Da molti commentatori e giornali della stampa italiana il
risultato di Mèlenchon viene oscurato, si passa dal "deluso"
all'oscuramento cha va a favore del risultato di Marie le Pen. Ma è
davvero così? No! Per nulla, la sinistra radicale nel suo complesso
ottiene il 15% raddoppiando i voti dal 2007. Il vero risultato politico è
inoltre dato dalla capacità riaggregante del modello federativo del
Front de Gauche. Segnaliamo questa approfondita analisi di Gennaro
Carotenuto pubblicata nel suo blog.
Soffermiamoci
su di un aspetto particolare del primo turno delle presidenziali
francesi. È andato bene o male il candidato del Front de Gauche Jean-Luc
Mélenchon con il suo 11% abbondante dei voti e quattro milioni di
francesi che lo hanno votato? Nei titoli dei giornali, che giustamente
si soffermano sull’imminente ballottaggio, sull’incollatura di vantaggio
di François Hollande su Nikolas Sarkozy e sull’agghiacciante trionfo
dell’ultradestra di Marine Le Pen, Mélenchon viene liquidato spesso come
delusione. Ma è proprio così?
Partiamo dalle definizioni. Definiamo
per comodità “sinistra radicale” tutte quelle candidature collocabili
alla sinistra del Partito Socialista. In Francia, come spesso nel mondo,
non esiste quella beota corsa italiana ad un centro politico
nominalistico. Sarkozy è destra, Hollande è sinistra e ciao.
Nelle elezioni presidenziali del 2007 la
sinistra radicale ottenne circa l’8.5% dei voti. Spiccò il solo Olivier
Besancenot che ottenne 1.3 milioni di voti, pari al 4% dell’elettorato.
Dietro di lui i vari Buffet, Laguiller, Schivardi e Bové si suddivisero
il resto. In particolare la candidata ufficiale del Partito Comunista
Marie-George Buffet non arrivò al 2%.
Dopo quel passaggio viene fondato il
Fronte delle Sinistre che, sempre per comodità, collochiamo a sinistra
del partito socialista e a destra del mondo trotskista, dal quale
provenivano Besancenot e Laguiller, riunito nel Nuovo Partito
Anticapitalista. Nel 2009 il Front de Gauche si presenta alle elezioni
europee. La novità cambia i rapporti di forza dentro la sinistra
radicale francese e il Front de Gauche (che ingloba il PCF) supera il
6%, eleggendo 5 parlamentari, superando il Nuovo Partito Anticapitalista
(4.8%, nessun eurodeputato).
Quei risultati erano un po’ drogati dal
risultato di Europe Écologie, gli ambientalisti capaci di pareggiare il
risultato del Partito socialista al 16%. Nelle presidenziali 2012 i
verdi di fatto non hanno alcun ruolo. Eva Joly, prestigiosa magistrata
franco-norvegese, famosa per le inchieste sui crimini ambientali delle
multinazionali, è una comparsa che prende appena un voto su otto di
quelli che il suo movimento aveva raccolto nel 2009. Secondo alcuni
studi tra la metà e i due terzi dei voti persi da Joly sono andati a
rafforzare François Hollande.
Al debutto la candidatura di Jean-Luc
Mélenchon parte dal 5% nei sondaggi. È ben di più del 2% della Buffet ma
è perfino meno di quanto il partito aveva fatto alle europee.
Numericamente il suo compito principale è vincere il solito gironcino di
sinistra con il candidato dell’NPA Philippe Poutou, Eva Joly, Nathalie
Arthaud. Nessuno prevedeva, anche solo un paio di mesi fa, che potesse
avvicinare il candidato centrista, François Bayrou.
Non andrà così. La candidatura di
Mélenchon prospererà fino a riempire la piazza della Bastiglia e a
proporre probabilmente un modello europeo di aggregazione a sinistra dei
grandi partiti, il PS ma anche il PSOE, l’SPD, il PD. Il Front de
Gauche, che piaccia o no, riesce a monopolizzare la vasta quanto
litigiosa sinistra francese e ad espanderne i confini. A un certo punto i
sondaggi lo danno in competizione con Marine Le Pen per il terzo posto.
È un miraggio, ma se i sondaggisti hanno sbagliato e per alcuni fin dal
primo turno ha prevalso il voto utile anti-Sarkozy, sarebbe non solo
errato ma anche in malafede parlare di delusione per Mélenchon.
Erano 31 anni, dal canto del cigno del
Partito Comunista Francese, quando Georges Marchais superò il 15%
aprendo le porte dell’Eliseo a François Mitterand, che un candidato
della sinistra radicale non superava il 10%. Alla sinistra di Mélenchon,
Joly, Poutou, Arthaud, sono marginalizzati ma sommano un altro 4%. Ciò
vuol dire che la sinistra radicale nell’insieme in cinque anni quasi
raddoppia i propri voti passando dall’8.5 al 15%. Quasi un nuovo inizio
per chi critica il modello vigente.
La generosità e la lealtà senza
infingimenti con la quale Mélenchon ha immediatamente appoggiato
Hollande per il ballottaggio del 6 maggio testimoniano la possibile
saldatura tra una Francia e un’Europa civile e la Francia di Sarkozy che
per vincere il 6 maggio si appiattirà sulla spazzatura neo-fascista di
Marine Le Pen. Come ha scritto Vittorio Zambardino, il voto a Le Pen è
così grave che è come se Casa Pound (il livello è quello) avesse preso
il 20% in Italia.
Secondo i sondaggi oltre i quattro
quinti degli elettori di Mélenchon non ha dubbi sul voto ad Hollande.
Tale generosità rende pleonastico il dibattito sul condizionamento a
sinistra di Hollande lasciandogli mani libere per quello che si
prospetta come uno scontro di civiltà. Un regalo prezioso che solo da
una posizione di forza la sinistra può fare. E questa sarebbe una
sconfitta?
Gennaro Carotenuto - www.gennarocarotenuto.it
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