Fonte:
glialtrionline.it
Vendola blinda il patto col Pd e conferma la svolta“governista”
Nichi
Vendola ha scelto. Ha scelto in quale direzione traghettare Sinistra
Ecologia e Libertà da qui fino alle elezioni. Una scelta che
probabilmente delude gli auspici di coloro che chiedevano più coraggio e
più radicalità, ma che almeno sgombra il campo dagli equivoci e porta
chiarezza nel dibattito a sinistra. Aprendo i lavori dell’Assemblea
nazionale di Sel, Vendola ha rivendicato il diritto-dovere a scrivere
un’«agenda di governo», rifuggendo da qualunque tentazione massimalista,
per una «cultura della mediazione» che non sia però «compromesso al
ribasso». Un no secco, dunque, a chi ha invocato la ricostruzione di un
cartello delle opposizioni anche al prezzo di abbandonare ambizioni di
governo.
Il leader di Sel parte dall’Europa, dall’esigenza di rompere la cappa
del liberismo attraverso una partecipazione attiva alla trasformazione
dei processi decisionali, per «riaprire la partita» e dare un senso
sociale alla presenza della sinistra. «C’è chi teorizza con cinismo di
saltare un giro. Trovo questo argomento agghiacciante, figlio di una
aristocraticismo intellettuale che sostituisce la sociologia alla
politica». Vendola cita la Grecia, indica il pericolo del rifugio in
recinti identitari consolatori, che renderebbero la sinistra eternamente
subalterna all’Europa dei tecnocrati. Ma è chiaro che pensa a ciò che
accade in Italia: è convinto che la battaglia per spostare il baricentro
del Pd verso l’alternativa al montismo sia tutta da giocare e da
vincere, che ci siano i margini per guadagnare programmaticamente
terreno all’interno del centrosinistra. Il Pd resta l’«interlocutore
privilegiato» ma nessun cedimento a Bersani, assicura Vendola, ci sarà
una contesa aperta, a partire dalle primarie. Insomma, una sfida per il
governo, come indicano le lunghe digressioni sull’esperienza pugliese e
sulla prova che attende Claudio Fava in Sicilia.
Quanto al recinto della coalizione, Vendola chiude definitivamente le
porte a Casini: «non fa parte di questa partita, né prima né dopo il
voto». Ma fa anche “pulizia” a sinistra, rimarcando una «distanza
politica» con Rifondazione e la Fds: possiamo condividere molte
battaglie, dice, ma certo «minoritarismo inibisce la cultura del
cambiamento». Il passaggio più anodino è sull’Italia dei Valori. Il
leader di Sel garantisce di avere ancora la speranza di includere Di
Pietro nel progetto di centrosinistra, ma scarica sull’Idv la
responsabilità di essersi autoisolata in una posizione di «guado
permanente», attraverso una equidistanza tra Bersani e Grillo che a
Vendola non piace per niente. «C’è una propensione al populismo – ha
concluso – che è antitetica alla nostra scommessa, noi abbiamo deciso di
investire sulla ricostruzione della sinistra, del Paese e dell’Europa».
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