Non ci uniamo al 'Te deum' prevalente in queste ore che seguono la quarta votazione in Parlamento.
Non perché la persona di chi è stato eletto non abbia una propria
dignità. Ma per almeno due ragioni politiche per noi dirimenti.
In
primo luogo perché dal punto di vista della subalternità o
dell'autonomia rispetto all'Europa della Troika - che è la vera partita
importante in questo delicatissimo momento - Mattarella non garantisce
nulla. Non è certo una scelta di rottura rispetto alla pessima deriva
precedente in cui i massimi vertici del nostro Paese sono stati fedeli
esecutori delle direttive provenienti da Francoforte e da Berlino, con i
guasti sociali e con il deficit di democrazia che sono sotto gli occhi
di tutti.
In
secondo luogo perché per quanto riguarda la questione decisiva per il
nostro assetto istituzionale, e cioè la restaurazione dell'ordine
costituzionale o la sua manomissione, il metodo con cui si è giunti a
questo esito conferma la tendenza alla sottomissione del Parlamento da
parte del Capo del Governo, secondo una logica di personalizzazione e di
verticalizzazione della vita istituzionale nelle mani di Renzi che
abbiamo da tempo denunciato: in questi giorni abbiamo assistito al fatto
inaudito - in una democrazia parlamentare - di un Presidente del
Consiglio che ha prima gestito le consultazione sull'elezione del Capo
dello Stato, poi formulato la propria candidatura (da prendere o
lasciare) al proprio partito e agli alleati di governo, usurpando una
prerogativa che appartiene al Parlamento, nelle singole persone dei suoi
membri.
La
scelta del Presidente spetta infatti, in solido, ai parlamentari come
singoli - neppure come appartenenti a un partito, altrimenti non si
spiegherebbe il voto rigorosamente segreto per dettato costituzionale.
Ha fatto lui il mazzo e dato le carte, a conferma della mutazione
regressiva del nostro assetto costituzionale (e a prescindere dalla
presentabilità della figura risultata eletta).
Nel
coro diffuso di violinisti del principe, noi queste cose dovremmo dirle
con chiarezza, contrapponendo i giochi da corte rinascimentale di
Roma-Bisanzio, alla linearità democratica di Atene, dove a meno di una
settimana dal voto un ministro arrivato all'incontro in motocicletta le
"canta chiare" al messaggero della Troika in nome del proprio popolo e
del mandato ricevuto
L’Altra Europa con Tsipras
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