Nel decreto legislativo di attuazione del Jobs Act è stata inserita, in cauda, una postilla che modifica anche l'articolo 13
dello Statuto dei Lavoratori: quello che impediva il demansionamento e
che recita: «Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni
per le quali è stato assunto».
Questa modifica non si applica solo ai lavoratori che saranno assunti dal primo marzo, ma a tutti.
In sostanza, è retroattiva. E permette a qualunque azienda di
modificare in peggio in modo unilaterale le mansioni del dipendente, in
caso di «modifica degli assetti organizzativi», che ovviamente può
autodichiarare l'azienda stessa.
In altre parole, per esempio, se siete un quadro o un impiegato e
quale che sia la vostra funzione, da domani la vostra azienda può
mettervi a fare le fotocopie.
È, in sostanza, la legalizzazione del mobbing, tema su cui in passato ho scritto due libri
basandomi su casi reali e le cui dinamiche concrete quindi un po'
conosco. Una delle modalità del mobbing (non l'unica) avviene quando un
dipendente poco gradito al capo diventa per questo suo obiettivo in
azienda. Ciò può accadere per svariatissimi motivi - caratteriali,
professionali, ma anche politico-sindacali o per rifiuti di avance
sessuali - e fino a oggi l'articolo 13 impediva, nella più parte dei
casi, che ciò si trasformasse in un demansionamento; quando avveniva,
c'era la possibilità di ricorrere al magistrato.
Con la postilla, da domani, il mobbing è di fatto legalizzato.
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