Podemos ha solo 10 mesi ma si sente adulto,
pronto per governare. Alle ultime elezioni europee ha mandato 5 eurodeputati a
Bruxelles (8% dei voti), e qualche giorno fa i sondaggi lo davano già primo partito spagnolo
(27.7% d’intenzioni di voto).
Domenica si
è concluso il processo costituente del partito, durante il quale gli iscritti
hanno stabilito la sua struttura organizzativa e votato il segretario
generale ed i membri degli organi direttivi nazionali. Il congresso è durato
due mesi, ed ha visto la partecipazione di più di 1000 circoli e circa 200 mila
iscritti (per iscriversi basta registrarsi gratuitamente sul portale
Internet del partito). È stato un processo lungo, in certi momenti teso, che ha
generato molti dibattiti, e dal quale il nucleo fondatore del partito esce
rafforzato e legittimato.
Il processo
costituente
Nella prima
fase del processo i circoli hanno elaborato dei documenti sotto forma di bozza
per definire la struttura organizzativa del partito. Per due giorni (18-19/10)
quasi 10 mila persone si sono riunite in uno stadio alle porte di Madrid per discutere
queste proposte. Dei 112 mila iscritti che hanno votato via Internet, l’80% ha
votato la proposta del nucleo fondatore, ritenuta dai promotori del secondo
documento più votato (12%) troppo tradizionale e verticista.
Nella
seconda fase del processo si sono votati i membri degli organi principali del
partito: il consiglio direttivo con funzioni esecutive (81 membri) e la
commissione di garanzia (10 membri), oltre che il segretario generale. Al
consiglio direttivo si sono candidate quasi 1000 persone, mentre più di 200 si
sono candidate alla commissione di garanzia. I candidati, una volta ricevuto il
nulla osta di un circolo, potevano raggrupparsi in liste oppure presentarsi
singolarmente. Ogni elettore poteva esprimere un numero di preferenze uguale al
numero di membri da eleggere in ogni commissione ed incrociare diverse liste.
Alle elezioni hanno partecipato circa 110 mila iscritti, e le liste del nucleo
fondatore, che ha proposto una lista completa per entrambi gli organi, sono
state elette in blocco a larghissima maggioranza.
L’assalto al
cielo
Durante il processo
costituente Pablo Iglesias ha ripetuto spesso che “il cielo non si conquista
col consenso ma assaltandolo”. E fresco d’investitura a segretario generale, ha
ribadito che l’obbiettivo di Podemos è quello di vincere le elezioni e
governare. Per questo la struttura del partito dev’essere quella di “una
macchina da guerra elettorale”. Nel primo discorso
da segretario generale, ha sottolineato l’importanza di “elaborare un programma
che non sia quello di un partito, ma quello dei migliori”. Per questo
“ci appelleremo ai migliori economisti ed ai migliori rappresentanti della
società civile per elaborare un programma che serva per dare una risposta ai
tre grandi problemi che affliggono il paese: la disoccupazione, la
diseguaglianza ed il debito”.
E che
Podemos faccia sul serio s’intuisce dallo stuolo d’invitati all’atto di
chiusura del processo costituente: Alexis Tsipras, europarlamentari di tutti i
partiti della sinistra europea (GUE), incluso Curzio Maltese de l’Altra Europa (“Italiano, come
il maestro Gramsci” dice Iglesias), e poi rappresentanti politici e diplomatici
d’Uruguay, Bolivia, Ecuador, Colombia, Brasile, Nicaragua, Argentina …
rappresentanti palestinesi, curdi, del Sahara Occidentale e di tanti
movimenti e sindacati di base.
Se Podemos
al governo è per sostenitori ed iscritti una possibilità molto concreta ed una
grande speranza, secondo gli ambienti conservatori sarebbe un disastro. In un
comunicato, gli analisti dell’influente banca Barclays hano dichiarato
che Podemos rappresenta un “pericolo concreto”. Mentre, secondo il Finantial Time “Podemos non è un partito
riformista, e nemmeno un collettivo progressista, disorganizzato e festoso come
può essere il M5S in Italia, ma un partito rivoluzionario, capeggiato da una
squadra di intellettuali decisi, svegli e pragmatici come da migliore (o
peggiore) tradizione leninista, induriti dal loro lavoro come assessori di Hugo
Chavez, Evo Morales ed altro socialisti latino-americani”.
La campagna
di disinformazione e terrorismo mediatico è destinata a crescere, in linea con
il consenso di Podemos. Ma i vertici del partito avvisano: “insulteranno,
mentiranno, grideranno, diffameranno: voi sorridete, perché vinceremo”.
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