venerdì 29 giugno 2012

VERTICE EUROPEO: MOLTO FUMO POCO ARROSTO di Moreno Pasquinelli,

Monti non tira le cuoia (per adesso) ma l'euro resta in bilico

Scriviamo a caldo, mentre i lavori del vertice europeo si sono appena conclusi. Le edizioni web dei principali quotidiani italiani gridano al "grande successo" visto che "l'accordo è stato raggiunto". Ma quale accordo è stato raggiunto? E riusciranno le misure adottate a sventare il rischio di un crack combinato di banche e debiti sovrani?
Contrariamente ai media italiani, spagnoli e francesi, Financial times e Wall street journal sono molto più prudenti e i loro giudizi sono improntati al pessimismo. A ragione.
Cosa infatti contempla l'Accordo della notte scorsa? Oltre alla scontata conferma dell'aiuto di 100 Mld alla Spagna, esso contempla l'istituzione di un meccanismo di vigilanza, gestito dalla Bce, sulla banche dell'eurozona. Una volta istituito, e solo dopo, il MES potrà utilizzare i suoi fondi  per ricapitalizzare e soccorrere le banche in difficoltà —in difficoltà, non dimentichiamolo per avere in pancia un' enorme quantità di titoli pubblici ormai prossimi ad essere "titoli spazzatura" (acquistati con la liquidità offerta loro dalla Bce (Ltro), e per avere in bilancio una massa di crediti considerati inesigibili.
Molto fumo, poco arrosto. 
Primo: sono in molti a ritenere che le risorse effettivamente erogabili (circa 500 Mld a disposizione del MES, 200 Mld teoricamente disponibili del fondo Efsf), sono del tutto insufficienti in caso di nuova tempesta finanziaria. 
Secondo: come si sa, questi fondi vengono elargiti dagli stessi stati membri, tra cui gli stessi che dovranno ricorrere agli aiuti. Un meccanismo quantomeno singolare per cui, Spagna e Italia, potranno sì attingere alle risorse del MSE e del Efsf, ma solo dopo che avranno sborsato le loro quote (solo l'Italia  ha un onere di 139 miliardi). In altre parole per calmierare lo spread questi paesi dovranno indebitarsi ulteriormente, col che non solo crescita del debito ma addio al pareggio di bilancio. 
Terzo: come la Merkel e lo stesso Draghi hanno precisato questa mattina, chi attingerà a questi fondi di salvataggio dovrà subire la supervisione della troika Bce-Ue-Fmi quindi rispettare condizioni rigorose. In buona sostanza la medesima procedura a cui è sottoposta la Grecia, le stesse cure da cavallo come contropartita.
Hanno una bella faccia tosta, i giornali italiani, a definire questa operazione un "solido scudo" contro il rischio di fallimenti bancari e di default dei debiti sovrani. Si tratta di uno scudo di cartapesta. In sintesi questo Accordo è ben più modesto di quanto noi stessi ritenevamo possibile [Verso il vertice del 28 giugno]. Ben lontano, com'è evidente, dal risultato che si attendevano i mercati finanziari. E' doveroso ricordare quali erano le misure considerate salvifiche e inderogabili: (1) Eurobond, (2) permettere alla Bce di acquistare i titoli pubblici e (3) spingere la Bce ad avviare una politica monetaria di Quantitative easing come la Fed americana.
In estrema sintesi e al di la delle chacchiere, la "linea dura" della Merkel ha avuto la meglio. E ciò si vedrà nelle prossime ore, con gli spread che saliranno. Si vedrà con la reazione delle borse sin dalle riaperture di lunedì prossimo.
Mario Monti spaccia il tutto per vittoria. Ha imparato da Berlusconi il mestiere di piazzista. Ottiene in effetti luce verde all'eventualità di salvataggio delle banche spagnole e italiane in caso di tempesta finanziaria, ma a condizioni ben peggiori di quelle che si aspettava. Per di più non è affatto scontato che, una volta salvate le banche sull'orlo della bancarotta, si riesca a fermare la speculazione ribassista sui titoli pubblici e il contagio sui debiti sovrani.
La grande stampa italiana, il Pd, Casini e quella parte del Pdl che vogliono tenerlo in sella per il tempo che serve loro a riprendere fiato, sono obbligati a tenergli il moccolo. Se in effetti Monti fosse tornato a casa con in mano il fallimento conclamato del vertice, egli molto probabilmente, avrebbe dovuto fare le valigie. 
Ma il mezzo fallimento non è una mezza vittoria. E questo lo vedremo molto presto, nelle prossime settimane, forse nei prossimi giorni.

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