Le elezioni greche, a prescindere dal risultato, si sono rivelate
l’ennesima dimostrazione di come la cosiddetta “sinistra” nostrana
(erroneamente individuata nel Pd) sia tutt’altro che alternativa al
sistema dominante – quello per cui conta l’economia, poi l’economia e in
terza posizione l’economia.
Nei giorni scorsi l’imbarazzato silenzio dei vertici del Pd davanti
all’innegabile e travolgente avanzata di Syriza; poi il successivo
sospiro di sollievo per la vittoria dei conservatori di Nuova
Democrazia, con il quale i socialisti del Pasok (che tra poco vedremo
esposti nei musei fossili) avevano l’accordicchio già bello e pronto.
C’è davvero qualcosa che non va se un partito che si vorrebbe definire
di “centrosinistra” individua in tutto ciò che sta più a sinistra di lui
(che poi di questi tempi è gioco facile) il vero nemico. Un partito
che, contemporaneamente, trova convergenze a livello governativo e al
momento pure ideale con le destre, le stesse che con la loro filosofia
tutta liberismo e finanza hanno causato l’attuale disastro e che adesso
ne professano indefesse la conservazione a costo di morire.
Tra “progresso” e “moderazione”, ammesso che le due parole abbiano
ancora un senso ben preciso quando le pronuncia Bersani, il Pd sceglie
sempre e comunque il campo moderato. Verrebbe da dispiacersi. Oppure
anche no, perché è un percorso obbligato: in tutto il mondo le sinistre
che hanno smesso di esserlo stanno scomparendo, abbandonate al proprio
destino dagli elettori. Succederà anche al Pd, andando avanti di questo
passo.
Brutta cosa, infine, la faziosità che si legge in alcune
dichiarazioni. Syriza non aveva mai detto di voler uscire dall’euro;
“rinegoziare” non significa andarsene, ma far valere la propria
sovranità, la propria dignità. Ieri in Grecia non ha vinto la linea
«pro-euro», ma quella del vassallaggio 2.0. Giuseppe Di Vittorio aveva
insegnato ai braccianti pugliesi a non togliersi il cappello quando
passava il padrone. Fosse ancora vivo insegnerebbe al Pd e ai suoi
colleghi del Pasok a non togliersi il cappello davanti allo strapotere
della moneta.
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