"La
scelta di Mattarella è una buona scelta, si tratta di una persona
rigorosa. Renzi è stato abile, ma questo non cambia la natura dei
problemi a sinistra”. È netto quanto pacato Stefano Rodotà, in questo
commento a caldo sulla partita presidenziale. Ma l’intervista serve
soprattutto a fare il punto sulle prospettive della sinistra italiana
dopo la vittoria di Alexis Tsipras in Grecia. Matteo Renzi lancia la candidatura di Sergio Mattarella.
"Ne do una valutazione molto positiva. L’ho visto all’opera in Parlamento e devo testimoniarne l’estremo rigore."
Come mai Renzi si è mosso in questo modo?
"Mi
sembra abbia cercato di evitare la decomposizione del suo partito. Non
può permettersi di sfaldarlo. Mattarella, inoltre, gli consente di
intercettare un’area più ampia esterna al Pd."
L’operazione modifica i termini del confronto a sinistra e il modo in cui si riorganizzerà?
"Il
successo di Renzi, se si verificherà, non cambia il segno delle sue
politiche. Sulle questioni sociali non ci saranno modifiche rilevanti."
Perché?
C’è
stato un passaggio non trascurabile negli ultimi mesi: lo scontro tra
Renzi e il sindacato. L’atteggiamento del ‘ce ne faremo una ragione’,
irridente e sbrigativo,
pone la questione dei ‘corpi intermedi’ e quindi della democrazia.
L’assenza di opposizione politica è stata surrogata dall’opposizione
sociale.
La sinistra, dopo la vittoria di Tsipras, cosa deve fare?
"La
centralità è sociale. Senza sottovalutare il rapporto con le
istituzioni. È ancora d’attualità il tema dell’‘altra politica’, di cui
c’è un gran bisogno. Il successo di Tsipras dice che la pratica sociale è
decisiva per costruire una politica di sinistra improntata alla
solidarietà, ai diritti, in grado di collegare grandi temi di dibattito
con le pratiche più concrete."
Lei ha definito “zavorre” i partiti e partitini della sinistra.
"Non
mi attraggono gli annusamenti, gli aggiustamenti, i negoziati di
piccole forze politiche e penso che serva un cambio di passo radicale.
Non si può costruire una forza politica traghettando quel che resta del Prc, di Sel, della lista Tsipras. Tutti devono rimettersi in gioco attraverso le pratiche sociali."
È questa la proposta della coalizione sociale?
"Come
diceva ieri Maurizio Landini, non so se la parola ‘coalizione’ sia la
più adeguata. Ma l’aggettivo è quello giusto. Penso a diverse
soggettività che si muovono già su temi definiti. Ad esempio il reddito
minimo o di cittadinanza, con la Basic Income Network, i comitati per i
beni comuni, il lavoro fatto da molti sindaci sui beni di proprietà
comunale. Penso alla giunta Pizzarotti a Parma. E poi occorre recuperare
il tema dell’acqua pubblica, dopo il referendum vinto, e le leggi di
iniziativa popolare, come quella per abolire l’articolo 81 della
Costituzione, la campagna Miseria ladra promossa da Libera, Emergency,
il sindacato. Tutti questi soggetti possono stare in ‘rete’ attraverso punti convergenti." Sel ha proposto un “coordinamento delle sinistre”.
La proposta di coordinamenti con la ‘doppia tessera’ non mi convince per nulla.
Cofferati può essere compreso in questo disegno?
Nel
caso di Cofferati io vedo fatti nuovi interessanti che rimettono in
discussione equilibri consolidati. Dobbiamo costruire uno spazio, anche
organizzativo, in cui chi vuole lasciare le gabbie di appartenenza possa
farlo liberamente.
Tempi e proposte per il futuro?
"In tempi brevi serve un’iniziativa pubblica comune in cui tutti questi soggetti si mettano insieme. Con iniziative ma anche strumenti organizzativi. Non si può delegare a chi c’è già, serve costruire qualcosa di nuovo."
È una strada percorribile anche dal M5S?
"Sì,
senza l’assillo di dover per forza fare una proposta anche a loro.
Definiamo terreni e pratiche di iniziativa, senza lanciare sfide. Sul
reddito minimo, don Luigi Ciotti ha incontrato Beppe Grillo, vediamo
cosa succederà. Dovremo creare piattaforme civiche interattive sapendo
utilizzare la “rete” in maniera partecipativa e non autoritaria. E
superare costruzioni artificiose e create a tavolino. Non hanno mai
funzionato."
di Salvatore Cannavò, da Il Fatto Quotidiano del 30/01/2015.
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