giovedì 28 giugno 2012

Una Syriza italiana contro l’illusionismo Pd di Giacomo Russo Spena, Micromega

Sconcerto. Non c’è altra parola per descrivere la sortita quotidiana del ministro Elsa Fornero: “Il lavoro non è un diritto”. L’opposizione – dalla Lega all’Idv passando per la Sinistra (Sel e Federazione) – attacca quest’aberrante e incostituzionale affermazione, il Pd in evidente imbarazzo parla di frase controproducente. Ma la questione è un’altra. Si sapeva fin dall’inizio chi fosse la Fornero e più in generale che interessi rappresentassero i “tecnici”: la riforma delle pensioni, la legge Fornero votata oggi, il ritocco all’articolo 18, l’imposizione della Tav in Val Susa, la privatizzazione dei servizi locali, le finte liberalizzazioni, il ritorno della discussione del nucleare in Italia, l’Imu etc… Senza considerare tutte quelle leggi che non sono state fatte: come sulla corruzione o sul conflitto d’interessi. Allora di chi è la colpa? Forse di una cosiddetta sinistra che ha creduto in Monti. Nel Dio Monti dopo la caduta di Berlusconi.
Con la crisi incombente e lo spread che impazzava quasi a quota 600 il Pd aveva due possibilità davanti: o andare subito al voto (anche i primi gennaio) confermando la coalizione di Vasto allargata a società civile e Fiom nel più classico centrosinistra, stravincere le elezioni, dare la mazzata finale a Berlusconi, uscire dal berlusconismo iniziando ad abrogare una serie di leggi porcata e cercare di tamponare la crisi finanziaria con politiche espansive e di difesa del welfare State. Di fronte a un tale scenario, il Pd – e più in generale il pensiero liberal in Italia – ha deciso tafazzianamente un’altra strada.
Ma siamo matti che andiamo a governare e facciamo qualcosa di sinistra? Figuriamoci. Meglio i professori, anche perché – la vera bufala raccontata è questa – non c’è altra soluzione per fermare la corsa dello spread! E qui scende in campo la martellante campagna disinformativa -  guidata dall’alto dal migliorista Napolitano – che ha fatto credere che non ci fosse alternativa a Monti, il Salvatore, chiunque provava ad obiettare era accusato di “alto tradimento”.
Tutti con i tecnici, all’inizio persino Vendola – che prima o poi dovrà risolvere questo problema ancestrale col Pd – aveva una linea attendista e possibilista. Ci salveranno dalla crisi. “Noi siamo un partito responsabile e pensa all’Italia non a vincere le elezioni” esclamava un entusiasta Bersani. Contento lui.

Passano i mesi: lo spread è ancora sopra i 400, in Italia si stanno smantellando diritti e soprattutto è in atto una macelleria sociale. Chi sostiene Monti in Parlamento è in forte difficoltà, sentire esponenti di Pdl e Pd fa ridere: attaccano le leggi, per poi votarle sistematicamente. Bah. Schizzofrenia o paraculismo acuto? Forse la seconda.
Resta il fatto che il Pd ha una grave responsabilità perché insieme all’ex Terzo Polo è il più forte sostenitore del governo Monti-Passera-Napolitano. Alle prossime elezioni – probabilmente a novembre perché se Berlusconi è furbo (come penso), staccherà lui la spina ripresentandosi al voto come oppositore dei tecnici, dell’Europa dei banchieri e dell’euro – c’è la possibilità che possa rinascere un centrodestra e che Grillo – in questo squallore generale – faccia il boom vero da farlo sentire anche al Quirinale.
A questo punto la speranza è che il Pd faccia il salto del Rubicone, vada pure con l’Udc. Facciano anche un governo insieme con il sostegno dei “giornaloni”. Se così fosse a sinistra ci sarebbe uno spazio politico e il modello Syriza in Grecia non sarebbe più troppo lontano. Una sinistra alternativa unita: Idv, Sel, Federazione della Sinistra aperta a Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav. Una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe il welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti – che fosse per me si potrebbero anche sciogliere – con a capo una personalità della società civile, un volto nuovo (Landini?), unico modo per arrestare l’avanzata dei grillini.
Altro che primarie… il Pd ha gravi colpe sulla fase attuale e sulle sortite dell’attuale ministro del Lavoro Elsa Fornero. Sgombrasse il campo. Non c’è più tempo per l’indecisione bersaniana e il suo progetto utopico e politicista di formare una coalizione dalla Fiom all’Udc (ma senza Di Pietro). C’è invece un vuoto da colmare a sinistra, quella vera.

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua