mercoledì 11 febbraio 2015

Siamo tutti greci [ma vallo a spiegare a chi vota utile] di Checchino Antonini

Domani Piazza Syntagma si riempirà di manifestanti mentre Tsipras parteciperà al summit dell’Ue. Presidi anche in Italia e sabato 14 corteo nazionale a Roma

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Ad Atene è prevista neve, ma la mobilitazione non si fermerà. Ecco cosa gira sui social ellenici
«Da stasera è previsto un peggioramento delle condizioni atmosferiche in Grecia e domani è attesa la neve anche in Attica. Ma niente può fermarci, Mercoledì 11 alle ore 18 tutti a Sintagma!», si legge nei social ellenici alla vigilia della mobilitazione contro il summit dell’Ue al quale prenderà parte anche Tsipras. Presidi con le medesime parole d’ordine si terranno in tutta Europa e in molte città italiane. Per la 663ma volta, a Genova, un gruppo di pacifisti manifesterà con un’ora di silenzio sui gradini del Palazzo Ducale. Questa settimana i pacifisti e pacifiste dell’ora in silenzio per la pace manifesteranno insieme ad “Altra Liguria” e ad altri contro la guerra e in solidarietà con la Grecia: «Contro ogni guerra armata ed economica». A Roma, l’appuntamento di mercoledì 11 è alle 16 in Piazza Indipendenza per un sit di solidarietà col governo greco.
«Il ricatto della BCE al nuovo governo greco è un ricatto contro tutti noi. Per questo dobbiamo alzare la testa e non avere paura. Siamo tutti in gioco». Sabato 14, a Roma, l’assemblea nazionale dell’appello “Cambia la Grecia Cambia l’Europa” si trasformerà in un corteo di solidarietà con i lavoratori greci, le donne e gli uomini di quel paese che hanno eletto un governo di sinistra per liberarsi dall’austerity.
«La Grecia – spiega l’appello di convocazione – dimostra che una alternativa economica, democratica e sociale alla austerità e al neoliberismo è possibile e può vincere».
I prossimi giorni saranno cruciali e le conseguenze si sentiranno sia su quella riva del Mediterraneo, sia negli altri paesi del Sud dell’Europa dove sono incresita i movimenti popolari che denunciano le politiche liberiste della Troika. «Il braccio di ferro fra la Grecia e la BCE e le elites dominanti europee è la prova di forza fra due idee di Europa».
I firmatari dell’appello Cambia la Grecia Cambia l’Europa chiedono a tutti e tutte uno sforzo straordinario di impegno e di mobilitazione per dare vita sabato 14 febbraio a una grande manifestazione nazionale a Roma, in connessione con le altre piazze europee e con la mobilitazione prevista ad Atene il 16 febbraio.
«Ci rivolgiamo a tutto l’amplissimo schieramento che si è detto in questi giorni vicino a Tsipras e al popolo greco e a tutti coloro che hanno a cuore la democrazia, la dignità e una nuova Europa. Decidere di fare una manifestazione nazionale in una settimana è una scelta impegnativa ma necessaria, e le adesioni di organizzazioni sindacali, associazioni, movimenti, partiti e singole personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo che stanno pervenendo in queste ore dimostrano che di ciò esiste una consapevolezza diffusa».
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A prendere un aereo per la Grecia anche Galbraith junior. James Galbraith, che di Kenneth è il figlio ed è anch’egli un economista, docente all’università del Texas, collega e amico di Yanis Varoufakis, neo-ministro delle Finanze greco, con il quale ha scritto il libro “Modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”. «Sarò a fianco di Varoufakis e lo aiuterò a preparare il progetto per il negoziato: vi rendo noto che è una delle menti più lucide e brillanti dell’economia attuale…..
In questi anni abbiamo visto decine di vertici paludati, in cui con reciproco compiacimento i capi dell’Europa prendevano atto della crisi e nominavano qualche comitato con l’impegno di “fare il punto” dopo uno o più mesi. Senza mettere in discussione il mantra reazionario del rientro dal debito quale unica priorità, l’unico modo per uscire dalla crisi. Intanto la Grecia affondava. Sento parlare di ripresa, di risultati conseguiti: ma quale ripresa? Quali risultati? Solo un intervento politico deciso, di rottura, di solidarietà, può restituire dignità all’Europa. Invece appena Tsipras pronuncia la parola “ristrutturazione del debito” che vuol dire allungare i tempi, aspettare la risalita del Pil per restituirli, forse concederne qualcuno nuovo, scatta la tagliola di opposizioni, di minacce, insomma la sindrome della paura. Si devono calmare gli animi per cominciare un negoziato vero. Ho sentito qualche capo europeo esasperato perché ad ogni cambio di governo greco si sentono fare proposte nuove e si deve ricominciare daccapo: scusate, ma allora le elezioni che si fanno a fare? Allora non le facciamo per niente e facciamo governare tutto alla Germania o alla Bce».
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