I
Giovani Comunisti e le Brigate di Solidarietà Attiva, da ormai 10
giorni, stanno autogestendo con la collaborazione della popolazione il
campo spontaneo di Fossoli. Martedì scorso, in seguito ad una
segnalazione del prete della parrocchia locale, siamo intervenuti sul
campo, sorto nel centro sportivo del paese, composto da una trentina di
tende. Il primo intervento è stato volto a creare un contatto
con la popolazione e a sondare l’agibilità del progetto politico di un
campo basato sull’auto organizzazione e l’auto gestione; si è quindi
installato uno spaccio stabile di beni di prima necessità ed un primo
punto di informazione. In dieci giorni siamo arrivati a 220 persone, 61
tende, una mensa attiva che distribuisce 600 pasti caldi al giorno, una
ludoteca con 3 educatori, 3 lavatrici, un maxi schermo per la proiezione
degli europei, un punto d’ascolto e di supporto psicologico per il
superamento del trauma da terremoto e l’ansia da rientro in casa.
Tutte le sere alle 22, gli sfollati
partecipano all’assemblea del campo; inizialmente l’intento era quello
di risolvere i problemi di convivenza dovuti alla situazione, ora è
divenuta un’assemblea di discussione proto politica, punto centrale
dell’attività del campo. L’assemblea è sovrana, tutte le decisioni prese
collegialmente diventano il decalogo delle regole di convivenza del
campo e sono insindacabili. Il momento assembleare assume anche
importanza fondamentale per la gestione dei problemi e per la
risoluzione dei conflitti nati dalla convivenza forzata nel campo. Il
tessuto sociale del campo è molto variegato; il 90% è composto da nuovi e
vecchi migranti (dal sud e dal sud del mondo, specialmente maghreb). Il
quartiere circostante è un quartiere di case popolari gestite dal
comune e dalla regione. Tutto questo non crea problemi alla comunità del
campo, anzi, nella necessità della convivenza forzata, si stanno
creando processi di solidarietà interetnica. Il rapporto di fiducia che
si è creato tra noi e la popolazione ci permette di gestire il campo con
una marcata impostazione politica, senza nascondere le nostre
provenienze e le nostre impostazioni di metodo, di contenuto e di
pratiche. La solidarietà non è solo sentita, ma anche teorizzata e
praticata nell’ottica di una riorganizzazione sociale in previsione
anche della fine dell’emergenza e della ricostruzione di reti sociali
che potranno fungere da volano nella ripartenza della vita “normale”. Il
campo è la dimostrazione che un altro modello di gestione
dell’emergenza non solo è possibile, ma anche necessario. Le psicologhe
dell’ASL, l’amministrazione, il parroco e tante altre realtà che abbiamo
incontrato, sottolineano la straordinaria esperienza del campo di
Fossoli che sta diventando per tutti un modello di gestione
dell’emergenza funzionante e auspicabile, con metodologie di gestione
tutte nuove, sperimentali, ma ormai consolidate in questa straordinaria
esperienza di auto organizzazione consapevole.
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