“Roma non deve intitolare una via ad uno stragista come Bentivegna, è
una vergogna! Il ‘gappistà, non solo uccise soldati e civili (tra cui
Piero Zuccheretti di 12 anni), ma fu il vero responsabile della tragedia
delle Fosse Ardeatine. Se si fosse consegnato centinaia di innocenti
non sarebbero stati uccisi. Ma sia Bentivegna che i suoi mandanti
sapevano bene cosa stavano facendo”. Poi
ancora: “La strage di via Rasella non fu un atto di resistenza, ma
un’azione pianificata per scatenare la rappresaglia, che avrebbe portato
a due risultati: l’odio e la decapitazione dei dirigenti del Fronte di
Liberazione non legati al Pci (partigiani bianchi, Stella Rossa,
anarchici, cattolici, ecc) detenuti nel carcere di Regina Coeli. Cosa
scriveranno sulla targa? Stragista? A chi scatenerà polemiche su queste
mie affermazioni dico subito che, anni fa, denunciato dal Bentivegna
stesso per aver affermato ciò che oggi ripeto, venni assolto con formula
piena dal Tribunale di Roma. Via Rasella fu una strage: il Pci il
mandante, Bentivegna e la Capponi gli esecutori, i morti di via Rasella e
delle Fosse Ardeatine le vittime. Altre verità sono solo faziose e
viziate dall’odio ideologico. Se a Roma verrà intitolata una via al
‘gappistà non esiteremo a prenderla a martellate”. Prenderla a
martellate.
Giuliano Castellino dixit. Fascista in salsa Rita Pavone – che stamattina si sarà svegliato canticchiando la famosa Datemi un martello
– replica così alla proposta dell’Anpi di intitolare una strada al
gappista Rosario Bentivegna. Ed eccolo partorire una dichiarazione degna
del peggior revisionismo storico. A tal punto che manco il “sinistro”
Giampaolo Pansa sarebbe arrivato a tanto. Un odio – quello di Castellino
– nei confronti dei partigiani e della Costituzione repubblicana.
Ma chi era in realtà Bentivegna? Storico partigiano – tra i più
valorosi protagonisti della Resistenza – è morto lo scorso 2 aprile a
novant’anni. In una Italia liberata anche grazie a lui. Il 23 marzo del
1944 fu tra gli autori dell’attacco (e non attentato) di via Rasella,
dove morirono 33 soldati delle SS e che fu successivamente il pretesto
per la strage nazista delle Fosse Ardeatine.
“E’ morto un eroe. Un eroe soprattutto per noi ebrei della seconda
generazione, figli di sopravvissuti. Un uomo coraggioso che con poche
armi in mano ha impaurito l’occupante nazista”, dichiarava il presidente
della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, appena appresa la
notizia della sua scomparsa.
Invece chi è Giuliano Castellino? Un camerata che ha militato in
tutte le strutture dell’estrema destra italiana: passato per Fiamma
Tricolore (con cui si candida alle politiche del 2008) – ma prima anche
per Forza Nuova, Base Autonoma di Boccacci e per l’area non conforme
oggi appannaggio di Casa Pound – si iscrive al Pdl (fautore della
corrente capitolina “Il Popolo di Roma”), diventa un fedelissimo del
sindaco Gianni Alemanno. Ora – con l’arrivo di Monti – è approdato nella
Destra di Storace rispolverando i vecchi echi della destra
“antisistema”.
Infine – chicca finale – è l’artefice di quel manifesto contro Monti
che ritrae una manifestazione di anarchici greci con lo striscione
“Stasera muore il fascismo”. Costretto successivamente a chiedere venia
ai suoi camerati per quel clamoroso autogol.
Insomma le biografie di Bentivegna e Castellino sembrano dire tutto
dei due personaggi… ogni altro commento è superfluo! Da fare, ora, due
azioni: intitolare una via a Bentivegna e togliere il martello a
Castellino. Spero che Nicola Zingaretti – il prossimo sindaco di Roma
molto probabilmente – sia d’accordo con me.
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