Certo, non sarebbe questo il momento migliore per parlare di nuove autostrade. Le rovine provocate dagli allagamenti, smottamenti, frane, ci parlano di una nazione fragile, dove non si fa manutenzione del territorio e dove, al contrario, il territorio viene aggredito e umiliato
. Le autostrade sono però una cosa bellissima, ci permettono di andare sempre più veloci e di usare pochissimo lo sterzo. Basta scegliere una corsia e andare sempre dritti. Così, anche all'indomani di tragedie e devastazioni il nostro governo annuncia che partono le grandi opere che non riguardano la messa in sicurezza del nostro territorio ma, al contrario, tutto ciò che serve per renderlo sempre più vulnerabile.
Questa volta Matteo Renzi non ci ha proprio preso. Le autostrade non sono soltanto bellissime per gli automobilisti ma anche, tantissimo, per chi le costruisce. Figuriamoci per chi incassa il pedaggio. Per questo se ne fanno tante. Le autostrade sono l'unico posto dove non ci sono le buche. Non è poco. Così, dobbiamo abituarci. O le buche o il pedaggio.
Questa storia della E45 sulla quale nessun governo decide di mollare nonostante il pronunciamento della Corte dei conti che ha giudicato, diciamo, molto discutibile il suo piano finanziario, sembra proprio infinita. Se così è una ragione ci deve pur essere. La E45 che si trasforma da brutto anatroccolo in una splendida fanciulla è un regalo promesso da tempo a personaggi importanti che, con la loro affascinante potenza finanziaria, attraversano tutto l'arcobaleno della politica.
Dietro l'affare E45 c'è di tutto e il meglio di tutto. La sensazione, insomma, è che questo matrimonio s'ha da fare per forza. Così, anche Matteo Renzi questa volta non rottama la vecchia politica e lascia che tutto scorra, anche il modello di sviluppo basato sulla rapina del territorio, sui piani finanziari fatti come in un gioco di specchi dove non si capisce mai chi paga e chi incassa, sulla scommessa di chi ci garantisce che il cemento resta sempre la carta vincente di investimenti che però, alla fine dei giochi, non producono ricchezza collettiva ma solo e sempre partite speculative. E' un peccato che il nostro capo del governo corra dietro, pari pari, ai soliti disegnini sulla lavagna fatti in televisione da un suo vecchio predecessore.
La trasformazione della disastrata, colposamente disastrata, E45 in una autostrada dalla foce del Po alla bassa valle del Tevere ci costerà una decina di miliardi. Due li pagheremo cammin facendo sotto forma di sgravi fiscali alle imprese, il resto in pedaggi molto onerosi. Se tutto va bene, perché c'è sempre la possibilità che lo Stato debba contribuire ancora se il giocattolo non produrrà profitti soddisfacenti alle aspettative dei privati. Poi ci saranno, diciamo, i costi accessori che riguardano la qualità del nostro paesaggio, le distruzioni delle coltivazioni pregiate lungo la valle del Tevere, le infezioni purulente prodotte da una ferita che incide sulla carne viva dell'Umbria da nord a sud, un muro invalicabile di cemento e catrame, tonnellate di polveri sottili, di anidridi e veleni che ci toccherà respirare per far guadagnare tempo e velocità agli autotreni che vengono dall'est. Offriremo in comodato d'uso gratuito le ricchezze che più gelosamente dovremmo conservare alla nostra regione per fare andare avanti e indietro merci che non appartengono all'Umbria e che non si fermano in Umbria. Passano, passano e basta.
Questo è il regalo che per noi sblocca il governo con la compiacente partecipazione, si capisce, delle nostre istituzioni che non hanno nulla da dire se non che sono d'accordo. Continueranno, intanto, a parlare di Umbria verde e di progetti per l'ambiente mentre non c'è una lira per la protezione del suolo, per le nostre colline che franano e persino per le strade, quelle normali. Intanto Umbria mobilità che dovrebbe assicurare il diritto, appunto, alla mobilità dei cittadini non si regge più in piedi. I dieci miliardi, il tesoretto della E45 potrebbero bastare a mettere in sicurezza gran parte del territorio italiano se non ci fosse questa esigenza di mettere prima in sicurezza gli interessi di qualcun altro. Bel modo di rottamare la vecchia politica.
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