“La fuga dei cervelli e’ innanzitutto una buona notizia: vuol dire che abbiamo cervelli…” E’ una battuta su Spinoza.it? Sbagliato! Lo ha detto venerdì il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ai giovani UDC, continuando lieto: “..e se ce li portano via, abbiamo buone scuole”!
“Innanzitutto una buona notizia”?? Forse Passera è affetto dalla sindrome di Pollyanna: la sua “fuga dei cervelli”
è l’affascinante scelta di vita di brillanti e avventurosi genietti, ma
è anche la fuga da una realtà di migliaia di persone che lasciano a
malincuore le loro case e i loro affetti, costrette ad emigrare
dall’assenza di degne prospettive di lavoro e di vita nel nostro paese.
Anche
da un punto di vista strettamente “tecnico” per l’Italia, la fuga dei
cervelli è una sciagura: i soli mancati introiti dai brevetti dei primi 50 ricercatori emigrati ammontano ad un miliardo di euro
all’anno, per non parlare del danno erariale e dello spreco delle
decine di migliaia di euro pubblici investiti sulla crescita e la
formazione di futuri “esodati”.
Forse la causa della fuga è nella sovrapproduzione di laureati, come suggerisce Passera? Non si direbbe: tra i 33 stati censiti da Eurostat, l’Italia è penultima per percentuale di laureati nella fascia 30-34 anni, addirittura ultima
per quanto riguarda i maschi. La realtà è che l’esodo è il più limpido
indicatore della scarsissima qualità dell’imprenditoria nostrana, che
dei “super bravi” non sa proprio che farsene. Per aggiungere danno alla beffa, Passera il giorno dopo ritorna sull’argomento e auspica iniziative per importare ricercatori dall’estero!
Ciò che sconcerta è che Passera non sia affatto solo. Anche il ministro degli esteri è un fiero sostenitore della tesi “fuga è bello”: “Non
mi piace parlare di fuga di cervelli, ma piuttosto di una spinta e di
un’opportunità per creare dei ponti con paesi che talvolta sono più
avanti del nostro”. Aggiungiamoci le esternazioni di Monti (i giovani “dovranno abituarsi a studiare all’ estero e a cambiare spesso luogo e tipo di lavoro e anche Paese”) e tutto ad un tratto diventa comprensibile anche la recentissima iniziativa del ministro Profumo: 5,2 milioni di euro pubblici per pagare cento “Messaggeri”
provenienti da università e centri di ricerca stranieri. La loro
missione? Andare negli atenei del Sud a mostrare quanto è bello studiare
e fare ricerca.. fuori dall’Italia!
A questo punto la domanda si
impone. Ci siamo abituati a sentir paragonare lo stato ad un’azienda, e
il governo al suo consiglio di amministrazione. Ora immaginatevi il CdA
di un’azienda che dichiari: “I nostri concorrenti ci portano via i
giovani migliori, che abbiamo preparato con fatica e cura? E’ una buona
notizia! Di più: paghiamo di tasca nostra la concorrenza affinché venga a
spiegare ai nostri talenti quanto si lavora bene fuori di qui”. I sacri “mercati” li accoglierebbero con una risata omerica!
L’inspiegabile
comportamento dei “tecnici” può essere spiegato dalla semplice
ignoranza dei problemi in gioco? In effetti pare improbabile che questi
personaggi abbiano una seppur minima idea di che cosa significhi sul
piano umano essere un “cervello in fuga”, ma è un’ignoranza che deriva
dal puro e semplice disinteresse. Per quanto riguarda il resto? Gli introiti mancati,
lo spreco di risorse. lo svantaggio competitivo di una società priva
di intelligenze attive, aggravato dall’inesorabile taglio di tutto ciò
che è formazione, ricerca e cultura?
Io finora ho trovato tre
spiegazioni possibili: 1) sono degli incompetenti senza confini 2)
lavorano per la concorrenza X) c’è un equivoco: non sono amministratori,
ma commissari liquidatori. 2, 1 o X?
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