte
bypassando la dialettica interna viene messo in atto non solo per la
scelta delle cariche, ma anche nell’azione politica: che possibilità ha
la minoranza di vedere raccolte le sue proposte e indicazioni se un
patto con la parte avversa assicura il soccorso dei voti, dovessero
venire a mancare?
E infatti l’ultima dichiarazione di
Renzi a proposito del voto sull’Italicum alla minoranza dissenziente del
PD è: “”Non ci sono spazi per soluzioni alternative rispetto alla legge
che vi ho proposto. Quindi rivediamoci domani verso le 12 usando queste
ore per evitare rotture. Rimandiamo l’inizio del voto a domani
pomeriggio”. Della serie: avete 24 ore di tempo per farvi piacere questa
legge che ho concordato con quelli che contano veramente, che,
rilassatevi, non siete voi.
Per cui i margini per incidere rispetto al tracciato preconfezionato sono ridotti alle virgole, se va bene.
Ciao Sergio, grazie di tutto,
soprattutto di avere denunciato con il tuo gesto l’assoluta
incontendibilità di uomini e, peggio ancora, di idee, del PD, scalabile
quanto uno specchio insaponato per chi vuole offrire un punto di vista
alternativo all’orizzonte disegnato da patti scellerati.
E c’è chi ancora crede che siano possibili battaglie dentro il PD.
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