lunedì 5 maggio 2014

Ma in che Paese viviamo?

Arrestato con l’accusa di tentato omicidio. L'ultrà 48enne Daniele De Santis, conosciuto come 'Gastone' negli ambienti giallorossi, è secondo la polizia il responsabile del ferimento di tre tifosi del Napoli durante gli scontri prima della finale di Coppa Italia, vinta 3-1 dal Napoli contro la Fiorentina. L’altro inquietante personaggio protagonista della tragica giornata di ieri consumatasi all’Olimpico, "Genny 'a carogna" (come dire un soprannome una garanzia), l'ultras che inneggia oscenamente all’assassino dell’ispettore di polizia Raciti, ha dato ok allo svolgimento della partita, dopo aver convocato a se le varie autorità, ha trattato direttamente con la squadra, con i dirigenti.
Il curriculum di questi due loschi figuri è piuttosto pieno di atti delinquenziali da tempo, dei veri e propri teppisti, ma inspiegabilmente entrambi come molti altri delinquenti, erano a piede libero. Ma in che Paese viviamo si chiedono sgomenti molti cittadini.
E’ il Pese dell’ex governatore Cuffaro, che condannato vive con un vitalizio da 6 mila euro mensili, grazie al decreto Monti, con l’assenso di tutte le forze politiche, versato dalla Regione Sicilia sul suo conto corrente. Totò, è stato condannato si badi bene, per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso governo, che ha massacrato i lavoratori e i pensionati, salvaguardando i privilegi delle tante Caste.
Ma è anche il Paese del delinquente Berlusconi, che condannato continua a imperversare nelle televisioni, disponendo, sentenziando, minacciando quanti non intendono stare sotto il suo tallone. Prefigurando spudoratamente per il suo futuro, il ruolo di padre della Patria. Ordinando, anche questo ora sappiamo, al capo dello Stato, di dare a lui la grazia.
E’ il Paese che ai poliziotti condannati, caso Aldrovandi, permette di tornare in servizio tra gli applausi di molti colleghi e seguitare ad insultare i familiari del povero ragazzo ucciso.
E’ il Paese, che consente al poliziotto di calpestare il corpo di una giovane studentessa stesa a terra, giustificandosi poi ipocritamente affermando: “L’avevo scambiata per uno zaino”. Mentre invece, si usa massima comprensione, lo hanno visto tutti chiaramente, il poliziotto che dava pacche sulle spalle agli ultras davanti all’Olimpico armati di bastoni, per esortarli ad essere più buoni. Forse perché si ha consapevolezza che quei personaggi non sono come gli studenti o i lavoratori, quelli sono violenti per davvero e sanno anche usare le mani in certi frangenti.
E’ il Paese del psicobarbuto Grillo, che cavalcando la giusta rabbia, indignazione degli italiani, nei confronti di un fallimento e dei tanti privilegi di Casta, si augura cinicamente che tutto crolli. Promettendo poi come un vecchio democristiano, mille euro a tutti. Cacciando, un particolare inquietante, quanti come da ultimo il sindaco di Parma Pizzarotti, dissentono da lui. “A me dovete obbedienza”, ha gridato più volte ai suoi adepti.
Insomma è il Paese dei prepotenti, dei furbi, dei ladri, degli evasori, dei truffatori che la fanno sempre franca. E’ vero tra gli uomini in divisa, quella specie “particolare” di custodi della legalità sono una minoranza. Ma ci sono e non vengono cacciati.
E’ il Paese dove si può entrare in una caserma della Repubblica Italiana, in una Questura come quella di Perugia, e trovare il busto di Mussolini sopra il ritratto di Napolitano, la scritta DUX sui portaceneri delle caserme dei carabinieri. E’ il Paese con la classe politica, imprenditoriale, burocratica, più corrotta e disonesta dell’Occidente, ma nessuno chiede loro il conto.
E’ il Paese dove si dice che è giusto trattare con gli ultras. Un imperativo è questa l’assurdità. In Inghilterra, in Germania, in Francia gli stessi problemi legati alla violenza negli stadi, l’hanno risolti da un pezzo, con la legalità s’intende, ma anche con la massima fermezza. Insomma in quei Paesi, i personaggi con quei curriculum criminali alle spalle, non stanno a spasso, non stanno ad organizzare i tifosi, a spacciare droga, ma stanno in galera. Qui invece assistiamo alle dichiarazioni delle tante autorità, che davanti ai microfoni televisivi annunciano pomposamente: “Da domani cambia tutto”. Ma è un domani indefinito, che non arriva mai. Ora, come da tradizione, c’è una nuova ondata d’indignazione e di commozione che sta scuotendo il Paese. Quanto durerà? Fino alla prossima domenica, quando tutto ricomincerà come prima, più di prima.
Renato Casaioli, Umbrialeft.it

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