Nella
crisi, quella grazie alla quale un pugno di lestofanti sta devastando
la vita di miliardi di persone e saccheggiando le risorse del pianeta, “
tutti i misteri vengono in chiaro. E si assiste - come scrive Paolo
Ciofi in un suo recente lavoro – al miracolo dei ricchi salvati dai
poveri. E tuttavia diventa finalmente di senso comune ciò che fino a
ieri restava avvolto nella nebbia delle manipolazioni mediatiche
orchestrate da un agguerrito esercito di spin doctors, asserviti ai
potentati economici e finanziari.
Ora che il re appare nelle sue nudità occorre chiedersi: chi sono i mercati? Dove si nascondono questi invisibili, impersonali demiurghi che si muovono come giudici inappellabili in un mondo opaco, come forze inafferrabili dotate di un potere quasi divinatorio?
Ebbene, si tratta di circa mille persone: sono i proprietari universali che controllano, dispongono di 50 trilioni di dollari, pari a 2/3 dell'intera ricchezza mondiale; sono coloro che si incontrano ogni anno a Davos, una ridente località svizzera, per discutere – e decidere – cosa fare del mondo e di tutti noi. Sono il gotha del capitalismo finanziario: banchieri, proprietari di imprese transnazionali, gestori di fondi di investimento, accademici, direttori delle più importanti testate giornalistiche.
Poi c'è un gruppo più piccolo, che screma quello più grande, e si chiama Commissione Trilaterale (in tutto fanno 400 persone), fondata nel 1973 da un povero miliardario, David Rokefeller, che ha per finalità dichiarata la conservazione del capitale, l'affrancamento delle istituzioni dal sovraccarico democratico, la diminuzione del peso del welfare, il contrasto dei sindacati e l'attacco al potere di coalizione dei lavoratori.
Infine, il terzo cerchio, il più stretto, il Gruppo Bilderberg, in tutto 120 persone, un ridotto di quelli precedenti. Funziona come una loggia massonica coperta, si riunisce quasi in clandestinità, è vietato l'accesso ai giornalisti e a recintare le riunioni di quel selezionatissimo consesso è posto uno stuolo di vigilantes armati. Di cosa si occupano costoro? Di governance planetaria, di economia globale, di finanza, di sicurezza internazionale, di risorse energetiche, di conflitti militari.
Ecco: questi sono i fantomatici mercati. Quelli che fanno schizzare in alto i titoli delle corporations quando licenziano, quelli che se il ministro Fornero spendesse i soldi necessari per tutelare tutti gli “esodati” si vendicherebbero sui titoli del debito del debito sovrano.
Ebbene, Monti, sino all'investitura a presidente del Consiglio ha fatto parte di tutti e tre i potentissimi consessi: presidente del gruppo europeo della Trilateral, membro del consiglio esecutivo del Gruppo Bilderberg, e invitato permanente a Davos.
Ecco perché il governo “tecnico” è una colossale menzogna: tecnico vorrebbe dire “oggettivo”, che ha il crisma della scienza, che vara misure giuste e, soprattutto, senza alternative. E invece è il trionfo dell'ideologia mercatista e iperliberista, spacciata per inesorabile necessità. Esattamente come lo è l'attacco all'articolo 18, gabellato senza pudore come strumento per promuovere investimenti e occupazione.
E' la lotta di classe, signori, la guerra senza esclusione di colpi – per dirlo con le parole del miliardario Warren Buffet – che i ricchi stanno facendo contro i poveri. Vincendola. Fino a che glielo lasceremo fare.
Ora che il re appare nelle sue nudità occorre chiedersi: chi sono i mercati? Dove si nascondono questi invisibili, impersonali demiurghi che si muovono come giudici inappellabili in un mondo opaco, come forze inafferrabili dotate di un potere quasi divinatorio?
Ebbene, si tratta di circa mille persone: sono i proprietari universali che controllano, dispongono di 50 trilioni di dollari, pari a 2/3 dell'intera ricchezza mondiale; sono coloro che si incontrano ogni anno a Davos, una ridente località svizzera, per discutere – e decidere – cosa fare del mondo e di tutti noi. Sono il gotha del capitalismo finanziario: banchieri, proprietari di imprese transnazionali, gestori di fondi di investimento, accademici, direttori delle più importanti testate giornalistiche.
Poi c'è un gruppo più piccolo, che screma quello più grande, e si chiama Commissione Trilaterale (in tutto fanno 400 persone), fondata nel 1973 da un povero miliardario, David Rokefeller, che ha per finalità dichiarata la conservazione del capitale, l'affrancamento delle istituzioni dal sovraccarico democratico, la diminuzione del peso del welfare, il contrasto dei sindacati e l'attacco al potere di coalizione dei lavoratori.
Infine, il terzo cerchio, il più stretto, il Gruppo Bilderberg, in tutto 120 persone, un ridotto di quelli precedenti. Funziona come una loggia massonica coperta, si riunisce quasi in clandestinità, è vietato l'accesso ai giornalisti e a recintare le riunioni di quel selezionatissimo consesso è posto uno stuolo di vigilantes armati. Di cosa si occupano costoro? Di governance planetaria, di economia globale, di finanza, di sicurezza internazionale, di risorse energetiche, di conflitti militari.
Ecco: questi sono i fantomatici mercati. Quelli che fanno schizzare in alto i titoli delle corporations quando licenziano, quelli che se il ministro Fornero spendesse i soldi necessari per tutelare tutti gli “esodati” si vendicherebbero sui titoli del debito del debito sovrano.
Ebbene, Monti, sino all'investitura a presidente del Consiglio ha fatto parte di tutti e tre i potentissimi consessi: presidente del gruppo europeo della Trilateral, membro del consiglio esecutivo del Gruppo Bilderberg, e invitato permanente a Davos.
Ecco perché il governo “tecnico” è una colossale menzogna: tecnico vorrebbe dire “oggettivo”, che ha il crisma della scienza, che vara misure giuste e, soprattutto, senza alternative. E invece è il trionfo dell'ideologia mercatista e iperliberista, spacciata per inesorabile necessità. Esattamente come lo è l'attacco all'articolo 18, gabellato senza pudore come strumento per promuovere investimenti e occupazione.
E' la lotta di classe, signori, la guerra senza esclusione di colpi – per dirlo con le parole del miliardario Warren Buffet – che i ricchi stanno facendo contro i poveri. Vincendola. Fino a che glielo lasceremo fare.
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