Abolizione province, Antonio Saitta: "Macché abolite, rimangono le stesse. L'unica cosa cancellata è il voto"
Viene da chiedersi cosa sia cambiato allora. "Il sistema di elezione- spiega Saitta - i consiglieri provinciali non saranno più eletti". Tutto qua? "Tutto qua" risponde. "E mi faccia aggiungere - dice - che da democratico non mi convince che l'unica cosa che viene davvero abolito è il diritto al voto". Tutto questo questo porterà a un risparmio di 32 milioni, non molto se si considera che le province costano allo Stato circa 12 miliardi di euro l'anno: "Capisco perfettamente - continua il presidente - la necessità di dare un segnale di cambiamento ma il governo non sembra aver tenuto in conto le indicazioni della Corte dei Conti che ha posto l'attenzione su un possible ulteriore quando e se avverrà il passaggio di competenze dalla province alle regioni". Passaggio che potrebbe avere anche tempi lunghi visto che sarà ogni singolo ente regionale a decidere quando e come renderlo effettivo.
Date per morte le province sembrano invece stare benissimo. Una sensazione di rinnovata vitalità che fa tirare un sospiro di sollievo a chi come Saitta non è solo a capo dell'ente torinese ma anche alla guida dell'istituzione (l'Unione delle province italiane) che mette insieme tutti i colleghi presidenti. Si dice "soddisfatto" anche se lancia una frecciatina al governo: "Serviva più coraggio". Lui una ricetta per riformare il sistema ce l'avrebbe anche: "Già all'epoca Monti avevo lavorato con il governo per un grande progetto di accorpamento. L'obiettivo era arrivare a 60. Così - aggiunge - la spesa si sarebbe contenuta davvero". E la novità, definita dirompente da Renzi e Delrio, delle città metropolitane?: "Sono soli modi diversi - conclude - di chiamare le province".
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