di Paolo Ferrero da il manifesto
PERUGIA - Il Manifesto per un nuovo soggetto
politico pubblicato qualche giorno fa ha il merito di aver aperto il
dibattito su un problema politico intorno al quale di arrovelliamo e ci
dividiamo da anni. Ne sono indice le reazioni di De Magistris,
Castellina, Rossanda e altri, di cui condivido gran parte delle
critiche. Non ritengo però che i dissensi debbano oscurare la necessità
di discutere del problema centrale posto dal Manifesto stesso.
Innanzitutto a me pare necessario costruire un nuovo spazio pubblico
della democrazia, che si ponga l'obiettivo di diffondere il potere e
non di concentrarlo. Così come ritengo necessario costruire un nuovo
soggetto politico - di sinistra - che metta l'accento sull'inclusione,
sulla struttura confederale e non piramidale. Ovviamente ritengo
necessarie anche tante altre cose: che nell'attuale furibonda lotta di
classe scatenata dall'alto occorra schierarsi da una parte; che occorra
dar vita ad una soggettività politica che si opponga al neoliberismo con
l'obiettivo di uscire da sinistra dalla crisi; che occorre rovesciare
il disegno costituente del governo Monti dando vita ad una opposizione
costituente.
Ritengo cioè necessario costruire una sinistra di alternativa che
determini un processo di aggregazione politica ma anche un processo di
costruzione di una soggettività di massa, che superi l'atomizzazione e
l'isolamento, la disperazione sociale. Non si tratta cioè solo di
costruire un nuovo soggetto politico, si tratta di aggregare un sentire
comune più largo, un "nuovo movimento operaio". Esemplificando occorre
fare in tutta Italia quello che è stato fatto in Val di Susa, dove
l'opposizione alla TAV è stata il punto di partenza per la costruzione
di una nuova soggettività sociale e politica che non esisteva prima. Un
processo costituente per l'appunto, che uscendo dalla asfissiante
dialettica tra berlusconiani ed antiberlusconiani, scompagini le carte
interloquendo a 360° con quel 90% di popolazione italiana che viene
colpita dalla crisi. Condivido quindi l'esigenza di dar vita ad un
processo di aggregazione antiliberista basato sulla partecipazione non
burocratica e sul protagonismo dei soggetti.
Una soggettività politica di tal fatta, per essere efficace, deve
avere dimensioni quantitativamente maggiori rispetto alle attuali forze
politiche di sinistra ma anche caratteristiche qualitativamente diverse
dai progetti finora in campo. Anche per questo non può avere le
caratteristiche classiche del partito. Oggi i modi e le forme in cui gli
uomini e le donne fanno politica è assai variegata e non è possibile
ricomprendere questa articolazione attraverso la sola forma partito. Il
problema è costruire una forma politica unitaria antiliberista che
rispetti i percorsi e le autonomie - individuali e collettive - e le
valorizzi costruendo una sinergia tra di esse. Per questo condivido
l'idea di una soggettività politica confederata, articolata e - aggiungo
io - unitaria. Per centinaia di migliaia di uomini e donne oggi è
pensabile far politica solo all'interno di un soggetto che sia percepito
come unitario. A me pare che i processi rivoluzionari latinoamericani -
che segnano indubbiamente il punto più avanzato di lotta per l'uscita
dal neoliberismo - parlino di questo: non l'idea del partito unico ma la
costruzione di fronti, coalizioni, convergenze. Lo stesso linguaggio
parlano alcune delle esperienze più interessanti che si possano
incontrare in Europa: da Izquierda Unida in Spagna al Front de Gauche
francese, che si sta caratterizzando come la vera novità politica delle
presidenziali d'oltralpe e che fa esplicito riferimento all'esperienza
latinoamericana. In tutte queste esperienze - di cui segnalo l'internità
all'esperienza della Sinistra Europea - convivono partiti,
associazioni, movimenti, singole persone che trovano nella formula del
"fronte" una appartenenza non soffocante. Uomini e donne, compagni e
compagne che trovano uno spazio comune di cui sentono un grande bisogno,
senza che questa appartenenza diventi totalizzante, esclusiva. In
qualche modo occorre costruire una forma organizzata che abbia soglie
d'ingresso "più basse" di quelle di un partito e possa quindi avere una
efficacia maggiore nell'organizzazione di una partecipazione politica di
massa.
