La Cgil disdice lo sciopero generale
proclamato in difesa dell'articolo 18 e contro la controriforma del
lavoro. La minoranza abbandona la sala. L'USB e i sindacati di base
confermano la mobilitazione generale del 22 giugno.
La Cgil cancella lo sciopero generale in formato
mini inizialmente dichiarato in difesa dell'art. 18 e contro la
cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro, attualmente in votazione al
parlamento.
Il Direttivo Nazionale si è riunito ieri, senza la presenza di Susanna Camusso, per motivi di salute. La relazione introduttiva è stata tenuta da Vincenzo Scudiere, dove la mobilitazione in corso da alcune settimane viene di fatto annullata. Si dovrà infatti «lavorare per una mobilitazione in ottobre insieme a Cisl e Uil. Di fatto, ha contestato Gianni Rinaldini, coordinatore dell'area «La Cgil che vogliamo», «si tratta di un via libera alla riforma, che passa senza che la Cgil nel suo insieme abbia messo in pratica una politica di contrasto». Un'arrendevolezza già dimostrata in occasione della «riforma delle pensioni» (per cui vennero proclamate tre ore di sciopero a fine turno) e che riguarda «due temi che gli assi portanti dell'assetto del mondo del lavoro». Nell'annunciare l'uscita dalla sala di tutta l'area - che è avvenuta alla fine del suo intervento - Rinaldini ha parlato anche di «totale subalternità alla politica e agli equilibri tra i partiti che sostengono il governo». Quanto al significato politico, c'è soltanto un'evidenza da constatare: «mentre il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sul decreto, la Cgil disdice lo sciopero generale proclamato per contrastarlo».
Il Direttivo Nazionale si è riunito ieri, senza la presenza di Susanna Camusso, per motivi di salute. La relazione introduttiva è stata tenuta da Vincenzo Scudiere, dove la mobilitazione in corso da alcune settimane viene di fatto annullata. Si dovrà infatti «lavorare per una mobilitazione in ottobre insieme a Cisl e Uil. Di fatto, ha contestato Gianni Rinaldini, coordinatore dell'area «La Cgil che vogliamo», «si tratta di un via libera alla riforma, che passa senza che la Cgil nel suo insieme abbia messo in pratica una politica di contrasto». Un'arrendevolezza già dimostrata in occasione della «riforma delle pensioni» (per cui vennero proclamate tre ore di sciopero a fine turno) e che riguarda «due temi che gli assi portanti dell'assetto del mondo del lavoro». Nell'annunciare l'uscita dalla sala di tutta l'area - che è avvenuta alla fine del suo intervento - Rinaldini ha parlato anche di «totale subalternità alla politica e agli equilibri tra i partiti che sostengono il governo». Quanto al significato politico, c'è soltanto un'evidenza da constatare: «mentre il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sul decreto, la Cgil disdice lo sciopero generale proclamato per contrastarlo».
Breve ma caustica la presa di posizione di Giorgio
Cremaschi: "La Cgil revoca formalmente lo sciopero generale mentre il
governo accelera la controriforma del lavoro, è un atto di resa e di
inutilità di un gruppo dirigente totalmente invischiato con Pd e
governo".
Durissima la presa di posizione da parte dei sindacati di base, in
particolare da parte dell'Unione Sindacale di Base. Scrive in una nota
Fabrizio Tomaselli, dell'esecutivo nazionale:"La Cgil revoca le
ulteriori otto ore di sciopero generale che aveva precedentemente
deciso, senza indicarne la data. Così cade qualsiasi ulteriore alibi e
strumentale ipocrisia: la Cgil non si oppone alla Controriforma del
lavoro e decide di appoggiare incondizionatamente il governo Monti. Noi
no! Rimane così soltanto USB e il sindacalismo di base, indipendente e
conflittuale a indicare ai lavoratori la strada dello Sciopero
generale. A questo punto – continua il sindacalista - è ancora più
decisivo, per chi vuole realmente opporsi alle politiche antipopolari
del Governo Monti, per chi vuole dire no al ricatto del debito della
BCE, della Comunità europea e delle banche, per chi vuole contrastare la
Fornero e la sua controriforma, scioperare il 22 giugno e scendere in
piazza a Roma e Milano".
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