Recentemente c’è stata una riproposizione politica “bipartisan”
a favore dell’insediamento dell’IKEA a San Martino in Campo. Mi auguro
che le scelte dell’attuale Amministrazione comunale siano di altro tipo e
non più dettate dall’assecondare particolari interessi speculativi,
come fatto in precedenza, dalla passata Giunta Boccali.
Ricordo rapidamente i fatti.
Il costruttore progettista dell’IKEA aveva chiesto la disponibilità
di ben 30 ettari, nonostante il progetto presentato prevedesse la
costruzione di una struttura commerciale solo su due ettari di
superficie, a cui andavano aggiunte le aree per i parcheggi, mai
quantificate, per le quali era stata approvata la “monetizzazione” del
40 %; ossia, pagando, si riducevano i posti auto, rispetto agli standard
di legge.
Era di tutta evidenza la sproporzione tra la richiesta urbanistica per 30 ettari e la reale necessità edificatoria, visto che lo “scatolone blu e giallo”, a conti fatti, non avrebbe superato, ragionevolmente, una superficie di 3- 4 ettari, come è a Firenze, a Roma, ad Ancona, a Padova, a Chieti.
Era di tutta evidenza la sproporzione tra la richiesta urbanistica per 30 ettari e la reale necessità edificatoria, visto che lo “scatolone blu e giallo”, a conti fatti, non avrebbe superato, ragionevolmente, una superficie di 3- 4 ettari, come è a Firenze, a Roma, ad Ancona, a Padova, a Chieti.
La variante al PRG non si sarebbe dovuta, né potuta
approvare, a termine di legge, per la semplice ragione che nel Comune di
Perugia esisteva già un'altra area edificabile, a Lidarno, di 12
ettari, idonea ad accogliere il progetto IKEA; eppure la variante al
Piano Regolatore è stata fatta come da richiesta: 30 ettari di buoni
terreni agricoli sono stati d’un colpo resi edificabili, con la
moltiplicazione del relativo valore fondiario: senza colpo ferire, si
paga 10, si guadagna 200.
Non si è mai capito, né si è mai spiegato da parte della passata Amministrazione il perché di tale spropositata variante urbanistica, a tutto vantaggio del solo richiedente.
Non si è mai capito, né si è mai spiegato da parte della passata Amministrazione il perché di tale spropositata variante urbanistica, a tutto vantaggio del solo richiedente.
Allora proposi, da Consigliere Comunale inascoltato
ed in solitaria compagnia, che tale insediamento commerciale fosse
spostato a Lidarno, sui 12 ettari già edificabili, di proprietà del
Comune, in modo che a guadagnare fosse il bilancio della città e non
soggetti speculativi.
Inoltre la scelta edificatoria a Lidarno avrebbe impedito ed
impedirebbe di stringere in una stretta ed asfissiante morsa di traffico
Ponte San Giovanni.
Fu tutto inutile: l’operazione urbanistica,
propedeutica all’insediamento, si concretizzò attraverso strane permute
di alcuni terreni delle ex Opere Pie, con un vigneto a Montefalco, di
proprietà del richiedente e, a seguire, la Variante al PRG fu,
ciecamente, approvata a grande maggioranza.
Ora, se il colosso svedese proprio insiste su
quell’area a San Martino in Campo, si riveda almeno la Variante
urbanistica, attualizzandola e riducendola all’effettiva necessità del
progetto, che è dieci volte meno di quanto a suo tempo incautamente
approvato.
Giorgio Corrado
(ex Consigliere Comunale )
Giorgio Corrado
(ex Consigliere Comunale )
Io proporrei di tornare ancora più indietro, vietiamo il transito a tutti i mezzi a motore e torniamo alle carrozze con i cavalli e ai carretti a mano.
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