I ballottaggi, è opinione comune, costituiscono il perfezionamento della volontà elettorale.
Dopo un primo giro, dove si misurano gli orientamenti generali e prevalenti, gli elettori si danno un secondo appuntamento con il fine di scegliere il migliore tra i primi due migliori.
Un meccanismo sin troppo semplice che sarebbe quindi in grado di fornire una legittimazione forte, in quanto espressione della maggioranza degli elettori.
Tutto molto bello, se non fosse che non sempre tutto ciò corrisponde al vero.
Riguardo al perfezionamento della volontà elettorale che si è verificato con l'ultima tornata di elezioni comunali, ad esempio... ecco, appunto, c'è stato un significativo perfezionamento del calo della partecipazione: -20%
Va da sé che con il 20% in meno di partecipazione, l'espressione "la maggioranza dei voti" potrebbe perdere molto del significato che si è soliti attribuire ai risultati dei ballottaggi: non è più, infatti, la maggioranza degli elettori del primo turno ad aver infine scelto il meglio, ma solo una parte.
Sì, va bene, si potrebbe obiettare, in ogni caso, però, chi vince lo fa riscuotendo più voti del turno precedente, per cui, alla resa dei conti, una fonte di maggior legittimazione è possibile riscontrarla lo stesso.
Macché!
Anche da questo punto di vista, risultati a dir poco imbarazzanti non mancano di certo: c'è chi ha vinto ai ballottaggi, infatti, pur non essendo riuscito a superare i voti che aveva già ottenuto nel turno precedente.
A Bergamo Gori vince con 26.385 voti, contro i 28.281 del primo turno. A Bari De Caro vince il secondo turno pur perdendo circa 14.000 voti per strada, passando da 88.371 voti del primo turno a 64.457 del secondo turno.
Della serie: si prendono meno voti ma meglio, visto che valgono più di quelli con i quali non era stato possibile vincere al primo turno.
Ma sotto il profilo del perfezionamento della volontà degli elettori, con i ballottaggi potrebbe verificarsi, e alle ultime comunali si è verificato, anche qualcosa di più stravagante: c'è chi ha vinto pur avendo ottenuto meno voti di quanti ne aveva avuti, al primo turno, il perdente.
A Pavia, ad esempio, il Csx vince il ballottaggio con 17.068 voti, mentre al Cdx non erano bastati 18.350 voti per vincere al primo turno.
Più eclatante il risultato di Perugia: il Cdx vince la sfida a due con 35.469 voti, contro i 39.582 che non consentirono al Csx di vincere al primo colpo.
Siamo cioè di fronte ad un ribaltamento della logica che dovrebbe sottendere allo svolgimento di un turno di ballottaggio, e cioè trasformare dei numeri insufficienti in qualcosa di superiore che possa poi legittimare l'assegnazione dell'intera posta: elezione del sindaco e maggioranza del consiglio comunale.
Un ribaltamento della logica che, se per l'elezione dei sindaci potrebbe essere ritenuto sopportabile, non lo è affatto pensando alla sentenza della Consulta contro il Porcellum, vista la particolare funzione svolta dal Parlamento e vista la necessità, indicata dal pronunciamento della Corte, di raggiungere una soglia minima di voti per poter assegnare la maggioranza dei seggi a chi la maggioranza dei voti non ha.
Ma è proprio su questo trucco, il possibile ribaltamento della logica che dovrebbe sottendere al turno di ballottaggio, che con l'Italicum si sta cercando di aggirare l'obbligo imposto dalla Corte.
Mentre al primo turno, infatti, non sarebbe possibile accedere al premio di maggioranza in assenza di un numero minimo di voti, il 37% dei votanti, attraverso il turno di ballottaggio si supera questa necessità.
Con anche meno voti del primo turno, esattamente come già ora avviene per le elezioni dei sindaci, l'importante è arrivare primi per ottenere ciò che due settimane prima non sarebbe stato possibile avere, con buona pace di chi è invece convinto che i ballottaggi servano per affinare la volontà degli elettori; ma soprattutto, in barba alla sentenza della Consulta.
