Nel
fine settimana si sono svolti tre appuntamenti sui quali vorrei
sviluppare alcune considerazioni: la Direzione del Pd, l’iniziativa
della FIOM e il Cpn di Rifondazione Comunista. Prima vorrei fare un
breve cenno sul primo turno delle elezioni francesi, riservandomi di
affrontare più approfonditamente la questione dopo il secondo turno.
Il dato positivo è che dopo la vittoria di Hollande anche in Parlamento la maggioranza sarà composta da socialisti, verdi e comunisti. Si tratterà di capire se il Partito Socialista sarà autosufficiente o no, ma questo lo sapremo solo dopo il secondo turno. Il dato non positivo, frutto anche di una legge elettorale che favorisce le forze centrali con il ricatto del voto utile, è che il Front de Gauche riduce il proprio consenso rispetto le presidenziali passando dal 11,1 al 6,5. Leggeremo quali motivazioni svilupperanno i compagni francesi su questo voto, intanto possiamo prendere in considerazione questa breve dichiarazione di Pierre Laurent, segretario del Pcf.
Il dato positivo è che dopo la vittoria di Hollande anche in Parlamento la maggioranza sarà composta da socialisti, verdi e comunisti. Si tratterà di capire se il Partito Socialista sarà autosufficiente o no, ma questo lo sapremo solo dopo il secondo turno. Il dato non positivo, frutto anche di una legge elettorale che favorisce le forze centrali con il ricatto del voto utile, è che il Front de Gauche riduce il proprio consenso rispetto le presidenziali passando dal 11,1 al 6,5. Leggeremo quali motivazioni svilupperanno i compagni francesi su questo voto, intanto possiamo prendere in considerazione questa breve dichiarazione di Pierre Laurent, segretario del Pcf.
Sulla Direzione del Pd
Non sono emerse novità rilevanti, ma mi
pare che Bersani abbia fatto un passo avanti nella sistematizzazione
della proposta che sostiene da tempo: la costruzione di una coalizione
di centrosinistra che proponga un patto di legislatura alle forze
centriste per portare il Paese fuori dalla crisi economica. Questa
coalizione dovrebbe riconoscersi in un programma e sottoscrivere un
patto che – qualora emergessero dissensi – le decisioni verranno assunte
a maggioranza dai gruppi parlamentari e a quelle decisioni tutti
dovranno attenersi. Oltre a ciò il segretario del Pd ha aperto sulle
primarie di coalizione (ottenendo su questo un apprezzamento da Vendola)
e ha criticato Di Pietro, ponendogli una sorta di aut-aut: o abbassi i
toni nei confronti del Pd e del Quirinale, altrimenti sarà rottura. La risposta di Di Pietro
– come vedremo più avanti – è arrivata a stretto giro di posta
all’assemblea della FIOM e confermata in una intervista su l’Unità.
Il fatto che la relazione di Bersani abbia ottenuto un consenso unanime non significa che le divergenze nel Pd siano superate. La discussione vera è rimandata a quando si sarà chiarita la partita sulla legge elettorale ( quindi se e quali alleanze ) e quando si delineerà un quadro meno confuso nello schieramento di centro destra ( quindi cosa farà Casini ).
Il fatto che la relazione di Bersani abbia ottenuto un consenso unanime non significa che le divergenze nel Pd siano superate. La discussione vera è rimandata a quando si sarà chiarita la partita sulla legge elettorale ( quindi se e quali alleanze ) e quando si delineerà un quadro meno confuso nello schieramento di centro destra ( quindi cosa farà Casini ).
Iniziativa della FIOM
Sono tanti gli elementi di riflessione che ci offre questa importante iniziativa.
Il primo riguarda il merito. I contenuti programmatici proposti da Landini nella sua introduzione – completamente condivisibili – potrebbero essere una piattaforma comune dei soggetti politici e di movimento che sono a sinistra del Pd. Infatti il dato politicamente più significativo di quella assemblea è stato il fatto che, tranne Bersani, tutti gli altri che sono intervenuti si sono riconosciuti completamente in quelle proposte.
