Altro che 'black bloc'. Ieri in Grecia sono scese in piazza un milione di persone. Una vera e propria giornata della rabbia.
L'assedio e l'assalto al Parlamento sono diventati una guerriglia
generalizzata in vari quartieri della capitale e in tutto il paese. Ma
il Parlamento ha capitolato. E adesso?
Per
molti giornali e tv italiane la notizia è che il parlamento greco ha
approvato il salvataggio del paese mentre un manipolo di ‘black bloc’ – i
‘soliti noti’, come li chiamano in Grecia – metteva la Capitale a ferro
e fuoco. Ma basta dare uno sguardo alle cronache più attente di quanto è
accaduto ieri pomeriggio e ieri notte
in tutta la Grecia per capire che in campo è scesa una massa
impressionante di persone, lavoratori e giovani ma non solo, in una vera
e propria giornata della rabbia.
Secondo
le autorità della capitale sarebbero almeno 45 gli edifici, le
istituzioni politiche e i negozi che sono stati saccheggiati o dati alle
fiamme durante la giornata di ieri. Mentre scontri e barricate si
estendevano in quartieri sempre più lontani dall’epicentro di Exarchia,
in strada c’erano 500 mila persone. Quello che era iniziato come un
assedio di massa al Parlamento dove era in votazione il massacro sociale
‘reloaded’ si è trasformato man mano in una battaglia con i circa 6000
poliziotti in divisa e chi sa quanti in borghese schierati a difesa
della rituale cerimonia. Ma a fare le spese della rabbia popolare non
sono stati solo gli agenti – molti dei quali hanno riportati ferite
gravi – ma anche alcuni rappresentanti politici: municipi, prefetture e
consigli regionali sono stati occupati e dati alle fiamme in tutte il
paese; ad Atene i dimostranti hanno tentato di attaccare la residenza
dell’ex premier Costas Simitis, mentre a Corfù sono stati distrutti gli
uffici di due ex parlamentari del Pasok, di cui uno ex ministro. Come
era successo nelle giornate di guerriglia del 28 e 29 giugno, non c’è
stata nessuna spaccatura tra folla e gruppi di incappucciati. La parola
d’ordine era rimanere in strada, esprimere la propria protesta a
qualsiasi costo, e non sono mancati gli applausi e le urla di
incitamento nei confronti di chi lanciava molotov o pietre mentre più
passava il tempo più centinaia, migliaia di manifestanti si univano agli
scontri. La versione dei ‘quattro black bloc’ che rovinano una
manifestazione – tanto cara al mondo editoriale vicino a Repubblica.it –
questa volta proprio non regge. Milioni di cittadini europei sono
rimasti incollati per ore alle tv e alle cronache su internet per
seguire quanto accadeva, generando un'empatia e una partecipazione senza
precedenti.
Dopo
i roghi, le pietre e le barricate adesso il problema diventa capire se
dalla rabbia pura e diretta di ieri sorgerà una capacità razionale,
orientata e progettuale. Le diverse forze della sinistra greca sono
assai più radicate nei settori popolari e tra i lavoratori che quelle
del resto del continente. Ma sono litigiose e divise, alcune hanno un
tasso di settarismo incomprensibile, altre uniscono radicalità e
internità ai movimenti con un'altrettanto incomprensibile sentimento
filo Unione Europea. Secondo i calcoli di alcuni media greci, ieri in
piazza in tutto il paese c’erano almeno un milione di persone. Se anche
fossero stati soltanto la metà si tratterebbe, in un paese di soli 11
milioni di abitanti, di una massa sociale enorme a disposizione di una
ipotesi di cambiamento sociale che oggi sembra poter avere le carte in
tavola per entrare davvero in campo e passare dalla rabbia alla
costruzione di una alternativa organizzata che sia politica, sociale,
sindacale e culturale.
Per
ora si contano i danni, i feriti e gli arrestati. Il bilancio più
aggiornato parla di almeno 65 arrestati durante gli scontri del
pomeriggio e della notte solo ad Atene, altre 75 persone sarebbero state
fermate e 68 i feriti che hanno fatto ricorso agli ospedali. Anche tra i
parlamentari si contano le ‘vittime’: i 22 dissidenti socialisti e i
21 del centrodestra di Nuova Democrazia sono stati immediatamente
espulsi dai loro partiti dopo aver votato no. Stessa sorte per l'ex
ministro dei Trasporti, Makis Voridis, e il vice ministro della Marina
mercantile, Adonis Georgiadis, membri del partito di estrema destra che
avendo votato a favore si sono differenziati dall’indicazione del loro
partito fino a tre giorni fa sostenitore di Papademos e oggi
all’opposizione.
Intanto
questa mattina la Borsa di Atene è euforica: la seduta ha aperto questa
mattina con un più 6%. Il capitalismo e il mercato sono incompatibili
con la democrazia. E anche con la vita stessa.
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