Rompere
con il “montismo” e con l’inciucio ABC (Alfano-Bersani-Casini) per
costruire qualcosa di nuovo. Qualcosa che adesso ancora non c’è, almeno
in Italia. Syriza, il partito della sinistra alternativa che in Grecia
per poco non ha vinto le elezioni “pilotate” dall’alto dall’Europa, è un
modello riproponibile da noi? Ieri sera a Venezia Paolo Ferrero
(Federazione della Sinistra), Alexis Tsipras (Syriza) e Maurizio Landini
(Fiom) – in un confronto pubblico – ne hanno discusso trovando alla
fine molti punti di convergenza, almeno sulle politiche da contrastare
in Europa: no ai diktat imposti dalla troika, no all’austerity, “che la
crisi la paghi chi l’ha generata”. Si è parlato di difesa del Welfare,
di nuovi diritti da introdurre (civili e sociali) e soprattutto di
lavoro e di reddito. “Bisogna costruire una lista di sinistra per le
prossime elezioni: che parta dall’opposizione al governo Monti, che sia
unitaria, democratica e partecipata, contro le politiche economiche
europee, con un programma chiaro di alternativa, popolare e senza nessun
settarismo” le parole di Ferrero. Con Tsipras che invitava la sinistra
nostrana a non “cannibalizzarsi”. In effetti il rischio c’è. Ed eccome.
Stracciata la foto di Vasto – dove si abbracciavano
Bersani-Vendola-Di Pietro – la costruzione di un nuovo centrosinistra
che faccia “cose serie” (per riprendere un appello lanciato da alcune
personalità qualche settimana fa) sembra un’ipotesi sempre più remota.
Il Pd – con il sostegno al governo tecnico e con l’approvazione di
nefaste leggi come il fiscal compact o la modifica dell’art 18 o la
riforma delle pensioni – è intenzionato ad essere il perno di una
sinistra riformista “aperta ai moderati”. Ovvero dopo il voto, intesa
con Casini. Sel, convinta da sola di riuscire a spostare a sinistra
l’asse del Pd e sconfiggere l’ala montiana dei “democratici”, sta
puntando tutto sulle primarie. Scelta molto azzardata, anche perché
divide.
Non sarebbe stato meglio costruire prima un polo dell’alternativa –
con un programma serio – che solo successivamente magari si sarebbe
confrontato col Pd? E così, in Italia, siamo nel guado. Non si riesce a
creare una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe
il welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti con a capo
una personalità della società civile, un volto nuovo (Landini?). Il
movimento arancione di De Magistris, Idv, Sel, Federazione della
Sinistra, Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav…
eppure i soggetti non mancano. Ma, si sa, la sinistra è tafazziana e
Syriza in Italia forse resterà un’utopia o sicuramente non raggiungerà
quelle percentuali ottenute in Grecia. Peccato.
La sinistra d’alternativa ad oggi sembra chiusa tra l’incudine e il
martello: tra la coalizione riformista (Pd-Sel-socialisti + Udc) e
Grillo. Che l’autunno caldo cambi gli scenari? Che la discontinuità
netta con Monti sia un perno per le future alleanze?
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