E’
dura questa campagna elettorale per l’elezione del sindaco ed il
rinnovo del consiglio comunale di Palermo, è dura è difficile guardando
l’evolversi della situazione politica ed il delinearsi degli
schieramenti, se il punto di osservazione dell’intera vicenda è a
sinistra. C’è una linea che attraversa schieramenti, storie e passioni
e che divide chi fino a ieri si è trovato fianco a fianco dentro tante
battaglie, chi legittimamente, al di là del suo schierarsi, si sente di
incarnare la voglia di riscatto, di pulizia morale e giustizia sociale
di una città massacrata da più di un decennio di sindacatura Cammarata e
governo di centrodestra.
C’è un percorso lungo ed ingarbugliato che ci porta ad oggi, la lunga storia delle primarie, il tentativo di tenere insieme ciò che per istinto, prima che politico in Sicilia dovrebbe essere biologico, si respinge, il tentativo perseguito con ogni mezzo di legittimare con il voto di Palermo la possibilità di governare insieme al terzo polo, di replicare nella nostra città quello che avviene alla regione, di sconfiggere il centrodestra inglobandone un pezzo. E’ il manifesto politico di una parte maggioritaria del PD oggi a Palermo, è l’idea di chi fa del realismo in politica la propria bussola, rinunciando a tutte le battaglie, cavalcando tutte le mediazioni possibili e trovandosi oggi a pochi giorni dal trentesimo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, tristemente, a non chiedere le immediate dimissioni di Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio di voti con i boss.
C’è un pezzo di sinistra che legittimamente si sente estraneo a questa vicenda, che crede pur alleandovisi, di essere dalla giusta parte, che crede di essere determinante nell’imporre le scelte politico amministrative a chi dentro il PD, Antonello Cracolici su tutti, persegue con coerenza e tenacia l’idea di allargare sempre e comunque la propria maggioranza. E’ una posizione che si sente legittimata dal voto delle primarie pur se inquinate, ma siamo a Palermo quindi figli un dio minore sul piano morale, e che pone il tema dell’unità come centro della propria iniziativa. Bisogna essere uniti per sconfiggere il centrodestra.
Non si può tenere insieme qualcosa che esiste solo in una foto ormai sbiadita scattata a Vasto più di un anno fa. Il governo del paese è sorretto da una maggioranza fatta da PD, PDL e Terzo Polo, alla regione governano forze del terzo polo, del centrodestra con il sostegno del PD, perché Palermo deve sfuggire alla regola, forse perché alcune mosche, stando sul crine del cavallo, credono di essere cocchiere, di governarne la corsa? Forse perché a Palermo lo stesso PD che sostiene Ferrandelli ed alla regione Lombardo ha deciso di cambiare spartito? Se così fosse Lombardo sarebbe stato costretto a dimettersi subito, lo spartito e la musica sono sempre gli stessi.
Si può essere in buona fede, quando si sbaglia senza volerlo, ma questo è vero solo ed esclusivamente dentro le vicende personali, in politica la buona fede non esiste. Si può provare a spaccare il cuore della sinistra ed a legittimare con le proprie storie un’operazione di trasformismo politico, di vendere per ciliegie le melanzane fradicie di Vizzini e Cracolici, di raccontare la fiaba della nuova Palermo senza aver mai imposto agli alleati più grandi della coalizione una parola chiara ed una rottura netta con ciò che accade alla regione. Si può provare a spaccare il cuore della sinistra ma non ci si riesce, perché a Palermo c’è una battaglia politica chiara che passa dal levare gli artigli dei comitati d’affari di sempre sulla città, l’area portuale che deve tornare al comune, l’inedificabilità di Fondo Luparello, la non cessione ai privati delle aree della Fiera del Mediterraneo e del mercato ortofrutticolo, il programma vero del candidato sindaco Leoluca Orlando. Il cuore non si spezza a sinistra perchè c’è una visione politica chiara che esclude tutti coloro che hanno fatto parte delle passate giunte Cammarata, il cuore non si spezza perché se la politica è l’arte della mediazione c’è anche una politica che non è sempre disposta a mediare, che con coerenza anche dentro una battaglia difficile contro forze soverchianti sa legare quello che succede a Palermo a quello che succede in Sicilia, a quello che succede nel paese con l’annullamento dell’articolo 18 e le politiche di macelleria sociale. Il cuore della sinistra non si spezza perché oggi più che mai a Palermo è in sintonia con i ceti popolari, perché nei quartieri della nostra città sale una voglia di cambiamento più radicale di quella che alberga nei salotti, perché tante storie diverse e vere si sono unite per sostenere Orlando, per costruire il governo popolare della cosa pubblica, per cambiare oggi Palermo come ieri Napoli e domani l’Italia nel segno di un’alternativa chiara che torni a parlare di diritti, redistribuzione delle ricchezze e giustizia sociale. Non vederlo è impossibile.
