domenica 24 giugno 2012

SE FRAU MERKEL VA ALLA PARTITA. Il fallimento del vertice di Roma di Leonardo Mazzei


Palazzo Madama, ore 16,36 - mentre Monti, Rajoy ed Hollande continuano a confabulare tra loro, la signora Merkel guadagna veloce l'uscita per raggiungere l'aereo che la porterà a Danzica, dove vedrà la partita Germania-Grecia (risultato finale 4-2) accanto a Michel Platini.
L'immagine della padrona che se ne va verso altri impegni (evidentemente considerati più importanti), lasciando i restanti 3 capi di governo alle loro inutili chiacchiere, è la fotografia più precisa di come l'Unione Europea - proprio dopo aver spezzato le reni alla Grecia - si stia incamminando verso il vertice del 28-29 giugno.

In teoria, questo vertice è chiamato a dare delle risposte all'evidente crac dell'Eurozona; in pratica possiamo già scommettere sul fatto che non potrà darle.

Il problema è di una semplicità estrema. L'euro è una moneta senza Stato, mentre è ben noto che non possono esistere vere monete senza Stato, né veri stati senza moneta. Dunque, delle due una: o fare lo Stato o disfare la moneta. Ma quel che sembra facile sulla carta, è invece impossibile per gli agenti politici (questi sono i governi nazionali, ed ancor più le istituzioni europee) delle oligarchie finanziarie.

Gli «Stati Uniti d'Europa» sono ora la carta disperata delle classi dominanti. L'obiettivo è quello di uno Stato autoritario, antidemocratico, oligarchico ed imperialista, un mostro ancora peggiore dell'attuale Unione.

Perché questo tentativo appare però destinato al fallimento? Intanto perché non si vede per quale ragione il super-Stato europeo potrebbe adesso prendere forma, dopo che ciò si è dimostrato impossibile finora. In secondo luogo perché esistono tra i vari Stati europei interessi obiettivamente confliggenti. In terzo luogo perché i fatti, non le dichiarazioni di intenti, ma i crudi fatti della politica ci dimostrano ogni giorno quanto questo conflitto sia forte ed in via di accentuazione.

Restiamo appunto ai fatti, ed esaminiamo le risultanze dello strombazzato vertice romano di ieri. Ecco come le sintetizza Alessandro Barbera (La Stampa online): «Primo: la Merkel è ancora contraria al finanziamento diretto delle banche da parte dell’Efsf o dell’Esm». Secondo, «I tedeschi restano (almeno tatticamente) contrari ad un sistema di garanzie unico sui depositi bancari». «Terzo: il meccanismo anti-spread chiesto dall’Italia (acquisto automatico di titoli di Stato da parte della Bce) ha poche speranze di passare».

Di eurobond neanche a parlarne, di cambiamento delle norme che regolano l'attività della Bce neppure. Certo, l'ipotesi di una maggiore integrazione economica e politica rimane (vedi il compitino assegnato all'inquietante quadrumvirato composto da Juncker, Barroso, Draghi e Van Rompuy), ma quale credibilità potrà mai avere se i segnali e le decisioni rispetto alla crisi del debito restano quelle di sempre?

In quanto alla crescita, hai voglia di parlarne! Ma la crescita non viene per decreto, ed i 130 miliardi promessi dal quartetto che si è incontrato a Roma assomigliano molto agli (inesistenti) 80 miliardi di cui ha sproloquiato, peraltro nell'indifferenza generale, il ministro Passera con il suo pacchetto. A proposito del decreto di quest'ultimo, il Wall Street Journal ha osservato che pretendere di risollevare l'economia italiana con il provvedimento del governo Monti, sarebbe come voler svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia... E per una volta ci tocca essere d'accordo con il WSJ.

I 130 miliardi europei non si sa neppure da dove verrebbero. Forse dall'ipotetica Tobin taxdice qualcuno, ma questa tassa (benché prevedibilmente modestissima) sulle transazioni finanziarie è di là da venire. Si conoscono invece i divertenti concetti attorno ai quali si aggrovigliano i vertici dell'UE. Sentite Monti: «La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio, e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e sviluppo». Davvero geniale questa profondità di pensiero bocconiano! E la signora Merkel non ha voluto essere da meno: «crescita e finanze solide sono due facce della stessa medaglia».

Ma se è così facile, se questo buon senso da quattro soldi è la ricetta giusta, perché non funziona? Domanda imbarazzante, che probabilmente nessun giornalista avrebbe fatto, ma che in ogni caso è stata resa impossibile dalle regole della conferenza stampa conclusiva (c'era fretta, che la Merkel doveva scappare a Danzica...). Per capirci, l'unica domanda concessa alla stampa italiana è stata attribuita alla Rai...

Ma torniamo al significato dei no della Germania, uno schiaffo alla Spagna sulle banche ed uno all'Italia sulle misure abbassa-spread, mentre quello alla Francia (sugli eurobond) era già stato assestato in separata sede, e così il prode Hollande si è ben guardato dal riproporre la questione.

La spiegazione dei no tedeschi è semplicissima. La Germania può accettare, a malavoglia, qualche ritocco sulla tabella di marcia del rigore finanziario, ma non accetterà mai misure di effettiva mutualizzazione del debito, sia che si tratti delle banche spagnole, come degli «aiuti» ai paesi della periferia, degli eurobond o degli acquisti anti-spread della Bce.

Se queste sono le premesse, cosa potrà mai uscir fuori dal vertice di fine mese a Bruxelles? Certo non una road map verso l'unione politica, ma sicuramente la pervicace volontà di andare avanti sulla stessa strada di una classe dirigente incapace di concepire qualsiasi mutamento di rotta. Gli eurocrati non intendono mollare - ieri Monti ha dichiarato che l'euro è «irreversibile» (boom!) -, non possono fare passi avanti, ma non intendono fare passi indietro. Resteranno così in mezzo al guado, collezionando un disastro dietro l'altro. Del resto, questi camerieri dei vampiri della finanza altro non possono fare. Per loro tutto può crollare, basta che banche e finanzieri vedano garantiti i loro capitali e le loro cedole.

Tocca ai popoli fermare questo disastro, vincendo la paura e la rassegnazione. Costruendo un'alternativa rivoluzionaria con l'unità di tutto il popolo lavoratore Di sicuro, a fine mese, i governanti europei diranno di aver fatto dei «passi avanti». Vedremo. Fino ad oggi i loro passi sono stati quelli verso il baratro di un disastro sociale inimmaginabile solo pochi anni fa. E' il baratro in cui stanno gettando milioni di uomini e donne, giovani e meno giovani, quelle masse popolari a cui toccherà risvegliarsi al più presto. Alla faccia di quella religione dell'Euro che per troppi anni ha funzionato come moderno oppio dei popoli.

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