Il Fiscal Compact non è altro che un'architettura istituzionale tesa
a demolire salari e diritti sociali oltre che limitare la sovranità
democratica dei paesi che vi aderiscono. E' pensato con lucidità,
utilizzando il criterio del debito pubblico come pilastro del suo
funzionamento condanna il futuro di alcuni paesi, tra cui il nostro, a
decenni di austerity. Il fatto che non si sia inserito il debito
aggregato per esempio ( debito pubblico più debito privato di un paese)
dimostra come queste scelte siano arbitrarie. Utilizzando questo
criterio l'Italia sarebbe stata uno dei pochi paesi con i conti a posto
della zona Euro. L'approvazione del Fiscal Compact ha per l'Italia lo
stesso significato che ha il memorandum per le Grecia. Finanziarie
lacrime e sangue, recessione certa e svendita del nostro patrimonio
pubblico alla borghesia transnazionale. Con il Fiscal Compact operativo
l'Italia non può permettersi socialmente di restare in Europa. Per come
siamo messi sarebbe insostenibile una manovra da 40 miliardi,
figuriamoci una ventina di seguito! La cosa che mi colpisce in questi
giorni è la completa assenza di discussione delle forze politiche su
questo tema. A sinistra mi pare che si continui a discutere di tutto ma
non di Fiscal Compact ( la cui ratifica è prevista per luglio). Se in
Europa il Fiscal Compact è diventato oramai un elmento discriminante (in
Danimarca la sinistra è uscita dalla coalizione di Governo contro la
sua ratifica, in Germania Verdi e SPD si sono presi durissime critiche
da parte della Linke per aver raggiunto un accordo con la Merkel) in
Italia si mette la testa sotto la sabbia estiva. Gli eurogoverni dei
padroni e delle banche non pettinano mica le bambole, fanno una
purissima e feroce lotta di classe contro i popoli europei senza
muovere un dito contro la speculazione e chi alimenta la crisi. Ieri la
BRI ( la banca delle banche) ha ammonito i suoi aderenti ( le grandi
banche) dicendo che dovrebbero smettere di speculare sui derivati, ciò
vuol dire in poche parole che mentre ai lavoratori si è piegata la
schiena in questi anni nessuno ha pensato di bloccare queste belve
assetate di profitto che alimentano la crisi. Poche chiacchiere allora,
in tutta franchezza ritengo che sia demente continuare a parlare di
primarie del centro sinistra. Lasciamo agli altri la scelta dell'albero a
cui impiccare i lavoratori al costo di un Euro. Bersani o Renzi,
cambia la faccia ma non la sostanza, con il Fiscal Compact a decidere
saranno i numeri. Noi però non possiamo far la nostra politica dicendo
che il PD è cattivo, i suoi elettori lo sanno benissimo, e lo votano per
questo. Noi dobbiamo essere invece molto chiari con noi stessi. Se è
vero che i sondaggi cominciano a far vedere che esistiamo come forza non
residuale, né il PRC, né la FDS bastano per reggere questa sfida da
sole. In questo senso ritengo che gli appelli all'unità della sinistra
rivolti solo ai leader senza aprire da subito una nuova modalità nel
fare politica con il popolo e nel popolo della sinistra ( sempre che
esista ancora) siano inefficaci . Occorre far capire che l'unità della
sinistra passa anche per la costruzione delle procedure democratiche
basate sulla scelta di una testa un voto, nel dare possibilità di
scelta, nel costruire nuove forme di partecipazione. Ritengo quindi che
elementi di democrazia diretta vadano inseriti da subito, come cardini
fondamentali, nella costruzione di quella coalizione sociale in grado di
reggere lo scontro di classe, sia nel lato più alto della lotta per
l'egemonia che in quello più basso, nella resistenza sociale fatta di
pratiche e conflitti contro la crisi. No, non si tratta di riprodurre
il Front de Gauche, o Syriza si tratta di produrre per la sinistra
italiana il modello più efficace per uscire dalla crisi della politica,
che è la crisi più utile per il capitale perchè neutralizza
l'organizzazione collettiva della classe. Se in Europa esiste una
sinistra continentale che ha linguaggi comuni, programmi comuni e comuni
avversari in Italia manca ancora l'intuizione per determinare questa
convergenza. In Italia è così per tanti fattori, ma anche perchè nella
sinistra di questo paese c'è una classe politica e sindacale cresciuta
nella mediazione tra capitale e lavoro che non riesce a rendersi conto
che questa mediazione non esiste più. Per essere ancora più chiari
facciamo prima a fare il comunismo che gli Eurobond! La
ristrutturazione capitalista ci ha portato in questa pianura senza
certezze. Qui non si tratta di sciogliere il PRC ne di fare passi
indietro, occorre invece muoversi in avanti con agilità e compattezza,
cercando di trovare un percorso di convergenza comune, plurale e
orizzontale con il popolo della crisi e gli altri soggetti sociali,
politici e sindacali che vogliono stare da questa parte della barricata.
Abbiamo il tempo per farlo, ma non abbiamo tempo da perdere.
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