martedì 27 gennaio 2015

Prime considerazioni sulle elezioni in Grecia di Fabio Nobile

Tutti in Grecia, per giocare una partita che ci riguarda
a) La vittoria elettorale di Siryza è straordinaria. Per la prima volta in Europa una forza di sinistra ed esplicitamente contro Bruxelles vince. Trasformarla in una vittoria politica di lungo periodo per i compagni greci sarà un compito arduo. E’ bene saperlo per affrontare la fase con la giusta razionalità.

b) Circa la scelta di Syriza di allearsi con ANEL, formazione politica riconducibile alla destra greca, ogni giudizio rischia di essere prematuro. Indubbiamente si tratta di una scelta che può rivelarsi scivolosa, è pur vero che data l’indisponibilità del KKE non c’erano grandi alternative.
c) I rapporti di forza. Sul piano istituzionale europeo Tsipras è oggettivamente isolato: i più vicini, ovviamente solo a parole, sul tema dell’austerity sono Renzi e Hollande. Giova, in proposito, ricordare che non più di sei mesi fa la Merkel ha “rifatto” il governo francese, perché non perfettamente allineato ai diktat di Berlino. Sul piano interno Tsipras ha certamente un margine più ampio, che si è ora consolidato col grande successo elettorale. Decisivi comunque sono i primi cento giorni, durante i quali sono indispensabili i primi concreti provvedimenti per alleviare il disagio sociale.
d) Atteso che i rapporti di forza sembrano essere questi la partita che si gioca Tsipras è tutta politica. Se l’obiettivo generale del governo Tsipras è aprire lo scontro sull’impianto delle politiche economiche europee la sua azione – sul breve periodo – deve essere necessariamente finalizzata: ad aprire un varco negoziale vero su austerity e debito (questione 1); e a compattare e strutturare il sostegno popolare al governo (questione 2). Decisiva è, quindi, la capacità di tenuta di Syriza tanto sotto il profilo istituzionale, nella gestione delle dinamiche governative e parlamentari, quanto sotto il profilo sociale, nel mantenere il bandolo della matassa politica in una società segnata e provata dalla crisi. La Merkel, infatti, potendo disporre delle leve politiche e finanziarie europee, giocherà a logorare il governo greco: bastone e carota, aperture e chiusure, nubi e schiarite, ossessivamente. Continuamente si tenterà di riassorbire Syriza in logiche ultra-gradualiste. Molto dipenderà quindi dalla determinazione e dalla capacità di Syriza di reggere lo scontro con la Merkel e la Troika, senza cedimenti e con la disponibilità ad assumere anche scelte di completa rottura.
e) Per aprire un varco vero su austerity e debito (questione 1) bisogna, quindi, individuare degli interlocutori in Europa e provare a premere su di loro, e sulle loro contraddizioni, per aumentare la pressione su BCE e Berlino. Serve premere su forze che hanno un peso sul piano politico, sindacale e sociale, in primo luogo all’interno del cuore pulsante dell’Europa: in Francia e Germania.
Più di tutto conterà quanto si alzerà il livello di mobilitazione popolare nel resto d’Europa, la funzione e la forza che metterà in campo la sinistra politica e sociale europea e la pressione che ne scaturirà in quei paesi in cui il consenso verso le politiche d’austerity, e le forze politiche che le sostengono, sono in costante calo. Il potenziale positivo dell’effetto contagio è ancora una volta enorme, da quello dipende in gran parte l’isolamento o meno della Grecia.
f) Per compattare e strutturare il sostegno popolare al governo (questione 2) servono molti passi in avanti. In termini di capacità di mobilitazione popolare al di là della smagliante leadership, la più transitoria delle virtù politiche, bisogna fare molto. Pur tenendo in grande considerazione le pratiche mutualistiche, fiore all’occhiello di Syriza e aspetto dal quale dovremmo certamente trarre insegnamento, non bisogna sottovalutare la capacità di mobilitazione e la strutturazione che esprimono i corpi intermedi tradizionali, primo tra i quali il sindacato. Ed è qui che c’è un nodo di non poco conto: la più importante organizzazione sindacale greca, il Pame, in grado di portare in piazza milioni di lavoratori, è saldamente in mano ai comunisti del KKE.
g) Il risultato del KKE è certamente di tenuta e non era affatto scontato. Bisogna ammettere che anche grazie alla strutturazione e alla radicalità della critica da sinistra mossa dal KKE che Syriza è riuscita a costruire una piattaforma politica avanzata. Ma bisogna avere chiaro che se Siryza, tuttavia, fallirà anche chi oggi si chiama fuori, come il KKE, ne sarà responsabile. Il terzo partito di Grecia è il neonazista Alba Dorata. Una forma di sostegno condizionato sul piano politico sarebbe, con ogni probabilità, la scelta giusta per il KKE e la Grecia. L’attesismo della purezza, in una fase così complessa e dinamica, rischia infatti di essere esiziale.
h) Per quanto riguarda l’Italia, che non è la Grecia, dobbiamo lavorare ad un nostro originale percorso di unità in grado di essere efficace nel nostro Paese. Non esiste in Europa un percorso che è copia dell’altro. Esiste in generale l’esigenza di rafforzare politicamente l’unità d’azione delle forze che in Europa si battono contro la Troika e per noi l’urgenza di poter dare il nostro contributo.
i) A coloro i quali cercano di legittimare il proprio posizionamento politico in Italia in virtù di quanto accade in Grecia vanno ricordati alcuni paletti che qualificano l’impresa di Siryza:
- Syriza fa un accordo di governo solo dopo aver raggiunto dei rapporti di forza schiaccianti in proprio favore;
- nelle precedenti tornate elettorali ha risolutamente rifiutato ogni genere di accordo col Pasok e coi vari partiti filo-Bruxelles;
- Syriza si è giustamente rifiutata di candidare all’interno delle proprie liste gli esponenti di Dimar: una formazione politica nata nel 2010 da una scissione da destra di Synaspismós.
E’ utile conoscere anche questi aspetti se si vuole valorizzare l’esperienza greca.

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