C’è un percorso lungo ed ingarbugliato che ci porta ad oggi, la lunga storia delle primarie, il tentativo di tenere insieme ciò che per istinto, prima che politico in Sicilia dovrebbe essere biologico, si respinge, il tentativo perseguito con ogni mezzo di legittimare con il voto di Palermo la possibilità di governare insieme al terzo polo, di replicare nella nostra città quello che avviene alla regione, di sconfiggere il centrodestra inglobandone un pezzo. E’ il manifesto politico di una parte maggioritaria del PD oggi a Palermo, è l’idea di chi fa del realismo in politica la propria bussola, rinunciando a tutte le battaglie, cavalcando tutte le mediazioni possibili e trovandosi oggi a pochi giorni dal trentesimo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, tristemente, a non chiedere le immediate dimissioni di Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio di voti con i boss.
C’è un pezzo di sinistra che legittimamente si sente estraneo a questa vicenda, che crede pur alleandovisi, di essere dalla giusta parte, che crede di essere determinante nell’imporre le scelte politico amministrative a chi dentro il PD, Antonello Cracolici su tutti, persegue con coerenza e tenacia l’idea di allargare sempre e comunque la propria maggioranza. E’ una posizione che si sente legittimata dal voto delle primarie pur se inquinate, ma siamo a Palermo quindi figli un dio minore sul piano morale, e che pone il tema dell’unità come centro della propria iniziativa. Bisogna essere uniti per sconfiggere il centrodestra.
Non si può tenere insieme qualcosa che esiste solo in una foto ormai sbiadita scattata a Vasto più di un anno fa. Il governo del paese è sorretto da una maggioranza fatta da PD, PDL e Terzo Polo, alla regione governano forze del terzo polo, del centrodestra con il sostegno del PD, perché Palermo deve sfuggire alla regola, forse perché alcune mosche, stando sul crine del cavallo, credono di essere cocchiere, di governarne la corsa? Forse perché a Palermo lo stesso PD che sostiene Ferrandelli ed alla regione Lombardo ha deciso di cambiare spartito? Se così fosse Lombardo sarebbe stato costretto a dimettersi subito, lo spartito e la musica sono sempre gli stessi.
Si può essere in buona fede, quando si sbaglia senza volerlo, ma questo è vero solo ed esclusivamente dentro le vicende personali, in politica la buona fede non esiste. Si può provare a spaccare il cuore della sinistra ed a legittimare con le proprie storie un’operazione di trasformismo politico, di vendere per ciliegie le melanzane fradicie di Vizzini e Cracolici, di raccontare la fiaba della nuova Palermo senza aver mai imposto agli alleati più grandi della coalizione una parola chiara ed una rottura netta con ciò che accade alla regione. Si può provare a spaccare il cuore della sinistra ma non ci si riesce, perché a Palermo c’è una battaglia politica chiara che passa dal levare gli artigli dei comitati d’affari di sempre sulla città, l’area portuale che deve tornare al comune, l’inedificabilità di Fondo Luparello, la non cessione ai privati delle aree della Fiera del Mediterraneo e del mercato ortofrutticolo, il programma vero del candidato sindaco Leoluca Orlando. Il cuore non si spezza a sinistra perchè c’è una visione politica chiara che esclude tutti coloro che hanno fatto parte delle passate giunte Cammarata, il cuore non si spezza perché se la politica è l’arte della mediazione c’è anche una politica che non è sempre disposta a mediare, che con coerenza anche dentro una battaglia difficile contro forze soverchianti sa legare quello che succede a Palermo a quello che succede in Sicilia, a quello che succede nel paese con l’annullamento dell’articolo 18 e le politiche di macelleria sociale. Il cuore della sinistra non si spezza perché oggi più che mai a Palermo è in sintonia con i ceti popolari, perché nei quartieri della nostra città sale una voglia di cambiamento più radicale di quella che alberga nei salotti, perché tante storie diverse e vere si sono unite per sostenere Orlando, per costruire il governo popolare della cosa pubblica, per cambiare oggi Palermo come ieri Napoli e domani l’Italia nel segno di un’alternativa chiara che torni a parlare di diritti, redistribuzione delle ricchezze e giustizia sociale. Non vederlo è impossibile.
(Davide Ficarra è Segretario Provinciale Rifondazione Comunista Palermo)
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