Domani Piazza Syntagma si riempirà di manifestanti mentre Tsipras parteciperà al summit dell’Ue. Presidi anche in Italia e sabato 14 corteo nazionale a Roma
Ad Atene è prevista neve, ma la mobilitazione non si fermerà. Ecco cosa gira sui social ellenici
«Da stasera è previsto un peggioramento delle condizioni atmosferiche
in Grecia e domani è attesa la neve anche in Attica. Ma niente può
fermarci, Mercoledì 11 alle ore 18 tutti a Sintagma!», si legge nei
social ellenici alla vigilia della mobilitazione contro il summit
dell’Ue al quale prenderà parte anche Tsipras. Presidi con le medesime
parole d’ordine si terranno in tutta Europa e in molte città italiane.
Per la 663ma volta, a Genova, un gruppo di pacifisti manifesterà con
un’ora di silenzio sui gradini del Palazzo Ducale. Questa settimana i
pacifisti e pacifiste dell’ora in silenzio per la pace manifesteranno
insieme ad “Altra Liguria” e ad altri contro la guerra e in solidarietà
con la Grecia: «Contro ogni guerra armata ed economica». A Roma,
l’appuntamento di mercoledì 11 è alle 16 in Piazza Indipendenza per un
sit di solidarietà col governo greco.
«Il ricatto della BCE al nuovo governo greco è un ricatto contro
tutti noi. Per questo dobbiamo alzare la testa e non avere paura. Siamo
tutti in gioco». Sabato 14, a Roma, l’assemblea nazionale dell’appello
“Cambia la Grecia Cambia l’Europa” si trasformerà in un corteo di
solidarietà con i lavoratori greci, le donne e gli uomini di quel paese
che hanno eletto un governo di sinistra per liberarsi dall’austerity.
«La Grecia – spiega l’appello di convocazione – dimostra che una
alternativa economica, democratica e sociale alla austerità e al
neoliberismo è possibile e può vincere».
I prossimi giorni saranno cruciali e le conseguenze si sentiranno sia
su quella riva del Mediterraneo, sia negli altri paesi del Sud
dell’Europa dove sono incresita i movimenti popolari che denunciano le
politiche liberiste della Troika. «Il braccio di ferro fra la Grecia e
la BCE e le elites dominanti europee è la prova di forza fra due idee di
Europa».
I firmatari dell’appello Cambia la Grecia Cambia l’Europa chiedono a
tutti e tutte uno sforzo straordinario di impegno e di mobilitazione per
dare vita sabato 14 febbraio a una grande manifestazione nazionale a
Roma, in connessione con le altre piazze europee e con la mobilitazione
prevista ad Atene il 16 febbraio.
«Ci rivolgiamo a tutto l’amplissimo schieramento che si è detto in
questi giorni vicino a Tsipras e al popolo greco e a tutti coloro che
hanno a cuore la democrazia, la dignità e una nuova Europa. Decidere di
fare una manifestazione nazionale in una settimana è una scelta
impegnativa ma necessaria, e le adesioni di organizzazioni sindacali,
associazioni, movimenti, partiti e singole personalità del mondo della
politica, della cultura e dello spettacolo che stanno pervenendo in
queste ore dimostrano che di ciò esiste una consapevolezza diffusa».
A prendere un aereo per la Grecia anche Galbraith junior. James
Galbraith, che di Kenneth è il figlio ed è anch’egli un economista,
docente all’università del Texas, collega e amico di Yanis Varoufakis,
neo-ministro delle Finanze greco, con il quale ha scritto il libro
“Modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”. «Sarò a fianco di
Varoufakis e lo aiuterò a preparare il progetto per il negoziato: vi
rendo noto che è una delle menti più lucide e brillanti dell’economia
attuale…..
In questi anni abbiamo visto decine di vertici paludati, in cui con reciproco compiacimento i capi dell’Europa prendevano atto della crisi e nominavano qualche comitato con l’impegno di “fare il punto” dopo uno o più mesi. Senza mettere in discussione il mantra reazionario del rientro dal debito quale unica priorità, l’unico modo per uscire dalla crisi. Intanto la Grecia affondava. Sento parlare di ripresa, di risultati conseguiti: ma quale ripresa? Quali risultati? Solo un intervento politico deciso, di rottura, di solidarietà, può restituire dignità all’Europa. Invece appena Tsipras pronuncia la parola “ristrutturazione del debito” che vuol dire allungare i tempi, aspettare la risalita del Pil per restituirli, forse concederne qualcuno nuovo, scatta la tagliola di opposizioni, di minacce, insomma la sindrome della paura. Si devono calmare gli animi per cominciare un negoziato vero. Ho sentito qualche capo europeo esasperato perché ad ogni cambio di governo greco si sentono fare proposte nuove e si deve ricominciare daccapo: scusate, ma allora le elezioni che si fanno a fare? Allora non le facciamo per niente e facciamo governare tutto alla Germania o alla Bce».
In questi anni abbiamo visto decine di vertici paludati, in cui con reciproco compiacimento i capi dell’Europa prendevano atto della crisi e nominavano qualche comitato con l’impegno di “fare il punto” dopo uno o più mesi. Senza mettere in discussione il mantra reazionario del rientro dal debito quale unica priorità, l’unico modo per uscire dalla crisi. Intanto la Grecia affondava. Sento parlare di ripresa, di risultati conseguiti: ma quale ripresa? Quali risultati? Solo un intervento politico deciso, di rottura, di solidarietà, può restituire dignità all’Europa. Invece appena Tsipras pronuncia la parola “ristrutturazione del debito” che vuol dire allungare i tempi, aspettare la risalita del Pil per restituirli, forse concederne qualcuno nuovo, scatta la tagliola di opposizioni, di minacce, insomma la sindrome della paura. Si devono calmare gli animi per cominciare un negoziato vero. Ho sentito qualche capo europeo esasperato perché ad ogni cambio di governo greco si sentono fare proposte nuove e si deve ricominciare daccapo: scusate, ma allora le elezioni che si fanno a fare? Allora non le facciamo per niente e facciamo governare tutto alla Germania o alla Bce».
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