Purtroppo questa convergenza programmatica non si traduce – per il momento – in una convergenza politica poiché, soprattutto Sel, antepone ad una unità sui contenuti una alleanza in primo luogo con il Pd. È una posizione sbagliata che va contrastata, non perché non sia necessario fare un confronto anche con il Pd, ma perché saremmo molto più forti se a questo confronto andasse tutta la sinistra unita, sulla base – appunto – della piattaforma proposta dalla FIOM. Una sinistra – Idv, Sel, Fds e movimenti – che, qualunque fosse l’esito di quel confronto, potrebbe presentarsi in ogni caso agli elettori e conseguire un risultato molto importante, gettando anche le basi per costruire quella sponda politica che Landini, da tempo, ci sollecita a costruire.
Detto questo nel corso della assemblea si sono evidenziati altri elementi che meritano una riflessione. Tutti i rappresentanti dei partiti politici hanno ottenuto applausi, ma solo Stefano Rodotà ha scaldato veramente la platea. Nichi Vendola è stato ascoltato, ma – contrariamente a quanto si poteva pensare – non ha raccolto molti applausi. Bersani ha avuto qualche fischio e qualche contestazione, ma è stato ascoltato. I delegati che erano presenti sanno che il Pd sta sostenendo una politica che non condividono, ma sanno anche che se su alcuni punti, per loro importanti, il Pd dovesse prendere degli impegni ci potrebbero essere buone possibilità per ottenerle. È il caso della legge sulla rappresentanza, rispetto la quale Bersani ha preso un impegno e che vedremo se sarà mantenuto. Di Pietro ha usato quasi tutto il suo intervento per rispondere alle critiche che Bersani gli aveva fatto il giorno prima. La sua polemica con il Pd è stata dura, a tratti sarcastica. Dedurre da questo intervento il fatto che si sia consumata una rottura tra Pd e Idv, penso sia prematuro. L’atteggiamento del leader dell’Idv assomiglia per certi versi a quello che usava Bossi con Berlusconi. La sua esigenza politica è quella di “alzare la voce” per tenere un elettorato fortemente attratto da Grillo, ma, contemporaneamente, senza mai rompere definitivamente. Di Pietro non vuole rompere con Pd e Sel anche perché non avrebbe una alternativa. Impensabile infatti una coalizione con Grillo e improbabile, a mio parere, una alleanza con la sola Fds. Un conto infatti è chiudere una alleanza in qualche città – come è avvenuto a Palermo o a Napoli – ben altra cosa per Di Pietro e per il suo partito ( non dimentichiamoci quale ceto politico lo rappresenta in molti territori ) chiudere una alleanza nazionale con solo “i comunisti”!
La presenza di Ferrero e Diliberto a questa iniziativa è stata accolta positivamente. Gli interventi si sono distinti tra loro su un punto importante che è oggetto di discussione tra le forze della Fds: il tema del governo. Infatti mentre Ferrero si è limitato a dire che il programma della FIOM è un buon programma di governo, Diliberto ha proposto che l’alternativa va costruita anche con il Pd.
Il primo riguarda il merito. I contenuti programmatici proposti da Landini nella sua introduzione – completamente condivisibili – potrebbero essere una piattaforma comune dei soggetti politici e di movimento che sono a sinistra del Pd. Infatti il dato politicamente più significativo di quella assemblea è stato il fatto che, tranne Bersani, tutti gli altri che sono intervenuti si sono riconosciuti completamente in quelle proposte.
