Il leader Udc: un patto di emergenza tra popolari e socialisti lo capiscono anche nel Pd. «Sì a un asse progressisti-moderati»
Casini: «Semipresidenzialismo? Sa di provocazione. Il rischio di andare al voto a ottobre esiste. La colpa è di Berlusconi, della sua deriva populista. Bersani invece è serio, Renzi: sta alla mia destra»
MATTEO PUCCIARELLI – È tutta una strategia per raggiungere il socialismo, compagni
C’era
una volta il «grande Partito Comunista», come cantava Giorgio Gaber.
Una potenza da un milione e mezzo di iscritti, tra giornali, riviste,
centri studi, feste, un braccio sindacale (la Cgil) e uno
imprenditoriale (le Coop). Un contropotere di peso nella società, ma pur
sempre un contropotere: allora bisognava fare il salto qualità.
Diventare potere, senza contro.
Allora il Pci diventò Pds, perché bisognava diventare moderni,
rinfrescarsi, abbandonare l’ideologia con un po’ di maquillage buono per
accreditarsi come forza ben inserita nel sistema. Ma vedrete, compagni, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Compagni, allora adesso ci siamo? No, ancora no, serve tempo e la
tattica giusta. Ci si inventò Prodi, un cattolico, sì, perché serve
sempre un cattolico, noi la faccia ancora non ce la possiamo mettere,
ancora non siamo affidabili. Ma vedrete, compagni, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Poi bisognava diventare un po’ più easy, un po’ più aperti, e allora
arrivarono i cristiano sociali e il Pds diventò Ds, mettendo in soffitta
il vecchio simbolo del Pci. Ma vedrete, compagni, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Poi bisognava mettersi contro la Cgil, che sennò sembriamo ancora
troppo comunisti. Fu D’Alema il primo a sparare a zero contro il
sindacato: era consigliato dai famosi Lothar, gente come Fabrizio
Rondolino e Claudio Velardi – uno scrive su il Giornale, l’altro seguì le campagne della Polverini e di Lettieri (sic). Ma vedrete, compagni, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Poi però, compagni, quella parola, anche quella è un po’ scomoda.
«Sinistra». Ma dai, nel 21esimo secolo, ancora sinistra, destra…
Democratici e basta. Ma sì, tanto certe cose si conservano nel cuore e
stanno bene lì. Servono i cattolici, compagni! Ancora, ma non abbiamo
già i cattolici sociali? No, ora servono i cattolici asociali. Serve un
partito insieme ai democristiani, adesso. Un bel Partito Democratico, sì
compagni! Vedrete, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Comunque, compagni, non chiamiamoci più compagni. «Amici», anzi,
«democratici». I cattolici sennò si offendono e rompono il partito. Ma vedrete, democratici, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Poi è arrivato Monti. E bisognava sostenerlo, o no? Ce l’ha chiesto
Napolitano, ed è un compagno Napolitano o no? Sì ma è un migliorista.
Ok, compagni che sbagliano, ma è pur sempre un compagno! Ma con chi
dobbiamo sostenerlo? Con chi? Con il Pdl e l’Udc? Ce lo chiede l’Europa,
democratici! Mica vorrete tornare a Berlusconi. Ma il Pdl non è
Berlusconi? Portate pazienza, democratici. Compagni, siamo stanchi, ma
quando arriva il nostro momento? Tranquilli, democratici, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Poi sembrò davvero arrivare il nostro momento. Tutti i sondaggi,
anche quelli che barano, dicevano che la sinistra avrebbe potuto
vincere. No, democratici, servono ancora i cattolici. Serve l’Udc. E la
sinistra? Ma no, serve l’Udc. I moderati! Sì ma non li abbiamo già
dentro il Pd i moderati? Ne servono degli altri, compagni! Dai, su, non
fate i diffidenti. Vedrete, compagni, è tutta una strategia per raggiungere il socialismo.
Venti anni e passa dopo, sono scomparsi tutti: i milioni di iscritti,
la sinistra, i compagni. Però, cazzo, vuoi mettere che goduria andare
al governo con Caltagirone?
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