lunedì 3 settembre 2012

Una Syriza, l’Italia se la merita! di Giacomo Russo Spena, Micromega



Rompere con il “montismo” e con l’inciucio ABC (Alfano-Bersani-Casini) per costruire qualcosa di nuovo. Qualcosa che adesso ancora non c’è, almeno in Italia. Syriza, il partito della sinistra alternativa che in Grecia per poco non ha vinto le elezioni “pilotate” dall’alto dall’Europa, è un modello riproponibile da noi? Ieri sera a Venezia Paolo Ferrero (Federazione della Sinistra), Alexis Tsipras (Syriza) e Maurizio Landini (Fiom) – in un confronto pubblico – ne hanno discusso trovando alla fine molti punti di convergenza, almeno sulle politiche da contrastare in Europa: no ai diktat imposti dalla troika, no all’austerity, “che la crisi la paghi chi l’ha generata”. Si è parlato di difesa del Welfare, di nuovi diritti da introdurre (civili e sociali) e soprattutto di lavoro e di reddito. “Bisogna costruire una lista di sinistra per le prossime elezioni: che parta dall’opposizione al governo Monti, che sia unitaria, democratica e partecipata, contro le politiche economiche europee, con un programma chiaro di alternativa, popolare e senza nessun settarismo” le parole di Ferrero. Con Tsipras che invitava la sinistra nostrana a non “cannibalizzarsi”. In effetti il rischio c’è. Ed eccome.
Stracciata la foto di Vasto – dove si abbracciavano Bersani-Vendola-Di Pietro – la costruzione di un nuovo centrosinistra che faccia “cose serie” (per riprendere un appello lanciato da alcune personalità qualche settimana fa) sembra un’ipotesi sempre più remota. Il Pd – con il sostegno al governo tecnico e con l’approvazione di nefaste leggi come il fiscal compact o la modifica dell’art 18 o la riforma delle pensioni – è intenzionato ad essere il perno di una sinistra riformista “aperta ai moderati”. Ovvero dopo il voto, intesa con Casini. Sel, convinta da sola di riuscire a spostare a sinistra l’asse del Pd e sconfiggere l’ala montiana dei “democratici”, sta puntando tutto sulle primarie. Scelta molto azzardata, anche perché divide.
Non sarebbe stato meglio costruire prima un polo dell’alternativa – con un programma serio – che solo successivamente magari si sarebbe confrontato col Pd? E così, in Italia, siamo nel guado. Non si riesce a creare una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe il welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti con a capo una personalità della società civile, un volto nuovo (Landini?). Il movimento arancione di De Magistris, Idv, Sel, Federazione della Sinistra, Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav… eppure i soggetti non mancano. Ma, si sa, la sinistra è tafazziana e Syriza in Italia forse resterà un’utopia o sicuramente non raggiungerà quelle percentuali ottenute in Grecia. Peccato.
La sinistra d’alternativa ad oggi sembra chiusa tra l’incudine e il martello: tra la coalizione riformista (Pd-Sel-socialisti + Udc) e Grillo. Che l’autunno caldo cambi gli scenari? Che la discontinuità netta con Monti sia un perno per le future alleanze?

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