Purtroppo questa convergenza programmatica non si traduce – per il momento – in una convergenza politica poiché, soprattutto Sel, antepone ad una unità sui contenuti una alleanza in primo luogo con il Pd. È una posizione sbagliata che va contrastata, non perché non sia necessario fare un confronto anche con il Pd, ma perché saremmo molto più forti se a questo confronto andasse tutta la sinistra unita, sulla base – appunto – della piattaforma proposta dalla FIOM. Una sinistra – Idv, Sel, Fds e movimenti – che, qualunque fosse l’esito di quel confronto, potrebbe presentarsi in ogni caso agli elettori e conseguire un risultato molto importante, gettando anche le basi per costruire quella sponda politica che Landini, da tempo, ci sollecita a costruire.
Detto questo nel corso della assemblea si sono evidenziati altri elementi che meritano una riflessione. Tutti i rappresentanti dei partiti politici hanno ottenuto applausi, ma solo Stefano Rodotà ha scaldato veramente la platea. Nichi Vendola è stato ascoltato, ma – contrariamente a quanto si poteva pensare – non ha raccolto molti applausi. Bersani ha avuto qualche fischio e qualche contestazione, ma è stato ascoltato. I delegati che erano presenti sanno che il Pd sta sostenendo una politica che non condividono, ma sanno anche che se su alcuni punti, per loro importanti, il Pd dovesse prendere degli impegni ci potrebbero essere buone possibilità per ottenerle. È il caso della legge sulla rappresentanza, rispetto la quale Bersani ha preso un impegno e che vedremo se sarà mantenuto. Di Pietro ha usato quasi tutto il suo intervento per rispondere alle critiche che Bersani gli aveva fatto il giorno prima. La sua polemica con il Pd è stata dura, a tratti sarcastica. Dedurre da questo intervento il fatto che si sia consumata una rottura tra Pd e Idv, penso sia prematuro. L’atteggiamento del leader dell’Idv assomiglia per certi versi a quello che usava Bossi con Berlusconi. La sua esigenza politica è quella di “alzare la voce” per tenere un elettorato fortemente attratto da Grillo, ma, contemporaneamente, senza mai rompere definitivamente. Di Pietro non vuole rompere con Pd e Sel anche perché non avrebbe una alternativa. Impensabile infatti una coalizione con Grillo e improbabile, a mio parere, una alleanza con la sola Fds. Un conto infatti è chiudere una alleanza in qualche città – come è avvenuto a Palermo o a Napoli – ben altra cosa per Di Pietro e per il suo partito ( non dimentichiamoci quale ceto politico lo rappresenta in molti territori ) chiudere una alleanza nazionale con solo “i comunisti”!
La presenza di Ferrero e Diliberto a questa iniziativa è stata accolta positivamente. Gli interventi si sono distinti tra loro su un punto importante che è oggetto di discussione tra le forze della Fds: il tema del governo. Infatti mentre Ferrero si è limitato a dire che il programma della FIOM è un buon programma di governo, Diliberto ha proposto che l’alternativa va costruita anche con il Pd.
La Federazione della Sinistra esiste ancora?
Ma il problema principale non mi pare
questo. Se ad una iniziativa così importante tra le forze della
sinistra – a quattro anni dalla nascita della Federazione della
Sinistra – vengono invitati i segretari dei due partiti che parlano per
le rispettive organizzazioni e il portavoce nazionale della Fds è in
platea tra il pubblico, significa cha la Federazione della Sinistra –
come soggetto politico – non esiste.
La scelta fatta subito dopo il congresso costitutivo di “congelare” di fatto la Fds in mero cartello elettorale con una nomina del portavoce che alludeva chiaramente a questo, si è rivelata disastrosa. Non solo nulla di quanto era stato deciso al congresso è stato fatto (invito tutti a rileggere lo Statuto approvato e il documento con cui abbiamo fatto il congresso ), ma anche sui territori le strutture della Fds non sono state costituite. Questa regressione della Fds a mero cartello elettorale non aiuta sicuramente a discutere i punti di vista diversi e a ricercarne una sintesi, ma li alimenta, esponendo la Fds al rischio di una rottura che io giudicherei esiziale.
