giovedì 21 giugno 2012

Schiaffo pesante per Marchionne, di Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano

La Fiat condannata ad assumere gli operai Fiom che avevano fatto ricorso per discriminazione. L'azienda è sconfessata nella sua politica e dovrà ammettere il sindacato in fabbrica. 

E’ lo schiaffo più pesante che Marchionne riceve in un’aula di Tribunale. Più pesante di quello ricevuto qualche settimana fa dal Tribunale di Modena dove la Fiom aveva vinto un altro ricorso, per violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori (comportamento antisindacale) e in cui il giudice aveva deciso di chiamare in causa la Corte costituzionale sulla questione della rappresentanza in azienda. Stavolta, però, lo schiaffo arriva direttamente nel cuore del progetto della nuova Fiat, là dove tutto è cominciato.
A Pomigliano sono mesi che la Fiom denuncia la discriminazione subita dai suoi iscritti nessuno dei quali, finora, era stato assunto nel nuovo stabilimento in cui si produce la Panda. Assunzioni con il singhiozzo, tra l’altro, perché dei 4500 operai che facevano parte dell’ex stabilimento Giovanbattista Vico, solo 2093 hanno potuto rivedere il proprio posto di lavoro. Ma dei 2093 “richiamati” – così gli operai ci tengono a essere definiti, proprio per ribadire che assunti lo erano già stati – nessuno proprio nessuno, aveva la tessera della Fiom in tasca. Nemmeno nel calcolo probabilistico si può dare l’eventualità che nemmeno uno dei 338 tesserati della Fiom non faccia parte di un corpo fatto di duemila unità. Marchionne, e tutta la Fiat, ha sempre risposto che all’azienda tutto ciò non risulta perché, dopo la firma del contratto separato con Fim, Uilm, Ugl e Fismic, la Fiat non trattiene più le quote sindacali della Fiom e quindi non può sapere chi tra i suoi dipendenti è iscritto o meno al sindacato cigiellino. Inoltre, è circolata la voce che una fetta degli iscritti Fiom si sia trasferita alla Fim, notizia che in realtà confermerebbe la denuncia Fiom: per lavorare occorre non iscriversi o cambiare sindacato.
Ora, il Tribunale di Roma con la sua sentenza chiarisce la situazione e stabilisce un punto di svolta nelle relazioni sindacali del principale gruppo privato italiano. Impossibile non collegare tra loro le tante sentenze che in giro per l’Italia, a Torino come a Bologna o a Modena, stanno dando ragione al sindacato di Maurizio Landini per quanto concerne le discriminazioni subite. E impossibile, per tutto il sindacalismo confederale, non richiamare in causa l’accordo separato firmato, proprio a partire da Pomigliano, con il gruppo Fiat – nel frattempo uscita da Confindustria – che permette all’aziende torinese di applicare le norme, i contratti e la stessa legge sulla base delle proprie esigenze. E’ tutta la strategia di Marchionne a essere sconfessata.
La sentenza di Roma, però, scoperchia quanto è avvenuto e sta avvenendo nella stessa Pomigliano dove Marchionne ha condotto la sua sfida e conferisce una forza particolare alla Fiom che, oltre a rientrare in fabbrica, vede vittoriose tutte le proprie istanze e ribadite le proprie ragioni. Ma questo, paradossalmente, potrebbe indurre la Fiat a fare un passo estremo nella sua reiterata volontà di lasciare l’Italia o, come annunciato dallo stesso Marchionne in una celebre intervista al Corriere della Sera, chiudere lo stesso stabilimento di Pomigliano. Per finire esattamente dove tutto è cominciato.


Peggio di Marchionne c’è solo il sindacato filo-Marchionne di Matteo Pucciarelli, Micromega

Ad ognuno il suo (sporco) lavoro. Perché nonostante ci abbiano riempito le tasche di iPhone che ci fanno sentire tanto progrediti il mondo – volenti o nolenti – è ancora diviso in tre categorie: i padroni (datori di lavoro, scusate) e quelli che stanno sotto i padroni (i datori di lavoro, scusate). E poi il terzo soggetto, che è più infido del padrone stesso: il sindacato giallo. Quello che dovrebbe fare gli interessi dei lavoratori (infatti si chiama “sindacato”) ed è invece il cavallo di Troia del padrone (del datore di lavoro, scusate).
La bellissima pagina della Fiom, oggi, è rovinata da questa agenzia di stampa, davanti alla quale uno davvero non riesce a capacitarsi.
«La Uilm Campania non esclude un ricorso contro la sentenza del Tribunale di Roma che ha dato ragione alla Fiom per discriminazioni nelle assunzioni nella newco di Pomigliano. Lo ha annunciato il segretario generale del sindacato metalmeccanici della Uil, Giovanni Sgambati, il quale ha sottolineato che “anche la Uilm ha tanti iscritti che ancora non sono stati riassorbiti, ed è impensabile che la Fiom abbia un canale preferenziale grazie ad una sentenza”».
La Fiom è rientrata grazie a una sentenza perché ha fatto una causa e una coraggiosa battaglia politico-sindacale per la democrazia in fabbrica. Tu dov’eri, Sgambati, quando i tuoi colleghi sindacalisti e lavoratori della Fiom venivano trattati alla stregua dei delinquenti dal padrone (dal datore di lavoro, scusate)?
Ad ognuno il suo lavoro. Alla Fiom stare dalla parte degli operai, alla Uilm vendersi la pelle degli operai.

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua