venerdì 27 febbraio 2015

A sinistra e contro l’austerity, in Toscana alle urne con la lista unitaria

di Riccardo Chiari
Sini­stra in Toscana. Con una sola lista uni­ta­ria in aperta con­cor­renza al ren­zia­nis­simo Pd locale. Con l’obiettivo di pas­sare più che age­vol­mente il quo­rum del 5%, ed entrare nella futura assem­blea regio­nale — di soli 40 con­si­glieri — con un numero di eletti suf­fi­ciente per dare bat­ta­glia poli­tica con­tro un’azione di governo sem­pre più alli­neata alle diret­tive nazio­nali. La deci­sione, che assi­cura tre mesi di tempo a una cam­pa­gna elet­to­rale appas­sio­nante, è stata presa insieme da Sel e dai comi­tati dell’Altra Europa, Rifon­da­zione comu­ni­sta e nume­rose liste di cit­ta­di­nanza, Pcdi e Sini­stra Anti­ca­pi­ta­li­sta. Insieme: «In alter­na­tiva all’austerity e alle poli­ti­che libe­ri­ste, per un’Europa e una Toscana dei diritti di tutti e dei beni comuni».
La riu­nione finale, quasi un segno del destino, si è svolta all’indomani della (s)vendita di Ansaldo Breda, fab­brica sim­bolo di Pistoia e per l’intera indu­stria toscana. Una ces­sione che, secondo i non pochi cri­tici, darà il via a una pro­gres­siva per­dita delle capa­cità pro­get­tuali e di ricerca, in ambito fer­ro­via­rio e fer­ro­tram­via­rio, che sono vanto dello sta­bi­li­mento di via Cilie­giole. A riprova, alla bene­di­zione dei ver­tici del Pd toscano hanno fatto da con­tral­tare le richie­ste della Rsu di cono­scere al più pre­sto, dai nuovi padroni di Hita­chi, i piani indu­striali.
Men­tre il sostan­ziale silen­zio della Cgil Toscana, a fronte delle cri­ti­che di Corso Ita­lia, dà il segno di quanto le ele­zioni di mag­gio siano già banco di prova anche nel più grande sin­da­cato della regione.
Se il lavoro è al primo posto nelle pre­oc­cu­pa­zioni e nel dise­gno alter­na­tivo delle forze poli­ti­che, asso­cia­tive e di base che hanno dato vita al polo uni­ta­rio di sini­stra, la natura e le carat­te­ri­sti­che dei movi­menti sociali toscani aprono la strada a una cam­pa­gna elet­to­rale a 360 gradi. Dall’acqua che resta semi­pri­vata — e forse in ven­dita — alle grandi opere sem­pre più con­te­state (Tav sotto Firenze, aero­porto Vespucci, Auto­tir­re­nica), dallo sfrut­ta­mento delle risorse natu­rali (marmo, geo­ter­mia) a una sanità sem­pre più sus­si­dia­riz­zata verso il pri­vato, per finire con il governo di un ter­ri­to­rio sem­pre più a rischio idro­geo­lo­gico, non man­cano certo argo­menti, com­pe­tenze e idee, in un ras­sem­ble­ment che uni­sce i comi­tati locali e le loro reti ambien­ta­li­ste alle realtà di cit­ta­di­nanza già ope­ranti in gran parte della Toscana: da Siena a Prato, dall’Empolese Val­delsa a Pisa, fino a Firenze.
Per parte loro, le forze par­ti­ti­che orga­niz­zate — come Sel e Rifon­da­zione comu­ni­sta sono già rodate dall’esperienza comune con l’Altra Europa per Tsi­pras. I cui comi­tati toscani hanno fatto da lie­vito a un’operazione poli­tica che vedrà come can­di­dato pre­si­dente regio­nale uno sto­rico atti­vi­sta dei movi­menti sociali, il fio­ren­tino Tom­maso Fat­tori di Tran­sform!. Scelto per la sua sto­ria — Forum sociali euro­pei e mon­diali, Movi­menti per l’acqua pub­blica, apprez­zata can­di­da­tura nella Sini­stra Euro­pea — e per l’esperienza del lavoro in rete matu­rata in vent’anni di lavoro di base.

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