Se la vostra banca vi dicesse che la probabilità che Wall Street perda in un giorno l'8% (cosa avvenuta 48 volte nel secolo scorso)
del suo valore è leggermente inferiore a quella che un Tirannosauro vi
azzanni mentre portate vostro figlio a giocare al parco, cosa fareste?
Dopo aver dato del cretino al direttore, chiudereste il conto. Eppure la
teoria economica dominante, quella che guida i nostri governi e la
nostra vita, ci dice proprio questo. E non sono solo i nostri depositi a
rischiare, investiti (dalle banche per noi) nei bond Parmalat o in
quelli argentini o nei titoli Greci: cosa accadrà alle nostre pensioni,
se investiti e gestiti nei fondi pensione con questi criteri?
O peggio: quel tipo di economia ha dato alla luce il Fondo Monetario Internazionale e la World Trade Organisation. In particolare, le politiche economiche che i PIGS
soffrono nascono dall'economia liberista, da quel fondamentalismo
liberista che è all'origine del Washington Consensus e del fiscal
compact della Triade.
Il Washington Consensus
è quell'accordo tra il Fondo Monetario Internazionale, la World Bank e
il Tesoro dell'amministrazione USA, per consigliare le politiche
"giuste" ai paesi in via di sviluppo. Liberalizzazione, austerità
fiscale e privatizzazione: i tre paletti del Washington Consensus. Da
applicare sempre e dovunque.
E infatti danni li ha prodotti indipendentemente dal luogo, in modo
quindi assai democratico: dal Sud America alla Russia, dall'Asia
emergente all'Africa all'Europa. Esistono dunque grandi organizzazioni
internazionali, indipendenti dai governi e dalle multinazionali. Grandi
dispensatrici di soldi, purché alle loro condizioni: se non fate come
diciamo noi, niente finanziamenti. Consigli semplici, ma di buon senso,
bisogna ammettere. Tipo: volete stabilizzare il valore della vostra
moneta anche se acquistate all'estero più di quanto vendiate? Semplice:
alzate i tassi di interesse. Così dall'estero arriveranno soldi. Ma nei
paesi che hanno seguito i consigli del FMI le imprese fallivano a tutto
spiano. Forse si sono dimenticati che se i tassi di interesse aumentano
le imprese con dei debiti dovranno restituire più soldi alle banche. E
possono fallire. Del resto la teoria economica che ispira l'operato del
WTO e del FMI è quella del liberismo estremo, per la quale le bancarotte
non esistono. Una teoria secondo la quale i disoccupati sono persone
che preferiscono non lavorare, che anziché andare in ufficio guardano il
carving, o, se africano, preferiscono morire di fame piuttosto che
andare in fabbrica. Anche da noi però c'è gente che tra i due supplizi,
preferisce una lenta consunzione a ore di carving.
Può sembrare incredibile, ma ad una teoria simile nel 2004 hanno assegnato il premio Nobel, a Ed Prescott.
Una decisione che ha spinto molti scienziati a proporre l'abolizione
del Nobel in economia. Secondo Prescott, e la maggioranza degli
economisti ortodossi, uno si sveglia la mattina e si sintonizza
immediatamente su Bloomberg-tv. Vede che il tasso di interesse è più
alto di quello che dovrebbe essere, secondo lui, e decide di lavorare
meno ore. Che tanto i soldi in banca gli rendono di più. Perché fa così?
dicono loro, sta "ottimizzando". Ma sei hai un diploma da geometra,
preso con fatica a 36 anni, che vuoi ottimizzare? Invece di andare al
lavoro, torni a letto. Cosa ottimizzi? Dov'è che è possible scegliere un
lavoro che ti permette di scegliere quante ore lavorare? A parte il
professore universitario.
Per la Triade ed il Washington Consensus esiste un solo modello di crescita: quello liberista.
Ma non può essere così. Quando i Paesi Europei Occidentale e gli Usa si
son sviluppati, erano i primi. Non avevano come concorrenti dei
giganti. Non era, com'è ora, una sfida tra il negozio de "Giggetto,
frutta e verdura" e la Del Monte. Se non siete Prescott, sapete già come
andrà a finire.
Non c'è una ricetta buona per tutto. Ad esempio secondo Krugman e
Stiglitz, l'economia non ha leggi immutabili, ma è un sistema che si
autorganizza, che cambia nel tempo. Che non è naturale per nulla. Il
commercio tra paesi del 1820, quando Ricardo formulò il principio del
vantaggio di scambiare le merci senza dazi, non prevedeva l'esistenza
di 200 multinazionali che producono 1/4 del PIL mondiale. Ai tempi di
Ricardo il divario di reddito tra paesi ricchi e paesi poveri era di 2 a
1; oggi è di 80 a 1. E ci son regolarità che si chiamano leggi di
potenza e dicono che più sei ricco più diventi ricco. E se sei povero ti
va già bene se povero resti. Ma le leggi di potenza si hanno se non c'è
equilibrio tra domanda e offerta, se l'economia non è la soluzione
migliore possibile, quella che garantisce il benessere per tutti. Se
Totti e Del Piero muovono redditi pari al PIL di un medio paese
africano, qualcosa che non funziona deve pur esserci. Se un barile di
petrolio costa 80$, qualcosa non va. Ma se un barile di Coca-Cola di $
ne costa 350, beh allora molto non va.
Quel che pare possibile fare è riconoscere che la crisi è una crisi
da domanda e che non possiamo curarla con gli stessi strumenti che
l'hanno provocata. Se la crisi è da domanda, occorre investire (e se la
congiuntura è sfavorevole, solo lo Stato può farlo) ed aumentare il
moltiplicatore, redistribuendo il reddito a favore dei più poveri.
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