Legge elettorale, un "golpe bianco" contro la Costituzione. Che fa Napolitano? di Raul Mordenti
Che
diremmo se Moggi e Galliani (magari pure con Moratti) si riunissero per
decidersi da soli, e a loro esclusivo vantaggio, le regole del
campionato di calcio? Magari potrebbero decidere che i gol delle squadre
che hanno la maglietta a strisce verticali valgono di più, oppure che
alcune squadre debbano segnare due volte per vedersi assegnato un gol, e
così via. Io credo che se una cosa del genere accadesse ci sarebbe una
sollevazione popolare.
Ma per la legge elettorale sta succedendo qualcosa di molto peggio, stanno producendo un vero e proprio "golpe bianco”, e non si vedono ancora sollevazioni, né mobilitazioni, al riguardo.
La legge elettorale è qualcosa di simile al regolamento di una gara, è infatti la legge che detta le regole della competizione elettorale, dunque una delle cose più delicate e direi sacre in una democrazia. Quella legge più di qualsiasi altra dovrebbe essere il frutto di un grande dibattito pubblico e dell’accordo di tutti i partiti, tutti quelli rappresentati in Parlamento ma anche (mi permetto di dire) quelli che ne sono stati esclusi a causa della precedente legge elettorale “porcellum”, che ora ammettono fosse una schifezza. Invece la legge elettorale la stavano scrivendo, in gran segreto, solo i rappresentanti della “strana” maggioranza che sostiene il Governo Monti (Quagliarello per il PdL, Violante per il PD e Adornato per l’UDC: tre nomi che sono tutto un programma): ciò di cui discutono, e su cui litigano, non è come produrre una legge elettorale veramente democratica e rispettosa della Costituzione ma, vergognosamente, come farsi una legge elettorale “su misura”, come trarne il massimo profitto per i loro partiti e garantirsi comunque la vittoria alle elezioni. Non hanno forse detto tutti, chi più chi meno, che dopo Monti c’è solo…Monti? La legge elettorale deve dunque garantire questo risultato, quale che sia la rabbia sociale e l’opposizione che cresce, e può crescere ancora, nel Paese.
Le proposte che sono filtrate dalla Trimurti montiana hanno dell’incredibile: un premio di maggioranza ai due partiti che arrivano primo e secondo (una mostruosità mai vista al mondo, ma che avrebbe contentato sia il PD che il PdL), poi il premio di maggioranza del 15% dei seggi per chi arriva primo, così che se un partito (diciamo, tanto per dire: il PD) prende solo il 25% dei voti però potrebbe ottenere lo stesso il 40% dei seggi (e perché mai?); altri (sia nel PdL che nel PD) hanno sognato nientemeno che un gollismo senza generale De Gaulle, cioè l’elezione diretta del presidente della Repubblica (alla faccia del carattere parlamentare della nostra Costituzione!) e un bel doppio turno, per far fuori tutti coloro che non sono di centrodestra o di centrosinistra; insomma vogliono portare in Italia il sistema elettorale gollista che Mitterrand definì «un colpo di Stato permanente».
Su una cosa sembrano già tutti d’accordo: lo sbarramento, per impedire che l’opposizione sociale abbia rappresentanza parlamentare. Con lo sbarramento al 4% hanno già ottenuto di fare fuori i comunisti nel 2008, ma ora portandolo al 5% starebbero più sicuri (e se i sondaggi ci dessero al 6% lo portebbero al 7 o all’8, e perché no al 15%?). Ricordo a tanti sinceri democratici, che sembrano accettare lo sbarramento elettorale senza batter ciglio, che con lo sbarramento al 4% sono stati esclusi da ogni rappresentanza nelle elezioni del 2008 ben 3.578.000 elettori, un numero che sarebbe pari al terzo partito italiano. Vi sembra democratica, vi sembra accettabile questa terribile violenza operata sulla volontà degli elettori? Oggi il 5% significa circa 2,5 milioni di voti espressi: perché mai 2 milioni e quattrocentonovantanovemilanovecentonovantanove elettori non dovrebbero poter eleggere i loro parlamentari? E come si può pensare di insistere ancora con il premio di maggioranza, dopo che proprio e solo quel premio ha consentito a Berlusconi di governare con una maggioranza assoluta di seggi, pur avendo riportato solo il 37,4% dei voti (che arrivavano al 45% con la Lega)?
