Ascolto alla radio notiziari, rassegne stampa e dialoghi con gli
ascoltatori e capisco che il tasso di conformismo e di passività del
giornalismo italiano ha superato i livelli di guardia. Si parla delle
nomine negli enti pubblici e si lodano le cosiddette quote rosa, che
sarebbero il segnale che il maschilismo tipico del potere è in via di
superamento. Ma non si dice una parola,
naturalmente, sul fatto che tutto ciò avviene con il più classico dei
metodi autoritari, cioè una decisione solitaria del capo supremo, in
questo caso Matteo Renzi, il quale ha imposto e deciso le quote rosa
nelle nomine, così come con un sms aveva preteso di avere cinque donne
capolista per il Pd alle Europee. In questo modo si esce dal maschilismo
e dall’autoritarismo che il movimento delle donne da decenni denuncia?
Non scherziamo.
Ma ciò è niente in confronto alla sostanza politica di queste nomine.
Un giornalista di Radiotre ha intervistato “un economista” (una
categoria che somiglia sempre più a certe caste sacerdotali e che viene
ammantata dai media di saperi speciali, tant’è che non c’è bisogno di
specificarne competenze e tendenze politico-culturali: è come se si
intervistasse, che so, Denis Verdini e lo si definisse “un politico”
senza specificare la sua collocazione politica, ma questo è un altro
discorso), dicevo che una – chiamiamola così – domanda è stata: “e ci
sono molte donne fra i nominati”. Forse è stata l’unica domanda e
possiamo convenire che non è fra le più scomode che era possibile
pensare.
Nessuno ha quindi fatto osservazioni sul fatto che almeno un paio
delle nominate – Marcegaglia e Todini – sono imprenditrici private e una
(la prima) è stata fino a poco tempo fa addirittura presidente di
Confindustria. In che modo questi personaggi potranno tutelare e
affermare le esigenze e le caratteristiche di un’azienda pubblica? Hanno
la cultura, l’esperienza, la propensione a svolgere un ruolo del
genere? O non sono, piuttosto, il preludio a ulteriori definitive
privatizzazioni? Non si stanno mettendo libere volpi a capo di liberi
pollai in nome del mercato? Sarebbe questo il cambiare verso di Matteo
Renzi, un’ulteriore svolta neoliberale, un ulteriore regalo “ai
mercati”?
de-gennaro-gianniE poi c’è la questione Gianni De Gennaro. Nel suo
caso il presidente del consiglio si è ben guardato dal cambiare verso.
Di rottamazione neanche a parlarne. E dire che in nome del mercato e
dell’efficienza sarebbe stata la cosa più ovvia da fare, visto che il
dottor De Gennaro non è un manager, visto che tutta la sua carriera si è
svolta in polizia. Certo si può dire che il presidente di Finmeccanica
deve anche avere un ruolo diplomatico e di rappresentanza, ma perché
simile prospettiva dovrebbe valere solo per lui, mentre per gli altri
incarichi sono stati scelti manager veri e imprenditori privati?
E soprattutto, di che rappresentanza stiamo parlando? Gianni De
Gennaro è il capo della polizia che vanta il poco lodevole primato di
avere guidato la polizia di stato mentre questa, come hanno scritto i
magistrati dei processi Diaz e Bolzaneto, attraverso un a lunghissima
serie di abusi, falsi, violazioni di legge e torture ha “gettato
discredito internazionale sul nostro paese”. Certo, De Gennaro non è
stato imputato in quei processi ed è stato assolto in Cassazione (dopo
un’assoluzione in primo grado e una condanna in appello) dall’accusa di
induzione alla falsa testimonianza del questore Colucci nel processo
Diaz, ma tutti i suoi principali collaboratori, ossia lo stato maggiore
della polizia di stato, hanno concluso la loro carriera con gravi
condanne nel processo Diaz e con il rifiuto, da parte del tribunale di
sorveglianza, di concedere loro l’affidamento ai servizi sociali. Perciò
si trovano attualmente agli arresti domiciliari, e solo perché il
decreto svuota-carceri ha risparmiato loro la prigione, alla quale i
giudici li avevano assegnati.
Gianni De Gennaro è l’uomo che da sottosegretario alla presidenza del
consiglio (governo Monti) ha espresso solidarietà ai condannati nel
processo Diaz. Ai condannati! Quindi diciamo qualche piccolo frammento
di verità: il dottor De Gennaro è un uomo di potere che ha attraversato
la storia recente del nostro paese con una sorta di salvacondotto
politico che lo ha portato ad essere prima l’uomo del centrosinistra in
polizia (Violante, Amato e D’Alema i suoi maggiori sostenitori), poi il
garante anche per il centrodestra (confermato nel 2001 da Berlusconi
nonostante il disastro di Genova G8), infine un uomo di stato
intoccabile, nominato da Monti sottosegretario poi presidente di
Finmeccanica e a questo ruolo confermato dall’uomo nuovo Matteo Renzi.
Se questo è cambiare verso…
Lorenzo Guadagnucci
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