In
politica generalmente è sempre sconsigliato pensare di copiare
scolasticamente esperienze che sono maturate in contesti nazionali
diversi dal proprio. Syriza, per andare subito al sodo, è il prodotto di
specifiche traversie della sinistra comunista greca ed il suo
straordinario successo alle recenti elezioni politiche è dipeso molto
dalle particolari condizioni in cui versa attualmente quel paese.
Dire che sarebbe auspicabile fare una Syriza italiana potrebbe essere
perciò un modo semplicistico di affrontare il tema della costruzione di
un soggetto politico nuovo, che abbia come elemento distintivo l’essere
alternativo alle forze neoliberiste e rigoriste del nostro paese. Se ne
può discutere.
Nondimeno l’attuale conformazione del quadro politico italiano pone dei problemi che non possono essere sottaciuti ovvero, che è ancora peggio, affrontati con indolenza, leggerezza, superficialità.
Nondimeno l’attuale conformazione del quadro politico italiano pone dei problemi che non possono essere sottaciuti ovvero, che è ancora peggio, affrontati con indolenza, leggerezza, superficialità.
Al governo c’è una giunta tecnica che, senza alcun mandato
elettorale, sta infliggendo colpi durissimi agli italiani, imponendo
tasse ingiuste, smantellando fondamentali conquiste dei lavoratori,
mandando l’economia in recessione.
Epperò, mentre si consuma sotto i nostri occhi questa tragedia sociale, con alcune forze politiche che ne consentono il perdurare attraverso il loro sostegno al governo dei professori, a sinistra, o giù di lì, si continua, salvo alcune eccezioni, come nel caso della Federazione della Sinistra, a parlare di Vasto, di primarie, di unità del centrosinistra.
Come se la collocazione delle singole forze politiche rispetto al governo Monti fosse qualcosa di irrilevante ai fini della costruzione di una futura alleanza politico-elettorale.
Epperò, mentre si consuma sotto i nostri occhi questa tragedia sociale, con alcune forze politiche che ne consentono il perdurare attraverso il loro sostegno al governo dei professori, a sinistra, o giù di lì, si continua, salvo alcune eccezioni, come nel caso della Federazione della Sinistra, a parlare di Vasto, di primarie, di unità del centrosinistra.
Come se la collocazione delle singole forze politiche rispetto al governo Monti fosse qualcosa di irrilevante ai fini della costruzione di una futura alleanza politico-elettorale.
A tal riguardo stupisce l’atteggiamento di Vendola, che annuncia la
sua partecipazione alle primarie, senza chiedere a Bersani cosa voglia
fare per il paese qualora il centrosinistra dovesse vincere le elezioni,
dimostrando di essere più interessato al metodo che al merito, più a
come si seleziona la futura leadership della coalizione che a cosa
quella colazione andrebbe a combinare nella stanza dei bottoni.
Più coerente, in questo senso, appare la posizione di Italia dei
Valori, che alle minacce di esclusione da una futura coalizione di
centrosinistra lanciate dal segretario del Pd ha risposto con un “dicci
prima quali sono le tue idee in tema di economia e di lavoro”.
Forse sarebbe il caso di riflettere sul fatto che il modo in cui ci
si è “liberati” di Berlusconi, e l’ascesa al governo di Monti, hanno
segnato uno spartiacque nella vicenda della sinistra italiana e che la
riproposizione di schemi elettorali concepiti in epoca berlusconiana
oggi non hanno più fondamento, né aderenza con il nuovo scenario
venutosi a creare.
Oggi la differenza non è più tra chi sta con Berlusconi e chi lo
avversa, ma tra chi sostiene le politiche antisociali, distruttive, di
Monti e chi le contrasta, tra chi è subalterno all’Europa delle banche,
dello spread, del rigore fine a se stesso, e chi anela ad un’Europa
democratica che ponga al centro della sua missione i diritti dei
cittadini, dei lavoratori, l’occupazione ed il futuro dei giovani.
La politica del palazzo – mi sia consentita questa espressione in
voga – tutto ciò finge di non capirlo. L’hanno capito benissimo invece i
movimenti spontanei, nati intorno ai temi della lotta alla precarietà e
del lavoro, che, nel vuoto politico attuale, cercano di affermare dal
basso la propria soggettività.
In mezzo a tutto ciò c’è tanta antipolitica di stampo demagogico, che spara nel mucchio e sferra fendenti alle istituzioni democratiche, prefigurando, come egregiamente fa Grillo, scenari poco rassicuranti in cui la partecipazione democratica verrebbe ridotta a cliccare “mi piace” sul proprio pc.
In questo contesto, del tutto nuovo rispetto a qualche mese addietro, la necessità di mettere in campo una proposta politica alternativa sia ai ciechi rigoristi che ai nuovi qualunquisti è più che mai avvertita, da molti. La sinistra, le forze che hanno fatto chiare scelte di campo in questi mesi, Idv, Sel, FdS, hanno il dovere di mettersi a disposizione di un progetto politico di questo tipo, superando comunque il retaggio di vecchie impostazioni politiciste, aprendosi ai nuovi movimenti che stanno fecondando positivamente la nostra società.
In mezzo a tutto ciò c’è tanta antipolitica di stampo demagogico, che spara nel mucchio e sferra fendenti alle istituzioni democratiche, prefigurando, come egregiamente fa Grillo, scenari poco rassicuranti in cui la partecipazione democratica verrebbe ridotta a cliccare “mi piace” sul proprio pc.
In questo contesto, del tutto nuovo rispetto a qualche mese addietro, la necessità di mettere in campo una proposta politica alternativa sia ai ciechi rigoristi che ai nuovi qualunquisti è più che mai avvertita, da molti. La sinistra, le forze che hanno fatto chiare scelte di campo in questi mesi, Idv, Sel, FdS, hanno il dovere di mettersi a disposizione di un progetto politico di questo tipo, superando comunque il retaggio di vecchie impostazioni politiciste, aprendosi ai nuovi movimenti che stanno fecondando positivamente la nostra società.
Dal movimento per i beni comuni al popolo viola, passando per i
movimenti di lotta alla precarietà, quelli per il lavoro, per l’ambiente
e lo sviluppo sostenibile, tutti dovrebbero sentirsi protagonisti di un
nuovo cammino delle forze del cambiamento.
Anche alcune esperienze comunali, da Milano a Napoli, passando per Palermo, potrebbero rivelarsi utilissime ai fini della costruzione e della competitività del progetto.
Anche alcune esperienze comunali, da Milano a Napoli, passando per Palermo, potrebbero rivelarsi utilissime ai fini della costruzione e della competitività del progetto.
Sono convinto che uno schieramento del genere avrebbe grandi
possibilità di successo nel nostro paese; potrebbe tranquillamente
candidarsi a rappresentare più di un quarto dell’elettorato italiano.
Non vogliamo chiamarlo Syriza italiana? Sono d’accordo. Ma non perdiamo tempo e rimbocchiamoci le maniche.
Non vogliamo chiamarlo Syriza italiana? Sono d’accordo. Ma non perdiamo tempo e rimbocchiamoci le maniche.
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