A conferma del carattere truffaldino e “su misura” della legge elettorale che Qui, Quo e Qua stanno discutendo, ricordiamo che hanno pensato perfino un meccanismo ad hoc per salvare la Lega: basta avere un bel risultato elettorale in tre regioni (guarda caso: tre, proprio quante sono le regioni forti della Lega) ed ecco che, miracolo!, lo sbarramento elettorale non sbarra più. Che vergogna!
Il monopolio di regime dell’informazione riesce a garantire un assordante silenzio su tutto questo. I sostenitori di Qui Quo Qua sollevano un solo misero argomento, ma ossessivamente e unanimemente ripetuto: che questo neo-porcellum (o piuttosto: porcellum al quadrato) servirebbe a “evitare la frammentazione”. Ma quest’argomento si è rivelato falso, falsissimo in base all’esperienza di questi anni: si è dimostrato, con l’esperienza, che mentre con il sistema proporzionale c’erano 8 o 9 partiti in Parlamento, con il maggioritario, i premi di maggioranza e gli sbarramenti porcelleschi il loro numero e salito a 30-40! E il motivo è chiaro: per evitare lo sbarramento e per far scattare il premio di maggioranza, ci si ammucchia nei partiti maggiori al momento del voto, e solo dopo essere stati eletti (alla faccia degli elettori) vengono fuori cose come “la diccì di Rotondi”, l’API di Rutelli, FLI di Fini, l’MPA di Lombardo, i radicali eletti nel PD, repubblicani (ma “europei”), il come-si-chiama “responsabile” di Scilipoti o di Misiti o di Pionati o di De Gregorio o di Sgarbi o di Guzzanti o di Calearo, e chi più ne ha più ne metta.
Ma la Costituzione parla chiaro a proposito di legge elettorale: nell’art.48 prescrive: «Il voto è personale ed eguale, libero e segreto». Questo e non altro significa “proporzionale”, che il numero dei seggi assegnati deve corrispondere, in proporzione, al numero dei voti ottenuti, poiché tutti i voti sono – per Costituzione – «eguali». Ebbene, sia il premio di maggioranza che lo sbarramento violano in modo evidente il carattere “eguale” del voto prescritto dalla Costituzione: il mio voto non è più uguale al tuo se il mio, per un marchingegno artificiale, non può eleggere nessuno, e il tuo, per un altro marchingegno, elegge di più di quanto i numeri comporterebbero.
Io penso che su una questione così cruciale, che mette in gioco la sopravvivenza stessa della nostra fragile democrazia, debba essere chiamato in causa chi ha il compito di difendere e far rispettare la Costituzione. Rivolgiamoci, nelle forme che riterremo più efficaci (delegazioni, raccolte di firme, presidii del Quirinale, etc.), direttamente a Giorgio Napolitano perché assuma pubblicamente l’impegno di non firmare una legge elettorale che violi l’art.48 della Costituzione.
Ma per la legge elettorale sta succedendo qualcosa di molto peggio, stanno producendo un vero e proprio "golpe bianco”, e non si vedono ancora sollevazioni, né mobilitazioni, al riguardo.
La legge elettorale è qualcosa di simile al regolamento di una gara, è infatti la legge che detta le regole della competizione elettorale, dunque una delle cose più delicate e direi sacre in una democrazia. Quella legge più di qualsiasi altra dovrebbe essere il frutto di un grande dibattito pubblico e dell’accordo di tutti i partiti, tutti quelli rappresentati in Parlamento ma anche (mi permetto di dire) quelli che ne sono stati esclusi a causa della precedente legge elettorale “porcellum”, che ora ammettono fosse una schifezza. Invece la legge elettorale la stavano scrivendo, in gran segreto, solo i rappresentanti della “strana” maggioranza che sostiene il Governo Monti (Quagliarello per il PdL, Violante per il PD e Adornato per l’UDC: tre nomi che sono tutto un programma): ciò di cui discutono, e su cui litigano, non è come produrre una legge elettorale veramente democratica e rispettosa della Costituzione ma, vergognosamente, come farsi una legge elettorale “su misura”, come trarne il massimo profitto per i loro partiti e garantirsi comunque la vittoria alle elezioni. Non hanno forse detto tutti, chi più chi meno, che dopo Monti c’è solo…Monti? La legge elettorale deve dunque garantire questo risultato, quale che sia la rabbia sociale e l’opposizione che cresce, e può crescere ancora, nel Paese.
Le proposte che sono filtrate dalla Trimurti montiana hanno dell’incredibile: un premio di maggioranza ai due partiti che arrivano primo e secondo (una mostruosità mai vista al mondo, ma che avrebbe contentato sia il PD che il PdL), poi il premio di maggioranza del 15% dei seggi per chi arriva primo, così che se un partito (diciamo, tanto per dire: il PD) prende solo il 25% dei voti però potrebbe ottenere lo stesso il 40% dei seggi (e perché mai?); altri (sia nel PdL che nel PD) hanno sognato nientemeno che un gollismo senza generale De Gaulle, cioè l’elezione diretta del presidente della Repubblica (alla faccia del carattere parlamentare della nostra Costituzione!) e un bel doppio turno, per far fuori tutti coloro che non sono di centrodestra o di centrosinistra; insomma vogliono portare in Italia il sistema elettorale gollista che Mitterrand definì «un colpo di Stato permanente».
Su una cosa sembrano già tutti d’accordo: lo sbarramento, per impedire che l’opposizione sociale abbia rappresentanza parlamentare. Con lo sbarramento al 4% hanno già ottenuto di fare fuori i comunisti nel 2008, ma ora portandolo al 5% starebbero più sicuri (e se i sondaggi ci dessero al 6% lo portebbero al 7 o all’8, e perché no al 15%?). Ricordo a tanti sinceri democratici, che sembrano accettare lo sbarramento elettorale senza batter ciglio, che con lo sbarramento al 4% sono stati esclusi da ogni rappresentanza nelle elezioni del 2008 ben 3.578.000 elettori, un numero che sarebbe pari al terzo partito italiano. Vi sembra democratica, vi sembra accettabile questa terribile violenza operata sulla volontà degli elettori? Oggi il 5% significa circa 2,5 milioni di voti espressi: perché mai 2 milioni e quattrocentonovantanovemilanovecentonovantanove elettori non dovrebbero poter eleggere i loro parlamentari? E come si può pensare di insistere ancora con il premio di maggioranza, dopo che proprio e solo quel premio ha consentito a Berlusconi di governare con una maggioranza assoluta di seggi, pur avendo riportato solo il 37,4% dei voti (che arrivavano al 45% con la Lega)?
A conferma del carattere truffaldino e “su misura” della legge elettorale che Qui, Quo e Qua stanno discutendo, ricordiamo che hanno pensato perfino un meccanismo ad hoc per salvare la Lega: basta avere un bel risultato elettorale in tre regioni (guarda caso: tre, proprio quante sono le regioni forti della Lega) ed ecco che, miracolo!, lo sbarramento elettorale non sbarra più. Che vergogna!
Il monopolio di regime dell’informazione riesce a garantire un assordante silenzio su tutto questo. I sostenitori di Qui Quo Qua sollevano un solo misero argomento, ma ossessivamente e unanimemente ripetuto: che questo neo-porcellum (o piuttosto: porcellum al quadrato) servirebbe a “evitare la frammentazione”. Ma quest’argomento si è rivelato falso, falsissimo in base all’esperienza di questi anni: si è dimostrato, con l’esperienza, che mentre con il sistema proporzionale c’erano 8 o 9 partiti in Parlamento, con il maggioritario, i premi di maggioranza e gli sbarramenti porcelleschi il loro numero e salito a 30-40! E il motivo è chiaro: per evitare lo sbarramento e per far scattare il premio di maggioranza, ci si ammucchia nei partiti maggiori al momento del voto, e solo dopo essere stati eletti (alla faccia degli elettori) vengono fuori cose come “la diccì di Rotondi”, l’API di Rutelli, FLI di Fini, l’MPA di Lombardo, i radicali eletti nel PD, repubblicani (ma “europei”), il come-si-chiama “responsabile” di Scilipoti o di Misiti o di Pionati o di De Gregorio o di Sgarbi o di Guzzanti o di Calearo, e chi più ne ha più ne metta.
