giovedì 3 aprile 2014

Intervista ad Alexis Tsipras su Repubblica

Alessandra Longo per Repubblica intervista il leader greco di Syriza Alexis Tsipras, candidato alla presidenza della Commissione Europea alle prossime elezioni di maggio

«Ho fiducia nei cittadini di questo Paese. Sono convinto che le liste de “L’Altra Europa con Tsipras” troveranno le adesioni necessarie per partecipare a pieno titolo alle elezioni di maggio. Anzi, lancio un appello: Io, Alexis Tsipras, chiedo agli italiani di andare a firmare per l’unica vera forza politica controcorrente... ».
Con il leader greco di Syriza, candidato alla Presidenza della Commissione Europea, parliamo al telefono mentre si prepara al viaggio palermitano di oggi. Un programma fittissimo che prevede l’omaggio all’albero Falcone e l’incontro con i lavoratori ex Fiat Termini Imerese. Un programma mirato soprattutto a garantire sprint finale alla faticosa raccolta di firme dell’Altra Europa, regione per regione, in ossequio ad una legge parecchio punitiva.
Chiacchierata a tutto campo. Su Matteo Renzi, Tsipras non è tranchant: «Sarà giudicato anche dalle sue alleanze politiche in Europa...».
Lei dice: io non sono il candidato dell’Europa del Sud. Mi scusi ma lei chi rappresenta veramente?
«Io non sono il candidato di uno Stato o di una nazione, né di una periferia geografica e neppure rappresento alleanze fra Stati. Io sono un candidato della Sinistra Europea che presenta un programma politico e di priorità programmatiche per l’uscita definitiva e solidale dalla crisi e per la riconquista della democrazia in Europa. Sono il candidato di ogni cittadino europeo che combatte contro l’austerity, indipendentemente dal voto che questo cittadino esprime alle elezioni politiche nazionali e indipendentemente da dove questo cittadino vive».
Italiani, tedeschi, greci o francesi uniti dall’avversione nei confronti del neoliberismo..
«Rappresentiamo tutti quelli che non vogliono assistere al dramma di una generazione perduta a causa dell’austerità. Rappresentiamo le classi e gli interessi sociali, non gli interessi nazionali. La mia candidatura unisce quel che il neoliberismo divide. Siamo una forza politica governativa, non uno spazio di protesta».
Cosa pensa di Matteo Renzi e delle sue riforme del lavoro e costituzionali? Un dialogo con questo Pd sarà possibile?
«Non sono qui in Italia per criticare i vostri rappresentanti politici, tantomeno per commentare la vostra agenda di politica interna. Pensa che possa essere io a suggerire al vostro governo cosa deve fare e come lo deve fare o decidere quali interlocutori debbano scegliere i nostri compagni italiani? Assolutamente no. Le posso dire però che il signor Renzi va giudicato adesso e in futuro per le scelte che farà per il suo Paese e per il segno che esse porteranno. Sarà anche giudicato sulla base delle sue alleanze politiche in Europa».
Nel senso?
«Mi riferisco al percorso che Angela Merkel considera virtuoso per l’Italia, per la Grecia e per tutta la zona Euro. Bisogna sapere che quello è un binario morto».
La Merkel come il diavolo.

«Non uso un approccio teologico con gli avversari politici. Certamente Syriza e Sinistra Europea lottano contro la politica dell’austerità che la Merkel ha imposto a tutti, eccezion fatta forse per il suo Paese. Noi ci battiamo per un’Europa democratica, non per l’Europa tedesca vestita di neoliberismo».
Lei non è di quelli, come i populisti, che vogliono uscire dall’euro. Dopo le elezioni sarà inevitabile il dialogo con gli esponenti del Pse?
«Milioni di cittadini europei credono alla moneta comune, senza il corsetto dell’austerità, senza quelle politiche che allargano sempre di più la distanza tra ricchi e poveri in tutti i Paesi. Con i rappresentanti di questi cittadini possiamo trovare un linguaggio comune».
In Italia i dati sulla disoccupazione giovanile sono agghiaccianti. Si possono garantire nuovi posti di lavoro con nuove ricette?
«Ci sono soluzioni già note dai tempi del New Deal. L’austerità deve finire, bisogna rafforzare la domanda interna, ci vogliono investimenti pubblici nelle infrastrutture, nel campo della conoscenza. Noi europei non ci siamo indebitati per salvare le banche e poi osservarle da lontano mentre tengono chiusi i rubinetti per l’economia reale. Non abbiamo garanzie di successo ma la voglia di batterci sì, quella ce l’abbiamo ».
Tsipras, ma un’altra Europa è possibile?
«La storia dell’umanità è piena di sogni che sono diventati realtà. Queste elezioni sono un inizio potente per rifondare l’Europa ».

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