Che la Val di Susa sia una terra magica è cosa risaputa, soprattutto tra gli amanti dell'esoterismo e dei misteri. Qui sorge il monte Musinè, secondo alcuni una sorta di base degli Ufo, per altri luogo dove le energie magiche si raccolgono.
Ma questo pezzo di Piemonte è anche custode di altri segreti. Qui, infatti, in alcune grotte erano nascoste le armi di Gladio,
organizzazione Stay Behind, che aveva il compito, durante la Guerra
Fredda, di evitare in qualsiasi modo che i comunisti prendessero il
potere. Inoltre sempre in questo corridoio per la Francia è stato
appurato che la 'ndrangheta è di casa.
La mafia calabrese ha forti interessi dai tempi antecedenti le Olimpiadi invernali di Torino del 2006, piatto molto ghiotto per tanti.
Oggi tutti conoscono questa valle per la protesta contro il treno ad
Alta Velocità Torino-Lione, iniziata più di vent'anni fa. Una "guerra"
che per fortuna non ha fatto vittime, nonostante ci siano stati duri
scontri tra le forze dell'ordine e i No Tav, svariate volte.
Però lunghissima è la lista degli indagati per vicende legate alla
lotta contro il Tav. Tra i reati anche quello di terrorismo: addirittura
quattro giovani sono dallo scorso dicembre in carcere con quest'accusa.
Pesantissima. Come è duro il regime di carcere a cui sono sottoposti
visto l'imputazione. Tanto che molti intellettuali, ad esempio lo
scrittore Erri De Luca
(anche lui indagato), hanno deciso di solidarizzare con i quattro,
annunciando la loro partecipazione alla manifestazione nazionale che si
terrà a Torino il 10 maggio. Ma, sempre sul fronte Tav, in queste ore è
accaduto qualcosa di importante che ha a che fare con l'informazione.
Infatti una contro-inchiesta
del movimento contro l'Alta Velocità svelerebbe dei retroscena sul
pubblico ministero Antonio Rinaudo, titolare dei fascicoli aperti contro
gli attivisti della Valsusa e tra i principali accusatori dei presunti
terroristi. Questo lavoro certosino d'inchiesta ripercorre gli ultimi
dieci anni della carriera del magistrato, raccoglie anche testi di
intercettazioni e parla di presunti collegamenti tra Rinaudo e esponenti
della malavita organizzata calabrese. Spunta anche il nome di Luciano
Moggi, l'ex dirigente della Juventus coinvolto in Calciopoli.
Una contro-inchiesta ben fatta, che nulla ha che invidiare con altre
inchieste. Eppure magicamente questo "lavorone", il cui compito è quello
di far sorgere alcuni dubbi sull'operato dei magistrati della Procura
torinese, non viene ripresa da nessun quotidiano nazionale. Come se non
esistesse. Ci sono passaggi che dovrebbero essere approfonditi, come la
presunta amicizia tra Rinaudo e tale Antonio Esposito, emissario,
secondo gli inquirenti, di Rocco Lo Presti, boss della 'ndrangheta, che
operava a Bardonecchia, comune che nel 1995 verrà commissionata per
infiltrazioni mafiosi. Primo caso nel Nord Italia. Basti pensare che le
intercettazioni tra il pm e il boss risalgono già al 2003, quando
arrivano sul tavolo di un collega di Rinaudo, Antonio Malagnino.
Eppure, le presunte conoscenze malavitose che queste telefonate
proverebbero, non compromettono la carriera del magistrato che anzi,
sempre nel 2003, diventa titolare di un'inchiesta per reati legati alla
'ndrangheta. Il risultato? Rinaudo chiuderà il
fascicolo solo dieci anni dopo, nel 2013, chiedendo un rinvio a giudizio
che non potrà mai avvenire visto che per tutti gli imputati sono stati
raggiunti i tempi della prescrizione. Ironia della sorte, dieci giorni
dopo firmerà la domanda di arresto per i quattro No Tav accusati di
terrorismo: in quel caso i fatti però risalgono solo alla primavera
dello stesso anno.
Questo è solo uno dei tanti esempi contenuti nel dossier che uno dopo l'altro tira fuori i nomi della malavita da sempre intrecciata alla realizzazione delle opere in Valsusa. Fino ad arrivare all'ex dirigente juventino Luciano Moggi, condannato per lo scandalo di "Calciopoli" e comune amico di Rinaudo e Esposito, con i quali si intratteneva in costose cene in alberghi di lusso. Insomma una sorta di libro bianco che però rischia di girare solo tra gli ambienti No Tav, mentre invece meriterebbe ben altra sorte.
Questo è solo uno dei tanti esempi contenuti nel dossier che uno dopo l'altro tira fuori i nomi della malavita da sempre intrecciata alla realizzazione delle opere in Valsusa. Fino ad arrivare all'ex dirigente juventino Luciano Moggi, condannato per lo scandalo di "Calciopoli" e comune amico di Rinaudo e Esposito, con i quali si intratteneva in costose cene in alberghi di lusso. Insomma una sorta di libro bianco che però rischia di girare solo tra gli ambienti No Tav, mentre invece meriterebbe ben altra sorte.
Ma come dicevo la Val di Susa è magica: qui le cose normali appaiono
complicate e quelle inutili diventano utili. Probabilmente quando un
giorno finalmente qualcuno capirà che il Tav non si farà perché non ci
sono i soldi, quando si capirà che spesso in questi anni si è giocato
sulla pelle di tanti, magicamente quest'inchiesta tornerà a galla
(forse!) e il lavoro del pm Rinaudo verrà visto sotto una luce diversa. E
saranno in molti a salire sul carro dei vincitori, anche quelli che
hanno preferito non informare pur avendo il dovere di farlo,
dimenticando quest'inchiesta dentro un cassetto.
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