Il risultato delle elezioni greche segna una vera
novità nella situazione europea. Per la prima volta una forza di
sinistra contro le politiche di austerità europee, dichiaratamente
antiliberista e anticapitalista, raggiunge una percentuale del 27% e
complessivamente le forze della sinistra antiliberista arrivano attorno al 40%. Lo fa in nome di un’altra Europa,
di una Europa democratica basta sui diritti sociali e civili, dove il
rovesciamento delle attuali politiche europee non è finalizzato ad un
nuovo nazionalismo ma ad una nuova Europa.
Il messaggio che ci viene dalla Grecia è quindi un messaggio di speranza
perché ci parla della possibilità di rovesciare le folli politiche
neoliberiste. Sarebbe infatti sbagliato pensare che la vicenda greca sia
chiusa con queste elezioni. Oggi, in virtù di una legge elettorale
maggioritaria Nuova Democrazia può formare il governo
ma tra qualche mese, quando sarà chiaro che la situazione è destinata a
peggiorare, la situazione sarà molto più bollente. In questa condizione,
pensare che il governo che verrà formato in questi giorni sia destinato
ad aprire una fase di stabilità per la Grecia è una pura illusione.
Anche perché la Merkel ha già pensato bene di spiegare a tutti che non farà sconti al governo greco.
Come abbiamo visto nel caso spagnolo, questi delinquenti che governano
l’Europa, sono disponibili a mettere risorse (100 miliardi) per salvare
le banche, ma non sono disponibili a permettere alla BCE di salvare gli
stati, cioè i popoli. Le banche vengono salvate, le famiglie no.
La situazione greca è quindi tutt’altro che stabilizzata e nei prossimi mesi Syriza è nelle condizioni di costruire – da sinistra – una opposizione sociale, politica e culturale alle politiche europee,
ponendo le condizioni per un deciso cambio di marcia. In altre parole
la Grecia ci dice che è possibile anche in Europa avviare un percorso
come quello imboccato negli ultimi decenni dall’America Latina, in cui le politiche neoliberiste sono state sconfitte e con esse buona parte delle forze politiche che le proponevano.
Il
punto è di non lasciare isolata la sinistra greca. La Grecia da sola
non può cambiare l’Europa, serve il contributo di tutti, a partire dal
nostro. Per questo è necessario costruire anche negli altri paesi
europei una sinistra antiliberista che abbia due caratteristiche fondamentali:
In
primo luogo di essere molto netta nelle posizioni contro le politiche
di austerità europee. Non si tratta quindi di fare qualche emendamento –
come propongono il Pd e i partiti socialisti – ma di rovesciare
radicalmente l’impostazione economica e sociale: occorre demolire la
speculazione, ridistribuire reddito e costruire un intervento pubblico
in economia finalizzato alla riconversione ambientale e sociale
dell’economia. Si tratta di costruire una sinistra che individuando
chiaramente l’avversario da battere nella finanza e nelle
multinazionali, riesca a raccogliere i disoccupati, i pensionati, i
lavoratori e le lavoratrici, gli artigiani, i commercianti, i piccoli
imprenditori. Si tratta cioè di fare un sinistra che per la chiarezza
degli obiettivi difenda gli interessi della maggioranza della
popolazione.
In secondo luogo si tratta di fare un sinistra che
superi i confini delle attuali organizzazioni politiche. Per questo
penso che il nostro compito sia quello di costruire una Syriza italiana,
di dar vita ad un processo di aggregazione paritario tra tutti coloro
che ritengono necessario costruire questo polo di sinistra, autonomo dal
Pd e dal centro sinistra.
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