Riflessioni sulla legge elettorale e sul ruolo negativo dei "coalizionisti" di Alfio Nicotra
Li
chiamano i “coalizionisti”. Hanno sponsor forti nel “Il Fatto
Quotidiano”, in “Repubblica”, in “Spazio Pubblico” di Santoro, nei
sostenitori dell’alpino del Gennargentu (Parisi) e della pasionaria del
maggioritario Rosy Bindi. Ci sono tutti i sostenitori dei referendum
“porcata gemella” bocciati come incostituzionali dalla Corte come Idv,
Segni e la maggioranza di Sel. Partono da una cosa giusta : uno lo deve
dire prima dell’elezioni con chi governerà. Ma danno una risposta
sbagliata : ripropongono le coalizioni coatte e il bipolarismo forzoso
(ovvero ciò che ha ucciso al democrazia italiana e consentito a
Berlusconi di scorrazzare sui prati della Repubblica nata dalla
Resistenza come Attila sui fili di erba). Non sazi di avere sulla
coscienza il boicottaggio dei referendum Passigli , i soli che avrebbero
potuto, Costituzione vigente alla mano, demolire il Porcellum, hanno
deciso di sparare a palle incatenate contro l’inciucio sulla legge
elettorale della troika Alfano, Bersani e Casini.
A parte che
preferiremmo che tanta veemenza fosse usata anche contro altri inciuci
ancora di più devastanti - la guerra in Afghanistan, la cancellazione
dell’articolo 18 , la controriforma delle pensioni solo per farne
alcuni esempi- sono le motivazioni di fondo che muove questo fronte ad
essere preoccupanti ed autolesioniste. Su “Il Fatto Quotidiano” di
venerdì 30 marzo, Luca Telese, si spingeva a dire che il premio di
maggioranza era l’unica cosa positiva del Porcellum perché chi vinceva
l’elezioni governava e chi le perdeva andava all’opposizione. A parte
che anche la storia recente ci dice che questo non è vero (Monti docet)
occorrerebbe ricordare che l’effetto discorsivo del premio di
maggioranza è rappresentato dal fatto che una minoranza elettorale, come
nei giochi di azzardo dei Casinò, che arriva prima, prende tutto . Con
il proporzionale – è utile ricordarlo ai tanti antiberlusconiani di
facciata – Silvio Berlusconi non sarebbe mai diventato Presidente del
Consiglio perché non avrebbe mai avuto la maggioranza del Parlamento.
Penso che la crisi della democrazia contemporanea sia dovuta alla
cancellazione del conflitto sociale dalla rappresentanza e dalla
sostituzione delle politiche alternative tra di loro con quelle
dell’alternanza. Insomma, da troppo tempo alle elezioni non si
confrontano più due modelli di società ma due varianti dello stesso
modello economico e sociale dominante : quello neoliberista. Insomma
abbiamo visto per troppo tempo confronti elettorali tra Coca Cola e
Pepsi Cola, due bevande diverse tra loro ma non nella sostanza di fondo :
bibita nera, con zucchero e bollicine. Così si è scavato il fossato tra
il Paese reale e quello rappresentato nel Palazzo. Il Pensiero unico
del mercato ha finito per smussare gli angoli ed amalgamare il ceto
politico dentro la logica invalicabile delle compatibilità dell’economia
capitalista, delle guerre umanitarie, delle privatizzazioni, dei
diritti passati come privilegi e dello stato sociale da smontare. Il
governo Monti è stato la fine della grande ipocrisia : forze
programmaticamente simili – anche se socialmente divergenti – si sono
trovati nella stessa coalizione di governo. Coalizione forzosa
anch’essa, ovviamente, dettata dalla Bce e dalla pulsante tensione verso
la dittatura del mercato. Insieme perché ostaggi della borsa ma anche
perché sulle scelte di fondo la pensano allo stesso modo.
Ovviamente
alla sinistra del Pd c’è chi ha costruito la propria fortuna e il
proprio progetto politico dentro i pertugi della contrapposizione tra
Coca Cola e Pepsi Cola. L’Idv deve a Veltroni il fatto di essere oggi
rappresentata in Parlamento perché da sola, nel 2008 mai avrebbe
superato lo sbarramento del 4% e non sarebbe sopravvissuta all’effetto
“risucchio” del voto utile. Vendola ci ha scommesso la vita nel “grande
ulivo”, nell’idea stessa che potesse guidare il nuovo centrosinistra,
incurante del fatto che Bersani vuole manomettere l’articolo 18 - come
si legge oggi su La Repubblica – con Monti, Casini e Berlusconi.
Allora
giusto andare tutti per conto proprio con candidati a premier di
facciata per poi consentire a Pdl, Udc e Pd di rimettersi insieme con un
governo Monti bis anche nella prossima legislatura? Ovviamente no, ma
le coalizioni coatte non evitano affatto questo problema. Infatti se si
votasse con il Porcellum il centrosinistra non sopravviverebbe più di
quanto ha fatto l’ultimo Prodi perché ciò che divide la sinistra dal Pd è
quello che divide l’operaio Fiat da Marchionne : la politica concreta
degli interessi che si rappresenta. Ci sarebbe poi il vincolo forzoso
europeo, la pistola puntata alla tempia dallo spread, per non parlare
del fatto che al Senato con grande probabilità non ci sarebbe
maggioranza. E allora anche con le alleanze coatte , dopo aver messo
insieme forze al governo e forze all’opposizione di Monti, la grande
coalizione tornerebbe a farsi largo. Con un aggravante : che
l’entusiasmo suscitato da una contrapposizione tra poli nell’illusione
di essere in una democrazia reale verrebbe crudelmente delusa dalla
formazione di un Monti bis o di un suo clone (Passera).
Il Pd non
dichiarerà mai prima, neanche in coalizione con la sinistra, che mai e
poi mai andrà al governo con il Pdl, perché sa benissimo che i vincoli
derivano dal mercato e non dalla sua base elettorale che è pronta ancora
una volta a tradire smontando lo Statuto dei Lavoratori.
Allora
che fare? Sicuramente, al contrario di Telese, dovremmo tutti chiedere
la cancellazione del premio di maggioranza depotenziando il ricatto del
voto utile, la porcheria vera del Porcellum, perché i voti in democrazia
si prendono non si vincono. In secondo luogo chiedere che si
costituiscono coalizioni volontarie , tenute insieme da una condivisione
programmatica. A sinistra si tratterebbe di unire – cosa che sta
avvenendo in tutta Europa e non si capisce perché in Italia si cerchi
altre strade suicide – tutte le forze di opposizione a Monti, a
Marchionne e alla Bce. Un Polo dei Beni Comuni in grado di mettere
insieme forze politiche organizzate, movimenti e associazioni della
società civile. Una coalizione che sarebbe la sola a dichiararsi
indisponibile a reggere un governo di unità nazionale. Funzionerebbe
come formidabile calamita nei confronti sia dell’elettorato del Pd sia
dei troppi tentati dall’astensionismo o dal voto per Grillo. Sarebbe un
contributo decisivo alla ricostruzione della democrazia italiana, alla
ripresa di parola del mondo di lavoro e si intreccerebbe nel percorso di
un’altra Europa alternativa a quella parassitaria delle banche.
Questo
sarebbe il vero nuovo soggetto politico – plurale ed unitario- non
sterili alchimie da laboratorio con cui, periodicamente, qualcuno si
cimenta. Certo questa è una prospettiva scomoda e di lotta, ma
potrebbe dare e restituire entusiasmo e ragioni alla sinistra italiana
ed in prospettiva anche alle legittime aspirazioni di una alternativa
politica e sociale di governo
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