Non abbiamo molto tempo. Servono scelte coraggiose. Va aperta una discussione franca ed esplicita sui nodi politici di fondo, a partire da quale politica delle alleanze in questo contesto. Io per esempio penso che oggi sia sbagliato porre prioritariamente la questione di una intesa di governo con il Pd, poiché ritengo che la proposta di questa fase (in attesa di capire anche con che legge elettorale si voterà e come si presenterà il centro destra) sia quella di costruire una intesa politico-programmatica tra le forze della sinistra di alternativa. Ma penso anche che se c’è qualcuno che lo sostiene della Fds sia giusto discuterne esplicitamente non far finta di nulla, sperando che gli accadimenti ci risolvano i problemi. Assieme a questo va aperta una discussione sugli assetti e sul funzionamento del gruppo dirigente nazionale che non può riunirsi – come avviene adesso – a distanza di mesi, determinando anche per questa via una paralisi – di fatto – della iniziativa.
La scelta fatta subito dopo il congresso costitutivo di “congelare” di fatto la Fds in mero cartello elettorale con una nomina del portavoce che alludeva chiaramente a questo, si è rivelata disastrosa. Non solo nulla di quanto era stato deciso al congresso è stato fatto (invito tutti a rileggere lo Statuto approvato e il documento con cui abbiamo fatto il congresso ), ma anche sui territori le strutture della Fds non sono state costituite. Questa regressione della Fds a mero cartello elettorale non aiuta sicuramente a discutere i punti di vista diversi e a ricercarne una sintesi, ma li alimenta, esponendo la Fds al rischio di una rottura che io giudicherei esiziale.
Non abbiamo molto tempo. Servono scelte coraggiose. Va aperta una discussione franca ed esplicita sui nodi politici di fondo, a partire da quale politica delle alleanze in questo contesto. Io per esempio penso che oggi sia sbagliato porre prioritariamente la questione di una intesa di governo con il Pd, poiché ritengo che la proposta di questa fase (in attesa di capire anche con che legge elettorale si voterà e come si presenterà il centro destra) sia quella di costruire una intesa politico-programmatica tra le forze della sinistra di alternativa. Ma penso anche che se c’è qualcuno che lo sostiene della Fds sia giusto discuterne esplicitamente non far finta di nulla, sperando che gli accadimenti ci risolvano i problemi. Assieme a questo va aperta una discussione sugli assetti e sul funzionamento del gruppo dirigente nazionale che non può riunirsi – come avviene adesso – a distanza di mesi, determinando anche per questa via una paralisi – di fatto – della iniziativa.
Il Cpn di Rifondazione
Da questo punto di vista la riunione
del Cpn del Prc si può considerare positiva perché ha discusso e
deliberato unitariamente un importante documento
ed un altrettanto impegnativo programma di lavoro. Come già era
avvenuto in Direzione è stata data una valutazione positiva della
manifestazione del 12 maggio. Il punto politico che è emerso con forza è
la necessita di costruire un polo della sinistra di alternativa. Da
questo punto di vista è stata considerata molto utile l’iniziativa della
Fiom e si è valutato che sarebbe molto utile che la ripresa della
attività politica dopo l’estate fosse aperta da una grande e unitaria
manifestazione nazionale contro il Governo Monti.
Il limite che ho intravisto, in alcuni interventi, è la sottovalutazione di quanto ho scritto sopra a proposito della Fds, quasi come se non ci riguardasse e non potesse produrre – se non risolto positivamente – pesanti ripercussioni anche per il nostro partito e, assieme a questo, una sottovalutazione sul fatto – come i risultati elettorali ci hanno dimostrato – che operiamo ancora in un quadro di grandi difficoltà.
Il limite che ho intravisto, in alcuni interventi, è la sottovalutazione di quanto ho scritto sopra a proposito della Fds, quasi come se non ci riguardasse e non potesse produrre – se non risolto positivamente – pesanti ripercussioni anche per il nostro partito e, assieme a questo, una sottovalutazione sul fatto – come i risultati elettorali ci hanno dimostrato – che operiamo ancora in un quadro di grandi difficoltà.
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