Se questo è vero, è necessario rivolgere questa proposta politica al
complesso dei soggetti che in questi anni si sono mossi a sinistra. Sul
piano sociale penso ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno animato
in conflitto di classe in Italia. Penso al popolo dell'acqua pubblica e
dei beni comuni. Penso ai precari del movimento No Debito come al popolo
NO TAV. Così come sul piano politico penso alle forze politiche che si
oppongono al governo Monti, dall'IdV a Sel alla Federazione della
Sinistra e a tutte le formazioni alla sua sinistra. Per costruire un
nuovo soggetto politico che non sia l'ennesimo partito tra gli altri,
occorre allargare la sfera dei soggetti sociali e politici a cui la
proposta è rivolta. Non può lasciare fuori dalla porta la questione di
classe e la Fiom, così come non può non coinvolgere le forze politiche
che oggi fanno politica a sinistra. Se il punto fondante di un nuovo
soggetto è la densità partecipata di un nuovo spazio pubblico, le
modalità della sua costruzione non possono che essere coerenti con
questo principio. Sottolineo il carattere radicalmente democratico che
dovrebbe contraddistinguere una soggettività politica come quella che
propongo. Le centinaia di migliaia di uomini e donne che potenzialmente
potrebbero ritrovarsi in un soggetto unitario della sinistra
antiliberista devono poter decidere sul serio, sulla base del principio
"una testa un voto" e anche attraverso strumenti di democrazia diretta
come il referendum sulle scelte fondamentali.
Da ultimo il problema del pluralismo nella costruzione del nuovo
soggetto politico. Come ho sottolineato, condivido il punto centrale
della proposta pur senza condividere il manifesto nel suo insieme.
Voglio però sottolineare che le differenze che vedo - e anche quelle che
intravedo - sono molto rilevanti ma non tali da indurmi a ritenere
impossibile il progetto di un percorso comune nel suo carattere
partecipato e quindi unitario. La scommessa che abbiamo di fronte oggi
non è quella di mettere insieme chi la pensa nello stesso modo su tutto.
Questo ha dato vita ad una miriade di organizzazioni ad al
contemporaneo ridursi degli appartenenti alle stesse. La scommessa
odierna è quella di costruire - sulla base di una prospettiva
antiliberista - uno spazio pubblico plurale in grado di portare al
confronto e all'impegno politico quelle centinaia di migliaia di persone
che oggi vogliono impegnarsi. Non vedo contraddizioni al fatto che a
questo processo possano partecipare gli iscritti e le iscritte a
Rifondazione Comunista, i sindaci e i movimenti No Tav della Val di
Susa, i compagni e le compagne delle diverse sinistre sindacali o gli
scout che hanno partecipato alla campagna per l'acqua pubblica.
Occorre costruire un progetto unitario a cui ognuno ed ognuna possa
partecipare a partire dalla propria esperienza e della propria
organizzazione. Da comunista mi sono battuto contro la liquidazione di
Rifondazione Comunista; lavoro per lo sviluppo del suo progetto
politico, per la sua qualificazione e per la crescita della sua
dimensione di partito sociale. Non vedo contraddizione tra questo
impegno e la possibilità di portare il nostro punto di vista dentro una
soggettività più larga. Il punto di fondo oggi consiste
nell'accettazione della parzialità di ogni nostra esperienza politica e
quindi la comprensione della necessità della coalizione,
dell'aggregazione plurale, che definisca l'essenziale che ci unisce per
lasciare fuori dalla porta quello che ci divide. Sottolineo questo
aspetto perché sono troppo numerosi i tentativi falliti di costruire il
soggetto politico "nuovo" per poi riprodurre il peggio dei vizi politici
che vogliamo superare. Io penso che il difetto stia nel manico: solo
una forma politica articolata e rispettosa delle differenze - di
posizioni ma anche di modi e ambiti di fare politica - può oggi
determinare un processo di aggregazione antiliberista. Ogni altro
processo che si ponga in modo esclusivo e non inclusivo come il "vero"
soggetto nuovo ed unitario, è destinato a ricostruire recinti che
producono frustrazioni più che liberare soggettività.
A partire da queste considerazioni la proposta che avanzo è quella
di aprire una discussione tra i promotori del manifesto, i soggetti
politici esistenti e tutti i compagni e le compagne interessati ad una
prospettiva unitaria. Ritengo infatti che la cosa più ridicola che può
succedere a sinistra sia la proposizione di diversi progetti unitari tra
loro in concorrenza. Guardo con speranza alle esperienze del Front de
Gauche o di Izquerda Unida e mi piacerebbe pensare che qualcosa di
simile sia possibile farlo anche in Italia.
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