giovedì 5 aprile 2012

CONTRO LA "GROßE KOALITION", ROMPERE DA SINISTRA IL BIPOLARISMO FORZOSO


Riflessioni sulla legge elettorale e sul ruolo negativo dei "coalizionisti" di Alfio Nicotra

Li chiamano i “coalizionisti”. Hanno sponsor forti nel “Il Fatto Quotidiano”, in “Repubblica”, in “Spazio Pubblico” di Santoro, nei sostenitori dell’alpino del Gennargentu (Parisi) e della pasionaria del maggioritario Rosy Bindi. Ci sono tutti i sostenitori dei referendum “porcata gemella” bocciati come incostituzionali dalla Corte come Idv, Segni e la maggioranza di Sel. Partono da una cosa giusta : uno lo deve dire prima dell’elezioni con chi governerà. Ma danno una risposta sbagliata : ripropongono le coalizioni coatte e il bipolarismo forzoso (ovvero ciò che ha ucciso al democrazia italiana e consentito a Berlusconi di scorrazzare sui prati della Repubblica nata dalla Resistenza come Attila sui fili di erba).  Non sazi di avere sulla coscienza il boicottaggio dei referendum Passigli , i soli che avrebbero potuto,  Costituzione vigente alla mano, demolire  il Porcellum, hanno deciso di sparare a palle incatenate contro l’inciucio sulla legge elettorale della troika Alfano, Bersani e Casini.
A parte che preferiremmo che tanta veemenza fosse usata anche contro altri inciuci ancora di più devastanti - la guerra in Afghanistan, la cancellazione dell’articolo 18 , la controriforma delle pensioni  solo per farne alcuni esempi-  sono le motivazioni di fondo che muove questo fronte ad essere preoccupanti ed autolesioniste. Su “Il Fatto Quotidiano” di venerdì 30 marzo, Luca Telese, si spingeva a dire che il premio di maggioranza era l’unica cosa positiva del Porcellum perché chi vinceva l’elezioni governava e chi le perdeva andava all’opposizione. A parte che anche la storia recente ci dice che questo non è vero (Monti docet) occorrerebbe ricordare che l’effetto discorsivo del premio di maggioranza è rappresentato dal fatto che una minoranza elettorale, come nei giochi di azzardo dei Casinò, che arriva prima,  prende tutto . Con il proporzionale – è utile ricordarlo ai tanti antiberlusconiani di facciata – Silvio Berlusconi non sarebbe mai diventato Presidente del Consiglio perché non avrebbe mai avuto la maggioranza del Parlamento. Penso che la crisi della democrazia  contemporanea sia dovuta alla cancellazione del conflitto sociale dalla rappresentanza e dalla sostituzione delle politiche alternative tra di loro con quelle dell’alternanza. Insomma, da troppo tempo alle elezioni non si confrontano più due modelli di società ma due varianti dello stesso modello economico e sociale dominante : quello neoliberista. Insomma abbiamo visto per troppo tempo  confronti elettorali tra Coca Cola e Pepsi Cola, due bevande diverse tra loro ma non nella sostanza di fondo : bibita nera, con zucchero e bollicine. Così si è scavato il fossato tra il Paese reale e quello rappresentato nel Palazzo. Il Pensiero unico del mercato ha finito per smussare gli angoli ed amalgamare il ceto politico dentro la logica invalicabile delle compatibilità dell’economia capitalista, delle guerre umanitarie, delle privatizzazioni, dei diritti passati come privilegi e dello stato sociale da smontare. Il governo Monti è stato la fine della grande ipocrisia : forze programmaticamente simili – anche se socialmente divergenti – si sono trovati nella stessa coalizione di governo. Coalizione forzosa anch’essa, ovviamente, dettata dalla Bce e dalla pulsante tensione verso la dittatura del mercato. Insieme perché ostaggi della borsa ma anche perché sulle scelte di fondo  la pensano allo stesso modo.
Ovviamente alla sinistra del Pd c’è chi ha costruito la propria fortuna e il proprio progetto politico dentro i pertugi della contrapposizione tra Coca Cola e Pepsi Cola.  L’Idv deve a Veltroni  il fatto di essere oggi rappresentata in Parlamento perché da sola, nel 2008 mai avrebbe superato lo sbarramento del 4%  e non sarebbe sopravvissuta all’effetto “risucchio” del voto utile. Vendola ci ha scommesso la vita nel “grande ulivo”, nell’idea stessa che potesse guidare il nuovo centrosinistra, incurante del fatto che Bersani vuole manomettere l’articolo 18  - come si legge oggi su La Repubblica – con  Monti, Casini e Berlusconi.
Allora giusto andare tutti per conto proprio  con candidati a premier di facciata per poi consentire a Pdl, Udc e Pd di rimettersi insieme con un governo Monti bis anche nella prossima legislatura? Ovviamente no, ma le coalizioni coatte non evitano affatto questo problema. Infatti se si votasse con il Porcellum il centrosinistra non sopravviverebbe più di quanto ha fatto l’ultimo Prodi perché ciò che divide la sinistra dal Pd è quello che divide l’operaio Fiat da Marchionne : la politica concreta degli interessi che si rappresenta. Ci sarebbe poi il vincolo forzoso europeo, la pistola puntata alla tempia dallo spread, per non parlare del fatto che al Senato con grande probabilità non ci sarebbe maggioranza. E allora anche con le alleanze coatte , dopo aver messo insieme forze al governo e  forze all’opposizione di Monti, la grande coalizione tornerebbe a farsi largo. Con un aggravante : che l’entusiasmo suscitato da una contrapposizione tra poli nell’illusione di essere in una democrazia reale verrebbe crudelmente delusa dalla formazione di un Monti bis o di un suo clone (Passera).
Il Pd non dichiarerà mai prima, neanche in coalizione con la sinistra, che mai e poi mai andrà al governo con il Pdl, perché sa benissimo che i vincoli derivano dal mercato e non dalla sua base elettorale che è pronta ancora una volta a tradire smontando lo Statuto dei Lavoratori.
Allora che fare? Sicuramente, al contrario di Telese, dovremmo tutti chiedere la cancellazione del premio di maggioranza depotenziando il ricatto del voto utile, la porcheria vera del Porcellum, perché i voti in democrazia si prendono non si vincono. In secondo luogo chiedere che si costituiscono coalizioni volontarie , tenute insieme da una condivisione programmatica. A sinistra si tratterebbe di unire – cosa che sta avvenendo in tutta Europa e non si capisce perché in Italia si cerchi altre strade suicide – tutte le forze di opposizione a Monti, a Marchionne e alla Bce. Un Polo dei Beni Comuni in grado di mettere insieme forze politiche organizzate, movimenti e associazioni della società civile. Una coalizione che sarebbe la sola a dichiararsi indisponibile a reggere un governo di unità nazionale. Funzionerebbe come formidabile calamita nei confronti sia dell’elettorato del Pd sia dei troppi tentati dall’astensionismo o dal voto per Grillo. Sarebbe un contributo decisivo alla ricostruzione della democrazia italiana, alla ripresa di parola del mondo di lavoro e si intreccerebbe nel percorso di un’altra Europa alternativa a quella parassitaria delle banche.
Questo sarebbe il vero nuovo soggetto politico – plurale ed unitario-  non sterili alchimie da laboratorio con cui, periodicamente, qualcuno si cimenta. Certo questa è una prospettiva scomoda  e  di lotta, ma potrebbe dare e restituire entusiasmo e ragioni alla sinistra italiana ed in prospettiva anche alle legittime aspirazioni di una alternativa politica e sociale di governo

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