di Dante Barontini, Contropiano.org
La decisione di non votare una risoluzione Onu di condanna
del nazismo da parte dei paesi dell'Unione Europea è un'autentica
“svolta ideologica” nella storia del continente. Non è possibile
sottovalutare il peso di questa decisione, che immaginiamo avrà
coinvolto tutti i primi ministri della Ue, i capi di stato, i ministri
degli esteri, a partire ovviamente dalla “signora Pesc”, Federica
Mogherini. C'è stato dunque un consenso unanime sulla scelta
dell'astensione, pensata come un compromesso tra la posizione estrema di
Usa, Canada e Ucraina (contrari) e quella dei favorevoli (tutto il
resto del mondo).
Decisione infame ma notevole, visto che la risoluzione includeva anche la condanna di “ogni forma di negazione dei crimini nazisti”, a cominciare naturalmente dall'Olocausto.
Dalle cancellerie europee si dirà - forse, come tardiva
giustificazione - che questa risoluzione, presentata dalla Russia, era
poco più che una ripetizione di analoghe risoluzioni approvate
all'unanimità o quasi dall'Assemblea dell'Onu (già nel 2010 e nel 2012);
e che, quindi, si trattava stavolta solo di una furbesca mossa
propagandistica del Cremlino per raccogliere una condanna indiretta del
nuovo regime ucraino, sorto dal golpe sponsorizzato da Stati Uniti e
Unione Europea.
Possiamo senza sforzo convenire. Ma proprio questa motivazione rivela il peso tutto ideologico
della svolta pro-nazista della Ue, che con questo voto si sposta in
blocco dal fronte democratico antinazista e quello “neutrale”, ovvero
indifferente. O peggio.
In pratica questa motivazione spiega che “il merito” non conta nulla
(la condanna del nazismo), la cosa più importante è contrastare
l'avversario (la Russia) e sostenere l'alleato (l'Ucraina di Poroshenko e
Pravy Sektor).
Non ci sono dunque più valori di libertà da difendere, non c'è più il
“male assoluto”? Diciamo che con questo voto il concetto di “male
assoluto”, storicamente e unitariamente identificato nel nazifascismo,
non possiede più dei contorni valoriali riconosciuti e riconoscibili da tutti; ma diventa semplicemente l'etichetta
da affibbiare al “nemico di turno”. L'integralismo islamico-sunnita
dell'Isis può essere nominato come il nuovo "male assoluto", mentre i
nazifascisti in carne-ossa-spranghe-fucili – in qualsiasi paese alleato
dell'Occidente – non lo sono più. Se per caso ci fossero nei
nazifascisti in un paese dichiarato “nemico” allora quello stigma
potrebbe tornare nuovamente di moda; ma solo per il campo nemico, non
per “i nostri alleati”.
Questa svolta ha una lunga storia, che data ormai dall'inizio degli
anni '80. Durante tutto questo periodo lo stigma nazista ha continuato
ad essere usato, anche a sproposito, per indicare il nemico di turno.
Ricordiamo soltanto alcuni di questi “nuovi Hitler” che hanno costellato
i discorsi dei presidenti statunitensi e quindi anche le prime pagine
dei media occidentali. Il derelitto Noriega, agente Cia caduto in
disgrazia e dittatore di Panama, è stato il primo ad avere avuto il
dubbio onore di essere etichettato in questo modo. Poi è diventato un
riflesso condizionato e irriflesso della propaganda, investendo Saddam
Hussein (più volte, fino alla morte), Milosevic, Gheddafi, iraniani,
dittatorelli africani o asiatici; con qualche penoso quanto infame
tentativo di estendere lo stigma anche su rivoluzionari di sinistra
(Chavez, per esempio), presto rientrato per manifesta insussistenza.
Questo voto di Stati Uniti e Unione Europea all'Onu mette perciò fine
a una chiave retorica che ha caratterizzato tutto il dopoguerra
occidentale e dichiara la fine dell'unità (molto conflittuale,
naturalmente) del mondo nato dalla guerra contro il nazifascismo. Da
oggi in poi “l'Occidente” dichiara di prepararsi a combattere
"l'Oriente" e quindi annulla al proprio interno i confini – non sempre
molto rigidi – entro cui erano stati rinchiusi i nazifascisti. C'è
bisogno anche di topi e carogne, di criminali e serial killer, se questo
è l'obiettivo...
Ci sembra notevole che questa svolta avvenga sotto l'egida del “primo
presidente afroamericano” della storia. E' una prova che "il mito della
razza" era effettivamente solo un mito bastardo ("la razza ce l'hanno i
cani", disse la più immensa testa del '900). E ci sembra notevole anche
il fatto che sia stata così repentina da spiazzare anche il principale
alleato occidentale in Medio Oriente. Israele ha infatto votato a favore della mozione russa;
con tutta la buona volontà criminale del suo governo, infatti, proprio
non poteva votare contro o astenersi su una condanna dei killer
dell'Olocausto.
Ci sembra altresì interessante (per essere notevoli ci vuole un po'
di statura) che questa svolta non abbia ricevuto, fin qui, alcuna
espressione critica da parte del primo presidente della Repubblica
proveniente dalle fila dell'ex Pci. Sempre sollecito ad esternare il
proprio pensiero su ogni aspetto dell'attualità politica, dovremmo
interpretare il suo silenzio - se perpetuato - come assenso.
Con tutte le conseguenze del caso, anche sul piano della sua stessa
legittimità costituzionale. Su Renzi e i suoi ministri, invece, la
Costituzione esprime già un giudizio implicito, anche se irriferibile...
Il mondo che va alla guerra non ha più bisogno delle vesti idologiche
adottate – spesso a fatica e per opportunismo – in tempi di “pace
armata”. E l'anima più vera del nazismo – lo sterminio industrializzato –
è assolutamente “interna” alla logica del capitale. Quindi, può
benissimo esser tollerata. Potrebbe persino tornare utile, se non si
troveranno soluzioni “liberal-democratiche” alla crisi...
p.s. Il documento dell'Onu con il voto di ogni paese:
Y=yes, N=no, A=astenuto
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