martedì 6 maggio 2014

I 5 sporchi segreti del declino italiano —Matteo Bartocci, Il Manifesto

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Se c’è una cosa che odio in que­sti giorni è discu­tere della crisi italiana.
Sarà il sala­rio minimo pre­sente in tutta Europa tranne l’Italia a distrug­gere l’umanità? Saranno gli 80 euro di Renzi ad aggiun­gere lo 0,0007 per cento al Pil? Se man­gias­simo tutti gli ali­menti sca­duti potremmo scon­fig­gere la fame? Non è impres­sio­nante che la borsa rag­giunga nuove vette e lo spread sia ai minimi sto­rici men­tre il potere d’acquisto delle fami­glie si restringe?
Mi sento come se stessi ascol­tando un dibat­tito sul sesso degli angeli.
Secondo me, ci sono cin­que spor­chi segreti sull’economia ita­liana che non ci vogliono far sapere .
Numero uno. La più grande men­zo­gna di tutti. Aggiu­stare l’economia ita­liana è qual­cosa di simile al tele­tra­sporto su Giove: è impos­si­bile! Al di là delle nostre pos­si­bi­lità! Fantascienza!
Con­tra­ria­mente a quasi tutto quello che si sente dire in mate­ria, il mio umile sug­ge­ri­mento è que­sto: aggiu­stare l’economia ita­liana non è impos­si­bile. E non è nem­meno così dif­fi­cile. E’ sem­plice; come allac­ciarti le scarpe se al posto dei lacci hai il velcro.
L’Italia è un paese ricco che sta comin­ciando ad asso­mi­gliare, per la per­sona media, a un povero. Le sue infra­strut­ture si stanno sgre­to­lando. I suoi sistemi edu­ca­tivi rie­scono a mala­pena a edu­care. Il sistema sani­ta­rio è inef­fi­ciente. Al Nord posso pren­dere un treno ad alta velo­cità che mi porta ovun­que in quat­tro ore; a sud rie­sco a mala­pena ad arri­vare a Cata­nia in nove. Ancora più pre­oc­cu­pante, stiamo avve­le­nando le nostre for­ni­ture di cibo e acqua, con­ti­nuando a inve­stire in ener­gia sporca men­tre il resto del mondo ricco ha scelto le ener­gie rin­no­va­bili. L’Italia ha evi­denti defi­cit in tutti que­sti beni pub­blici — istru­zione, sanità, tra­sporti, ener­gia, infra­strut­ture — per non par­lare degli altri spesso taciuti ma ugual­mente impor­tanti: par­chi, ambiente, ser­vizi sociali, cul­tura, spazi spor­tivi e ricreativi.
L’Italia dovrebbe inve­stire nella sua ric­chezza comune. Per un decen­nio, e un altro ancora. Legioni di per­sone dovreb­bero essere impie­gate nella rico­stru­zione delle sue infra­strut­ture decre­pite: scuole, uni­ver­sità, ospe­dali, par­chi pub­blici, treni, opere d’arte. Per costruire un modo di vivere che sarebbe l’invidia del mondo — non il suo zimbello.
Per­ché? Se l’Italia inve­stisse nei beni pub­blici di cui ha biso­gno così dispe­ra­ta­mente, saranno creati i posti di lavoro di cui ha biso­gno così dispe­ra­ta­mente — e saranno posti di lavoro che ser­vi­ranno a creare cose effet­ti­va­mente utili. Sai cosa è inu­tile? Pan­no­lini di marca, rea­lity, post su face­book, panini fast food, mutui tri­pli e carte revol­ving, slide di Power­Point e gli altri miliardi di sapori spaz­za­tura di cui siamo schiavi solo per impres­sio­nare per­sone che segre­ta­mente odiamo in modo che pos­siamo vivere una vita che in realtà non vogliamo con soldi che in realtà non abbiamo per fare un lavoro che suc­chia via la gioia fuori dalle nostre anime. Sai cosa è utile, invece, per le per­sone sane di mente? Ospe­dali, scuole, treni, par­chi, corsi, arte, libri, aria pulita, acqua fre­sca … scopo, signi­fi­cato, la dignità. Se non è pos­si­bile rag­giun­gere que­sta roba a cosa ser­vono cin­que­cento canali tv o mille mega-centri commerciali?
Quindi: inve­stire nei beni pub­blici; assu­mere eser­citi di per­sone per costruirli; creare milioni di posti di lavoro. E non saranno i posti di lavoro a ter­mine, a nero o pre­cari che sono arri­vati ad afflig­gere l’economia; saranno posti decenti e ben pagati, posti di lavoro signi­fi­ca­tivi che le per­sone saranno orgo­gliose di avere.
Sporco segreto numero due: que­sta “ripresa” è falsa. Sta met­tendo sem­pre più veleno nella società a meno che non saremo abba­stanza saggi da “ripren­derci” la ripresa. I ric­chi sono sem­pre di gran lunga più ric­chi, al punto che è assurdo che qual­cuno sia così ricco. Ma la fami­glia media è sem­pre più povera; e i poveri sono sem­pre più cal­pe­stati. L’Italia sta diven­tando una società di caste; e le divi­sioni tra le caste si stanno ampliando. Inve­stire nei beni di base è l’unico modo, l’unico modo — per sol­le­vare milioni di per­sone dalla rovina. Sì; l’unico modo.