Ma la Costituzione parla chiaro a proposito di legge elettorale: nell’art.48 prescrive: «Il voto è personale ed eguale, libero e segreto». Questo e non altro significa “proporzionale”, che il numero dei seggi assegnati deve corrispondere, in proporzione, al numero dei voti ottenuti, poiché tutti i voti sono – per Costituzione – «eguali». Ebbene, sia il premio di maggioranza che lo sbarramento violano in modo evidente il carattere “eguale” del voto prescritto dalla Costituzione: il mio voto non è più uguale al tuo se il mio, per un marchingegno artificiale, non può eleggere nessuno, e il tuo, per un altro marchingegno, elegge di più di quanto i numeri comporterebbero.
Io penso che su una questione così cruciale, che mette in gioco la sopravvivenza stessa della nostra fragile democrazia, debba essere chiamato in causa chi ha il compito di difendere e far rispettare la Costituzione. Rivolgiamoci, nelle forme che riterremo più efficaci (delegazioni, raccolte di firme, presidii del Quirinale, etc.), direttamente a Giorgio Napolitano perché assuma pubblicamente l’impegno di non firmare una legge elettorale che violi l’art.48 della Costituzione.
Azzariti: «Irrazionale premiare chi ha già vinto. E non c'entra nulla col sistema tedesco»
«Chi
parla di sistema tedesco, rispetto a quello che si legge sui giornali,
non sa quello che dice». E già, perché della legge elettorale si può
ragionare solo sulla base di quello che trapela dal lavoro dei tre saggi
dell'Abc (l'attuale maggioranza), una sorta di golpe bianco, che si sta
consumando lontano da occhi indiscreti, senza il grande dibattito
pubblico che sarebbe necessario.
Anche al professor Gaetano Azzariti, ordinario alla Sapienza di Diritto costituzionale, la fatica dei tre saggi (Quagliarello per il PdL, Violante per il Pd e Adornato per l’Udc) pare materia di inquietudine. «I testi si susseguono, il rischio vero è che si faccia una legge per caso o su misura per una prossima grande coalizione. Posso rivelare che dal '93 - da quel referendum che ha trasformato la nostra democrazia - sono stato fautore di un sistema tedesco con uno sbarramento in entrata che favorirebbe le ricomposizioni, soprattutto a sinistra».
Anche al professor Gaetano Azzariti, ordinario alla Sapienza di Diritto costituzionale, la fatica dei tre saggi (Quagliarello per il PdL, Violante per il Pd e Adornato per l’Udc) pare materia di inquietudine. «I testi si susseguono, il rischio vero è che si faccia una legge per caso o su misura per una prossima grande coalizione. Posso rivelare che dal '93 - da quel referendum che ha trasformato la nostra democrazia - sono stato fautore di un sistema tedesco con uno sbarramento in entrata che favorirebbe le ricomposizioni, soprattutto a sinistra».
Riassumiamo, professore: ci sarebbe un accordo sul sistema
proporzionale con sbarramento (5%) e il disaccordo sulle preferenze e
sul premio di maggioranza (al partito o alla coalizione; entità del
premio). Tutti parlano di sistema tedesco ma in Germania non ci sono né
preferenze né premio di maggioranza. Spuntano le ipotesi di un premio di
maggioranza ai primi due partiti e un premio al primo del 15% dei
seggi, così che se un partito (diciamo il Pd, sondaggi alla mano) prende
solo il 25% potrebbe ottenere lo stesso il 40% dei seggi. Se si
aggiunge l'eventuale doppio turno sarebbe quel sistema gollista che
Mitterrand definì «un colpo di Stato permanente». Così, se la Lega
continuerebbe a salvarsi, se basterà avere un bel risultato in tre
regioni, col 5% scarso (2,5 milioni di voti espressi, una città come
Milano) si rischia di restare al palo.