Dopo un primo giro, dove si misurano gli orientamenti generali e prevalenti, gli elettori si danno un secondo appuntamento con il fine di scegliere il migliore tra i primi due migliori.
Un meccanismo sin troppo semplice che sarebbe quindi in grado di fornire una legittimazione forte, in quanto espressione della maggioranza degli elettori.
Tutto molto bello, se non fosse che non sempre tutto ciò corrisponde al vero.
Riguardo al perfezionamento della volontà elettorale che si è verificato con l'ultima tornata di elezioni comunali, ad esempio... ecco, appunto, c'è stato un significativo perfezionamento del calo della partecipazione: -20%
Va da sé che con il 20% in meno di partecipazione, l'espressione "la maggioranza dei voti" potrebbe perdere molto del significato che si è soliti attribuire ai risultati dei ballottaggi: non è più, infatti, la maggioranza degli elettori del primo turno ad aver infine scelto il meglio, ma solo una parte.
Sì, va bene, si potrebbe obiettare, in ogni caso, però, chi vince lo fa riscuotendo più voti del turno precedente, per cui, alla resa dei conti, una fonte di maggior legittimazione è possibile riscontrarla lo stesso.
Macché!
Anche da questo punto di vista, risultati a dir poco imbarazzanti non mancano di certo: c'è chi ha vinto ai ballottaggi, infatti, pur non essendo riuscito a superare i voti che aveva già ottenuto nel turno precedente.
A Bergamo Gori vince con 26.385 voti, contro i 28.281 del primo turno. A Bari De Caro vince il secondo turno pur perdendo circa 14.000 voti per strada, passando da 88.371 voti del primo turno a 64.457 del secondo turno.
Della serie: si prendono meno voti ma meglio, visto che valgono più di quelli con i quali non era stato possibile vincere al primo turno.
Ma sotto il profilo del perfezionamento della volontà degli elettori, con i ballottaggi potrebbe verificarsi, e alle ultime comunali si è verificato, anche qualcosa di più stravagante: c'è chi ha vinto pur avendo ottenuto meno voti di quanti ne aveva avuti, al primo turno, il perdente.
A Pavia, ad esempio, il Csx vince il ballottaggio con 17.068 voti, mentre al Cdx non erano bastati 18.350 voti per vincere al primo turno.
Più eclatante il risultato di Perugia: il Cdx vince la sfida a due con 35.469 voti, contro i 39.582 che non consentirono al Csx di vincere al primo colpo.
Siamo cioè di fronte ad un ribaltamento della logica che dovrebbe sottendere allo svolgimento di un turno di ballottaggio, e cioè trasformare dei numeri insufficienti in qualcosa di superiore che possa poi legittimare l'assegnazione dell'intera posta: elezione del sindaco e maggioranza del consiglio comunale.
Un ribaltamento della logica che, se per l'elezione dei sindaci potrebbe essere ritenuto sopportabile, non lo è affatto pensando alla sentenza della Consulta contro il Porcellum, vista la particolare funzione svolta dal Parlamento e vista la necessità, indicata dal pronunciamento della Corte, di raggiungere una soglia minima di voti per poter assegnare la maggioranza dei seggi a chi la maggioranza dei voti non ha.
Ma è proprio su questo trucco, il possibile ribaltamento della logica che dovrebbe sottendere al turno di ballottaggio, che con l'Italicum si sta cercando di aggirare l'obbligo imposto dalla Corte.
Mentre al primo turno, infatti, non sarebbe possibile accedere al premio di maggioranza in assenza di un numero minimo di voti, il 37% dei votanti, attraverso il turno di ballottaggio si supera questa necessità.
Con anche meno voti del primo turno, esattamente come già ora avviene per le elezioni dei sindaci, l'importante è arrivare primi per ottenere ciò che due settimane prima non sarebbe stato possibile avere, con buona pace di chi è invece convinto che i ballottaggi servano per affinare la volontà degli elettori; ma soprattutto, in barba alla sentenza della Consulta.
di Franco Ragusa, coordinatore di www.riforme.net
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