Ci pre­oc­cu­piamo di ven­dere milioni di app con mini fat­to­rie vir­tuali men­tre la fami­glia media non può per­met­tersi l’assistenza sani­ta­ria e l’istruzione. Que­sta non è una eco­no­mia, è una farsa. Troppi dei nostri set­tori in cre­scita pro­du­cono ser­vizi o “posti di lavoro” a bassa retri­bu­zione, che si ridu­cono essen­zial­mente a fare i came­rieri e i robot per qual­che super ricco. Que­sta suona come un’economia sana per te? Io non la penso così. Quindi: se vogliamo godere di una società fun­zio­nante dob­biamo inve­stire negli ele­menti di base della società.
Ma da dove verrà il denaro che serve? Sporco segreto numero tre: Non importa. Stam­pia­molo. Pren­dia­molo in pre­stito. Aumen­tiamo le tasse sui super-ricchi che sie­dono pigra­mente su mon­ta­gne di denaro incal­co­la­bili. Non importa un fico secco. E’ una que­stione secon­da­ria. Se l’Italia non inve­ste in beni pub­blici non pro­spe­rerà ; e se non pro­spe­rerà non potrà pagare i debiti enormi che già ha. Al con­tra­rio, se li fa per inve­stire nei beni pub­blici e crea milioni di posti di lavoro digni­tosi, la fonte degli inve­sti­menti impor­terà poco; per­ché l’economia sarà cre­sciuta e la società sarà più pro­spera. Pos­siamo discu­tere fino alla fine del mondo se pren­dere in pre­stito il denaro, stam­parlo o pren­derlo dalle tasse. Ma dovremmo pren­derlo. Per­ché stiamo avendo un falso “dibat­tito” se fac­ciamo finta che non pos­siamo inve­stire nella società prima; e poi striz­zare nelle nostre mani una società che sta let­te­ral­mente cadendo a pezzi.
Parola chiave: fin­gere. Qui è lo sporco segreto numero quat­tro. Gli esperti e i tec­no­crati non vogliono che tu sap­pia cia­scuno di que­sti segreti. Vogliono farti cre­dere che aggiu­stare l’economia, cam­biarla, è irrea­liz­za­bile. Non si può fare. E invece è sem­plice. Sem­plice. E ovvio. E’ un pro­blema la cui solu­zione è chiara come il cielo in una per­fetta gior­nata estiva.
Allora, per­ché mai gli esperti non vogliono farti sapere niente di tutto que­sto? Beh, per­ché se lo fai, loro potreb­bero per­dere il lavoro. Per­ché loro sono a corto: a corto di idee, tempo, opzioni, e, soprat­tutto, a corto di credibilità.
Ogni tri­me­stre che passa, da più di vent’anni, esperti ed eco­no­mi­sti hanno abbas­sato le mascelle e pro­cla­mato che sono scioc­cati. Scioc­cati! L’economia ita­liana è ancora rotta! Non funziona!
Se ogni mese, per anni e anni, il medico aggrot­tasse la fronte e ti dicesse: “Sono scioc­cato! Le medi­cine non fun­zio­nano!” … pro­ba­bil­mente sarebbe ora di tro­varti un altro medico. Forse è il momento di fare la stessa cosa con esperti ed economisti.
Ricor­date que­sta vec­chia sto­ria? Un cit­ta­dino sovie­tico arriva negli Stati Uniti al cul­mine della guerra fredda. Al suo arrivo, va in un nego­zio a fare la spesa. Si guarda intorno, gli occhi spa­lan­cati, ed esclama sba­lor­dito: «Ma non ci sono file per il pane! Come può essere?”. Vedete, quello che gli era stato rac­con­tato circa gli Stati Uniti era una bugia.
Allo stesso modo, oggi, se un cit­ta­dino ita­liano va in Sve­zia o nel Nord Europa e sco­pre che se sei disa­bile o gra­ve­mente malato, o sem­pli­ce­mente anziano, molti ser­vizi sani­tari nazio­nali invie­ranno badanti a casa tua gra­tui­ta­mente, come il cit­ta­dino sovie­tico di ieri rimarrà diso­rien­tato: “Ma come può essere? Que­sto è impossibile”.
Sba­gliato. Non è impos­si­bile. E’ esat­ta­mente come è fatta la vera prosperità.
In que­sta para­bola c’è la sto­ria di come le eco­no­mie pos­sono cre­scere nella pro­spe­rità. Viene creato un posto di lavoro, e non un posto di lavoro pre­ca­rio. Badanti e infer­mieri gua­da­gnano un red­dito, i malati sono assi­stiti e l’economia non si limita a cre­scere ma a creare le con­di­zioni per una vera pro­spe­rità umana.
L’economia non è solo un gruppo di eco­no­mi­sti molto seri e molto intel­li­genti che discu­tono se gli angeli siano maschi o fem­mine — scu­sate, volevo dire discu­tono un’altra varia­bile in un’equazione di un modello. L’economia è la vita. Le vite umane.
Così arri­viamo allo sporco segreto numero cinque.
Noi non viviamo la vita che avremmo dovuto vivere men­tre ci ingoz­ziamo alle­gra­mente di crema di yogurt alla papaya men­tre le nostre società si sgre­to­lano. Noi la viviamo quando costruiamo le cose. Grandi cose. Cose degne. Cose nobili. E la più grande, la più degna e la più nobile di tutte le cose che l’umanità abbia mai costruito non è una app o un bond strut­tu­rato. E’ una società in cui ogni vita conta. In cui ogni vita è dav­vero pie­na­mente vissuta.
Quindi ecco la mia sfida per voi. Adesso tu cono­sci tutti gli spor­chi segreti. Vivi come se non lo fossero.
Il testo di que­sto post è tra­dotto, quasi let­te­ral­mente, da 5 Dirty Secrets About the U.S. Eco­nomy, un arti­colo del blog di Umair Haque pub­bli­cato sull’Har­vard Busi­ness Review.

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