In questo momento si susseguono le ipotesi più diverse, credo che serva una riflessione sul modo in cui si stanno sviluppando: è evidente che ogni partito dell'attuale maggioranza cerca la propria convenienza e questa può coincidere solo casualmente con l'interesse pubblico. E' un'impostazione che mi lascia perplesso. Bisogna ragionare sui principi quando si affronta una materia del genere, come diceva Max Weber, per principi e non per scopi immediati. Lo scopo principale di una legge elettorale è quello di dar voce alla rappresentanza politica, almeno è stato così fino al '93. E il massimo della rappresentanza ce l'hai se non alteri il rapporto tra voti e seggi. A un certo punto, per ragioni note, spesso infondate o enfatizzate, s'è imputato a questo sistema una fragilità, quella di non garantire la governabilità. Anche rispetto a questo, ragionando per principio, il sistema più efficiente è il maggioritario ma il maggioritario puro uccide la rappresentanza. Il presupposto perché funzioni è che il sistema politico sia bipolare come in Gran Bretagna o negli Usa ma si dimentica che, nel bene e nel male, quei paesi sono storicamente fondati sul bipartitismo. Quando in Gran Bretagna s'è affermato un terzo partito il sistema è andato in crisi e si discute di come superarlo.
In questo momento si susseguono le ipotesi più diverse, credo che serva una riflessione sul modo in cui si stanno sviluppando: è evidente che ogni partito dell'attuale maggioranza cerca la propria convenienza e questa può coincidere solo casualmente con l'interesse pubblico. E' un'impostazione che mi lascia perplesso. Bisogna ragionare sui principi quando si affronta una materia del genere, come diceva Max Weber, per principi e non per scopi immediati. Lo scopo principale di una legge elettorale è quello di dar voce alla rappresentanza politica, almeno è stato così fino al '93. E il massimo della rappresentanza ce l'hai se non alteri il rapporto tra voti e seggi. A un certo punto, per ragioni note, spesso infondate o enfatizzate, s'è imputato a questo sistema una fragilità, quella di non garantire la governabilità. Anche rispetto a questo, ragionando per principio, il sistema più efficiente è il maggioritario ma il maggioritario puro uccide la rappresentanza. Il presupposto perché funzioni è che il sistema politico sia bipolare come in Gran Bretagna o negli Usa ma si dimentica che, nel bene e nel male, quei paesi sono storicamente fondati sul bipartitismo. Quando in Gran Bretagna s'è affermato un terzo partito il sistema è andato in crisi e si discute di come superarlo.
Ma intanto, per decenni, i lib-dem inglesi sono stati esclusi da quel parlamento.
Infatti, quando ci sono tre partiti, e in Italia sono molti di più, non può funzionare. Dal '93 in poi s'è cercato di mettere insieme rappresentanza e governabilità. E' stato un ventennio ossessionato dalla governabilità e che ha abbandonato le logiche virtuose della rappresentanza. Diciannove anni dopo possiamo dire che quel tentativo ha portato a esiti negativi sulla democrazia, con effetti nefasti sull'intero assetto istituzionale. E con forze politiche significative non rappresentate alle Camere mentre alcune di quelle presenti lo sono grazie alla tecnica non alla rispettiva forza politica. Nell'attuale parlamento ci sono radicali, Mpa di Lombardo e l'Idv che alle ultime elezioni erano inferiori ad altre forze escluse come, ad esempio, la sinistra radicale.
Infatti, quando ci sono tre partiti, e in Italia sono molti di più, non può funzionare. Dal '93 in poi s'è cercato di mettere insieme rappresentanza e governabilità. E' stato un ventennio ossessionato dalla governabilità e che ha abbandonato le logiche virtuose della rappresentanza. Diciannove anni dopo possiamo dire che quel tentativo ha portato a esiti negativi sulla democrazia, con effetti nefasti sull'intero assetto istituzionale. E con forze politiche significative non rappresentate alle Camere mentre alcune di quelle presenti lo sono grazie alla tecnica non alla rispettiva forza politica. Nell'attuale parlamento ci sono radicali, Mpa di Lombardo e l'Idv che alle ultime elezioni erano inferiori ad altre forze escluse come, ad esempio, la sinistra radicale.
E comunque questo non ha impedito che la frammentazione si
sia riproposta a posteriori con una proliferazione di gruppi
parlamentari sconosciuti al grande pubblico.
E' giusto, il Porcellum e prima il Mattarellum non hanno favorito la governabilità ma l'irrazionalità. Potrei capire, pur non condividendola, una legge che seleziona con uno sbarramento, ma mai si potrebbe accettare un sistema che lascia al calcolo politico la forma della rappresentanza.
E' giusto, il Porcellum e prima il Mattarellum non hanno favorito la governabilità ma l'irrazionalità. Potrei capire, pur non condividendola, una legge che seleziona con uno sbarramento, ma mai si potrebbe accettare un sistema che lascia al calcolo politico la forma della rappresentanza.
Non crede che premi di maggioranza e sbarramenti facciano
carta straccia dell’articolo 48 della Costituzione: «Il voto è personale
ed eguale, libero e segreto»?
Autorevoli costituzionalisti hanno scritto e teorizzato - da Hans Kelsen a Gianni Ferrara o Carlo Lavagna - che il proporzionale fosse l'unico sistema a garantire uguaglianza in entrata e in uscita (nella ripartizione dei seggi) ma la Consulta ha avuto un parere diverso e, rendendo ammissibile la diversa distribuzione dei seggi ha aperto a sistemi non proporzionali. E tutto ciò ha avuto ripercussioni: ha provocato una centralità del governo e la marginalità del parlamento. Ragioniamo ancora per principio: c'è irrazionalità in un sistema che regala seggi a chi ha già vinto e, contemporaneamente, pone uno sbarramento per semplificare ulteriormente il sistema politico. C'è già la sentenza della Corte costituzionale che ammise il referendum sui sistemi elettorali, che esprime perplessità sull'entità dell'attuale premio di maggioranza che dovrebbe essere ragionevole, aiutare chi è già vicino al traguardo e non il primo partito senza che si fissi una soglia minima.
Autorevoli costituzionalisti hanno scritto e teorizzato - da Hans Kelsen a Gianni Ferrara o Carlo Lavagna - che il proporzionale fosse l'unico sistema a garantire uguaglianza in entrata e in uscita (nella ripartizione dei seggi) ma la Consulta ha avuto un parere diverso e, rendendo ammissibile la diversa distribuzione dei seggi ha aperto a sistemi non proporzionali. E tutto ciò ha avuto ripercussioni: ha provocato una centralità del governo e la marginalità del parlamento. Ragioniamo ancora per principio: c'è irrazionalità in un sistema che regala seggi a chi ha già vinto e, contemporaneamente, pone uno sbarramento per semplificare ulteriormente il sistema politico. C'è già la sentenza della Corte costituzionale che ammise il referendum sui sistemi elettorali, che esprime perplessità sull'entità dell'attuale premio di maggioranza che dovrebbe essere ragionevole, aiutare chi è già vicino al traguardo e non il primo partito senza che si fissi una soglia minima.
Ancora una volta la “tecnica" presunta vince sulla politica?
Il punto di irragionevolezza è questo: ammettiamo che vinca il Pd col 25% e che prenda il premio. In ogni caso non controllerebbe più del 40% del Parlamento. Allora chi può escludere che una maggioranza si determini escludendo quel partito? Sarebbe un paradosso. E chi va all'opposizione?
Il punto di irragionevolezza è questo: ammettiamo che vinca il Pd col 25% e che prenda il premio. In ogni caso non controllerebbe più del 40% del Parlamento. Allora chi può escludere che una maggioranza si determini escludendo quel partito? Sarebbe un paradosso. E chi va all'opposizione?
C'è un intimo legame tra la marginalità del Parlamento e il neoliberismo.
Tutto si tiene se perdi il valore della centralità del Parlamento e a questa sostituisci altri valori al di fuori della logica della rappresentanza, come la centralità del mercato. Di questo ci parla la vicenda del fiscal compact e le vicende legate all'integrazione europea: un Parlamento marginale ha potuto ratificare quelle scelte senza discuterle, scelte concentrate in poche mani, ieri quelle di Berlusconi, oggi di Monti, domani chissà...
Tutto si tiene se perdi il valore della centralità del Parlamento e a questa sostituisci altri valori al di fuori della logica della rappresentanza, come la centralità del mercato. Di questo ci parla la vicenda del fiscal compact e le vicende legate all'integrazione europea: un Parlamento marginale ha potuto ratificare quelle scelte senza discuterle, scelte concentrate in poche mani, ieri quelle di Berlusconi, oggi di Monti, domani chissà...
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